L’occupazione Tedesca nella provincia di Benevento

copertina zazoRICERCA EFFETTUATA DAL LIBRO “L’OCCUPAZIONE TEDESCA NELLA PROVINCIA DI BENEVENTO -8 settembre – 28 ottobre 1943 ” di Alfredo ZAZO- morano editore 1944.
Da pag.86 A 90

Questa nuda narrazione degli avvenimenti che si svolsero in Benevento e nella sua provincia dall’8 settembre al 28 ottobre 1943, quando l’ultimo soldato tedesco lasciò il Sannio sotto l’incalzare delle forze alleate, ho cercato di renderee precisa pur nelle sue linee generali, sia per le fonti alle quali ho attinto, sia per l’elaborazione a cui ho sottoposto – per quanto mi è stato possibile – dati incerti o esitanti (1).

Più che considerazioni, fatti, e questi d’altronde, ben eloquenti nella loro tragica e immanente realtà.
La narrazione, non ha, pertanto, alcuna pretesa se non quella di poter servire alla futura storia del tormentoso periodo che la Patria attraversa. Sulle immani rovine, spirituali e materiali provocate dalla guerra, la vivida speranza del nostro secondo Risorgimento, se è vero che l’Italia « vinta formalmente… non si sente vinta.., ma afferma il suo diritto di stare tra i vincitori ».
Benevento, ottobre 1944.
Alfredo  Zazo
(1) Mi è gradito ringraziare i Comuni della Provincia che – eccetto pochi – mi hanno cortesemente inviati ii dati richiesti.
Non meno vivi ringraziamenti rivolgo alla signora Iolanda Gentile Donsì, alle signorine Elda Rubbo (Pontelandolfo) e Adele Piccirillo (Ponte); ai signori Domenico Loffredo sindaco di S. Gregorio, Pasquale Fusco sindaco di Fragneto Monforte, all’avv. Nicola Tirone (Paolisi), all’ing. Camillo Porzio (S. Salvatore Telesino), al dott. Cesare Vesce e al dott. Andrea Ferrannini (Benevento), al dottor Giuseppe Cusano (Castelpoto), al signor Domenico Mazzarelli (Campolattaro) e al signor Fulvio Meomartini (S. Marco dei Cavati).


CAMPOLATTARO (Settembre -8 ottobre 1943)
L’occupazione si iniziò con la requisizione di commestibili. La popolazione consapevole della sorte toccata ad altri paesi si affrettò a nascondere il bestiame fra i boschi e le macchie ed anche in adatti locali. Questa passiva resistenza, non impedì tuttavia, che circa settanta famiglie soffrissero danni e saccheggi per opera tedesca, in derrate, cereali, bestiame, oggetti. La presenza delle truppe di occupazione nella zona, portò all’allargarsi della linea di fuoco sino alla periferia dell’abitato con prevedibii conseguenze. Morirono infatti in seguito a bombardamento e cannoneggiamento, sei persone (1); altre sette rimasero ferite; (2). Nella loro ritirata i tedeschi fecero saltare il ponte sulla Benevento-Vitulano e quello sul Tammaro. L’estrema resistenza tedesca sulla collina della Guardiola, cessò la sera dell’8 ottobre.

(1) Antonio Guerrera fu Orazio; Francesca D’Ambrosio (sfollato da Crispano); Giovanni Di Mangano di Nicola; Angelo Jadanza di Nicola; Elio Morelli di Filomeno; Angelo Morrello di Luigi.
(2) Gaetano Cocchiarella fu Giacomo; Antonia Del Vasto di Giovanni ; Bambina Del Vasto di Giovanni;_ Filomena Di Julio fu Antonio; Silvia Di Julio di Antonio (sfollata da Benevento); Antonia Nardone fu Nicolamaria; Maria Paglia fu G. Battista.


CASALDUNI (14 settembre – 9 ottobre 1943)
Il paese non soffrì per i bombardamenti e i cannoneggiamenti sia da parte alleata che da parte tedesca e la stessa permanenza dei cittadini nel centro, riuscì a limitare un più esteso saccheggio al quale le truppe si abbandonarono nulla trascurando per intimidire la popolazione.
Asportazioni di derrate, di bestiame e di animai da cortile,si verificarono anche nelle campagne. Per ostruire il traffico all’incalzante avanzata degli alleati, nove case furono minate e fatte saltare,provocando notevoli danni ai privati.


FRAGNETO MONFORTE (17 settembre – 7 ottobre 1943)
Fin dai primi di settembre, automezzi tedeschi cominciarono ad attraversare il paese per portarsi verso Campobasso o per estradarsi sulla provinciale del Valfortore. Successivamente due comandi tedeschi si insediarono nel paese, disposero artiglierie e mitragliatrici sulle alture circostanti e concentrarono autoblinde e! altri mezzi autotrasporti in prossimità dello scalo ferroviario e in seguito anche nell’abitato. Con la stabile permanenza delle truppe, si iniziarono perquisizioni in molte case con conseguenti asportazioni di oggetti preziosi, danaro, biancheria, generi alimentari, mentre – senza indennizzo alcuno – si requisiva bestiame da macello e da cortile. Uguali depredazioni e sovente distruzioni, avvenivano nella zona rurale. L’avvicinarsi degli Alleati, portò a un vivace cannoneggiamento da parte tedesca e di conseguenza, a una non meno vivace, opposta reazione : diciotto case furono colpite ed alcuni edifizi rimasero più o meno danneggiati (5-7 otto¬bre). Tra il 1 e il 3 ottobre i guastatori avevano fatto saltare i ponti sulla ferrovia Benevento-Campobasso e interrotti in vari punti i binari. Tra il 5 e il 6, erano stati distrutti i ponti Calice, Arannisi e S. Giovanni sulla provinciale Fragneto – Benevento; il 7, fu demolito il ponte Burrone sulla strada provinciale che da Fragneto Monforte mena a Ponte. Varie mine furono deposte su passi obbligati. Cinque morti ed un ferito (1) si ebbero in conseguenza deo bombardaenti aerei contro le postazioni tedesche.

(1) Morti: Addolorata Fuschetto di Pasquale, Vincenzo Fuschetto di Pasquale; Maria Guida fu Nicola; Luigi Sarracco fu Antonio; Faustina Simeone fu Crescenzo. Ferito: Michele Lucia.
I TEDESCHI IN FRAGNETO MONFORTE (Le giornate del 5-6-7 Ottobre 1943)
Furono le giornate tristi nelle quali Fragneto corse pericolo di distruzione. Il paese tra due strade maestre che dalla Campania e dalle Puglie portano agli Abruzz: ed al Lazio, non poteva sfuggire ai pericoli del conflitto. La ferrovia Benevento-Campobasso-Termoli e la strada rotabile Salerno-Benevento-Campobasso-Termoli attraversano, in linea quasi parallela l’abitato, già percorse dal traffico di automezzi tedeschi. Preoccupante traffico, oggetto di curiosità da parte di tutti, ma anche di ascosa ansia, per l’oscura sorte a cui, si pensava, sarebbe andato incontro Fragneto.
Passo passo che le truppe tedesche scacciate dall’Irpinia e dal Napoletano, scoperte e seguite coi bagliori notturni che pur a distanza abbagliavano, si avvicinavano con le loro attrezzature belliche e col loro cipiglio selvaggio di gente che si sentiva delusa nelle speranze e tradita nelle promesse a Fragneto si faceva più viva l’interna trepidazione del pericolo: Benevento distrutta! Che sarà di Fragneto ! Pietrelcina quasi immune. Pescolamazza pure. Avrà la stessa sorte Fragneto? Voci disparate ed allarmistiche si seguivano. Ognuno, in mente sua, traeva argomenti e decisioni. Il turbamento era evidente in ogni viso.
Gli anglo-americani sebbene assai lentamente si avvicinavano alimentando le speranze della liberazione e riuscivano in parte a confortare gli animi, ma la presenza dei tedeschi e l’opera devastatrice, alla quale dolenti ma impotenti si assisteva, era motivo di insostenibile angoscia.
Ognuno era oppresso dall’incubo del momento, ognuno era vinto dal timore di un conflitto che da un momento all’altro poteva scoppiare.
L’affluenza dei veicoli bellici si faceva intanto, sempre più intensa.
Giunti gli eserciti anglo-americani presso Benevento, si iniziò in Fragneto un ciclo di assaggi, che facevano presagire qualche cosa di grave.
Automezzi tedeschi si fermavano in piazza o si nascondevano scendevano all’ombra dei tigli, degli ippocastani e delle acacie sui margini delle strade. Le piante erano fatte segno a devastazioni e mutilazioni per mascherare autoveicoli, carri armati, autoblinde, attendamenti.
Al Camposanto, alla Stazione ferroviaria, in alto, al casello N. 27, si istallavano cannoni. Mitragliatrici ad ogni covo, nascosto tra le siepi.
A prima vista pareva che una linea di resistenza non si potesse stabilire a Fragneto, circondato com’è da zone scoperte da tutti lati, ma il paese e le zone limitrofe erano alberate e si poteva tentare di ostacolare l’avanzata anglo-americana. L’escludevano i Tedeschi, forse ad arte.
Intanto molte case furono occupate, nelle quali essi istallarono centri di controllo e di collegamento: il Palazzo Ducale, la casa Pellegrini, la casa Petrucciani, la Stazione ferroviaria; punti di osservazione il Piano Iannalico e il casello km. 28 sulla strada mulattiera di Corpo di Cristo.
Da Benevento giungevano intanto voci di devastazioni, di saccheggi e di rapine compiute nelle case e nei negozi. Carovane di vampiri, di notte tempo percorrevano le strade cariche di bagagli, di mobilia, d’ogni ben di Dio, di derrate, utensili, ferramenta. I Tedeschi effettuavano il loro piano di guerra scientifica.
Camion condotti da tedeschi si succedevano nel paese per vendere oggetti, stoffe, indumenti depredati a Benevento, sale e tabacchi, sottratti alle rivendite svaligiate.
Man mano che gli anglo-americani si allontanavano da Benevento e si avvicinavano a Fragneto, i nuclei di armati tedeschi infittivano. Aumentava l’andirivieni di mezzi bellici che non stazionavano molto nei luoghi ove erano installati. Venivano dislocati da un giorno all’altro, da un’ora all’altra. Ripigliavano lo stesso posto uno o due giorni dopo d’averlo abbandonato. Finzione tattica per ingannare il nemico sulla vera efficienza della propria forza.
V’erano tre ordini di comandi telefonici: quello che dirigeva i mezzi di trasporto, quello delle autoblinde, quello dei carri armati.
Poco di tutto, che anche messo insieme non costituiva forza temibile, ma dava tuttavia impressione di forza e di temerità.
Quando le truppe anglo-americane furono verso il colle di S. Martino, si iniziò il fuoco di cannoneggiamento diretto verso la collina ad occidente, detta Mottola. Su Fragneto passavano sibilando i proiettili letali lasciandola tuttavia immune.
Apparecchi anglo-americani in gran numero solcavano il cielo diretti verso nord per affrontaree e disperdere il nemico che veniva di là in sostegno delle forze combattenti ad immediato contatto con gli Americani. Un combattimento aereo si ebbe verso il Camposanto ed al casello ferroviario km. 27, ove erano istallate batterie tedesche. Un mitragliamento aereo vi fu nei pressi di S. Anna. Fragneto era ancora incolume.
Tuttavia, verso il casello ferroviario km. 24, si ebbero una vittima ed un ferito per un attacco aereo contro alcuni veicoli tedeschi diretti verso la via consortile di Pescolamazza. Il cerchio si stringeva intorno ai tedeschi annidatisi in Fragneto.
Ma costoro piuttosto che prendere il largo venivano a rifugiarsi e a nascondersi tra le case, nell’abitato, allo scopo evidente di esporre il paese al fuoco distruttore alleato. Gli Alleati, invero, non risposero se non quando a loro parve di non poter lasciar senza contrasto i loro attacchi. I Tedeschi avrebbero potuto uscir fuori l’abitato, ma invece cominciarono a far partire colpi di autoblinda dall’abitato. Eravamo al 5 ottobre.
Nella notte dal 6 al 7 ottobre vi furono dei tiri angloamericani diretti sulla piazza e verso il Cavatoio. Venne colpita la casa di Saverio Petrone e, nella stessa direzione, un muro dell’orto del cav. Cecere.
E ciò verso l’alba. Al mattino, dello stesso giorno, il fuoco fu ripreso con una certa violenza. Le pallottole si incrociarono su Fragneto: i tetti risonavano all’urto delle schegge; i cittadini erano rintanati nei bassi delle case. Venne colpita la casa di Giuseppe Simone; la casa Cairella che ebbe rovinate due camere, una scalinata e la sottostante cucina e la casa limitrofa di Modestino Saccone. Sospeso per breve tempo il fuoco, fu ripreso verso mezzogiorno con maggior violenza, quando dagli aereoplani alleati vennero avvistate autoblinda nel paese, al largo Salone, verso la Stazione ferroviaria, al centro.
Il fuoco venne concentrato sulla piazza ed il campanile ne subì le conseguenze, fattosi quasi usbergo delle case e della chiesa retrostanti.
La casa De Longis subì gravi danni,la casa di Girolamo Iacobelli sul muraglione, la casa del dottor Fassini, l’abitazione Giardiello, l’abitazione dì Giuseppe De Camillis. Poi parve che per quel giorno bastasse.
I tedeschi, visto che gli anglo-americani si facevano più da presso, cominciarono a prendere il largo, ma senza troppo affrettarsi; non lasciavano sgombre del tutto le posizioni prese. Qualche posto di vedetta ancora funzionava a piano Iannalico, alla casa Ducale, dai Petrucciani.
Verso le sette del mattino del 7 ottobre si videro finalmente arrivare le avanguardie americane nella parte alta del paese e prendere conoscenza dell’entità delle forze avversarie. I tedeschi ancora si aggiravano, inconsapevoli della presenza degli americani.
Questi per snidarli dal centro del paese aprirono un fuoco di cannoneggiamento violento ed intenso, mentre le avanguardie aprivano il fuoco delle mitragliatrici sui punti ove dovevano passare i residui elementi tedeschi che si decidevano a sgombrare finalmente.
Il campanile fu ancora colpito. E colpita la casa di Ullo Giovanni, la fontana pubblica, un frontone della Chiesa.
Nella fuga gli ultimi tedeschi vi lasciarono la vita: dei sette rimasti, nessuno più raggiunse compagni di lotta.
Ma il paese soffrì tre lunghe notti di spavento, sia pel fuoco, sia per le angherie dei tedeschi, che con la rivoltella in pugno entravano nelle case e portavano via quanto loro piacesse e per disprezzo e per vendetta.
E non v’era stata ancora la dichiarazione di guerra alla Germania da parte dell’Italia.

La battaglia a poco a poco si allontanava : Ancora qualche colpo di cannone americano col compito di sbarrare la strada al nemico, faceva sentire dalle alture il suo suono cupo e ritmico, ed il timore di un ritorno dei tedeschi all’assalto di Fragneto non cessò se non quando si seppe che le forze anglo-americane avevano raggiunto Vinchiaturo e s’erano congiunte la 5^ con l’8^ Armata.
Quando si ripensa alla sorte che avrebbe subito Fragneto la sera del 7 ottobre, allorchè alle autoblinda tedesche in marcia verso il Nord giunse notizia della strage dei compagni avvenuta all’atto della loro fuga e quando da Mottola si videro scendere minacciose e vendicatrici per piazzarsi in direzione di Fragneto, il nostro cuore trepida di gioia, come trepidò di gioia vedendo gli alleati moltiplicare e dall’alto della stazione e da S. Vito e da S. Martino, i tiri dei loro cannoni per impedire che le sette autoblindae tedesche distruggessero il paese.
L’avvenimento fortunoso ha dato e dà motivo di commiserazione e di compatimento verso quanti dei nostri fratelli e delle nostre contrade subirono poi quei danni e quelle stragi che hanno gettato e gettano sui tedeschi l’onta di obbrobrio e di disprezzo che nella storia dell’umanità non sarà mai cancellata.

PASQUALE FUSCO.


GUARDIA SANFRAMONDI (9 settembre – 11 ottobre 1943)
Asportazione di bestiame da stalle e da cortile, requisizioni di generi alimentari, saccheggi e devastazioni caratterizzano anche in questo Comune l’occupazione tedesca. Due feriti si ebbero in seguito a reazionee popolare (1). Devastati furono anche pubblici uffici. Per la presenza di truppe tedesche nella zona, il paese fu sottoposto a bombardamenti aerei (9 settembre e 8-11 ottobre). Colpiti circa cinquanta fabbricati, sebbene non tutti gravemente, non mancarono morti e feriti (2). Gravi danni apportarono al traffico e alla vita economica del Comune la distruzione per opera tedesca di ben sette ponti : il ponte Sorgenza e il ponte Seneta sulla
rotabile del palese; il ponte Cervillo verso Cerreto Sannita, il ponte Molino Vecchio sulla rotabile per Castelvenere e altri tre ponti rispettivamente sul torrente Ratello, sulla rotabile per Solopaca e su quella per S. Lorenzo Maggiore-Solopaca.

(1) Giuseppe Petrignano e Filippo Trebisonna fu Salvatore.
(2) -Morti: Delfino De Blasio fu Filippo; Michele Di Guglielmo fu Giuseppe; Raffaele Foschini di Giovanni; Giuseppe Gambuti fu Domenico; Emiliano Garofano fu Carlo; Maria Laura Garofano fu Filippo; Raffaele Garofano fu Silvestro; Renato Garofano di Luigi; Giovanni Maffei di Erasmo; Alfonsina Pengue fu Angelo Michele; Giuseppe Pingue fu Raffaele.
Feriti: Pietro Mastantuono di Giuseppe; Zelinda Parenti fu Giovanni; Filippo Tommaselli fu Floriano.


MORCONE (10 settembre – 14 ottobre 1943)
L’occupazione germanica prevalse nella zona rurale disseminata di case coloniche. Elementi tedeschi si portarono tuttavia anche nel centro urbano, limitando la loro attività predatrice alle abitazioni degli sfollati. Il saccheggio, invece, fu sistematico nell’agro, depauperato particolarmente del suo patrimonio zootecnico. Frequenti e violente le intimazioni a mano armata e per essersi opposto ad esse, un cittadino (1) fu passato per le armi. Per interrompere le comunicazioni e ostacolare l’avanzata alleata, i soldati tedeschi distrussero in vari punti la linea ferroviaria, il serbatoio dell’acqua della stazione, le linee telegrafiche e telefoniche e quelle dell’energia elettrica e industriale. Varie case all’estrema periferia del paese, quelle situate sulla via nazionale sannitica N. 87, furono minate e distrutte. Conquistata la zona da parte degli Alleati, vari poderosi contrattacchi tedeschi furono stroncati e aspri combattimenti si svolsero al paese.

(1) Luigi Narciso


PONTELANDOLFO (12 settembre – 10 ottobre 1943)
Elementi tedeschi che fin dal giugno erano accampati nella località « Querce di Marzio » a circa un chilometro dal paese, provocarono il 13 settembre un’incursionee aerea alleata che colpì la contrada Petrillo a poca distanza dal centro, nei pressi della strada nazionale. Si ebbero varii morti (1) e feriti (2). In seguito (26 settembre), un ospedale da campo si stabilì in alcuni locali annessi alla chiesa di S. Rocco, per allontanarsi il 7 ottobre. L’arrivo di nuovo truppe produsse requisizioni di automezzi e di derrate alimentari ed asportazione di bestiame. Ben presto, nei pressi del paese i tedeschi impiantarono le loro artiglierie provocando nuove reazioni alleate per cui si ebbero continui cannoneggiamenti (più intensi dal 4 al 9 ottobre) e qualche vittima (3). Pochi i danni e limitati a qualche casa rurale. Continuavano intanto, isolati e ad opera specialmente di motociclisti tedeschi, furti e rapine che venivanoo commessi a mano armata nelle vie e qualche volta nelle abitazioni. Il 10 ottobre il reparto d’occupazione abbandonò la zona dopo aver fatto saltare i ponti.
Non cessando il cannoneggiamento alleato, alcuni volenterosi riuscirono a comunicare agli avamposti l’esodo tedesco e a far cessare ulteriori azioni (12 ottobre). Nuove vittime per esplosioni di mine di cui i soldati germanici avevano cosparso larghi tratti di terreno, si ebbero in seguito (4).

(1) Anna Marcello; Maria Cristina Pesce; Polletta Antonia; Polletta Giocondina; Polletta Lucia; Polletta Raffaele; Polletta Maria Giuseppe; Polletta Michelangelo; Polletta Pietruccia; Polletta Vitantonio.
(2) Italia Rinaldi; Concetta Rinaldi;
(3) Giovanni Rinaldi e Romeo Rinaldi, Ferita Antonia Rinaldi
(4) Angelo Rinaldi (contrada Sorgente)e Rocco Santopietro (contrada Calvini).Il 16 ottobre per esplosione di mina tedesca morì Gioacchino Vitale da Crispano.


S. LUPO (1 – 8 ottobre 1943)
Il comando d’occupazione si insediò nel centro abitato dove non si verificarono danni di rilievo. Rapine e saccheggi, sebbene limitati, si ebbero invece nella zona rurale (1). La presenza delle truppe tedesche provocò la caduta di due bombe da parte di un ricognitore alleato (1 ottobre), in contrada Capodacqua presso l’abitato. Rimasero uccise tre persone (2) e ferite sette. Morì anche un soldato tedesco. In seguito a cannoneggiamento, furono danneggiati un fabbricato (3), la cabina elettrica e il pubblico lavatoio. Il 10 ottobre un apparecchio tedesco urtava contro un fabbricato rustico in contrada Campopiano a circa due chilometri dall’abitato facendo crollare una parte dell’edificio, uccidendo una donna (4) e ferendo gravamente un contadino (5). All’atto del loro ripiegamento, i tedeschi fecero saltare i ponti di Costa Janara sul confine con S. Lorenzo Maggiore, il Ponte del Lago e il ponte a coppia verso Pontelandolfo e Casalduni.

(1) Furono saccheggiate le abitazioni degli agricoltori Lupa Ciaglia fu Luigi, Salvatore Mancini di Antonio e dei fratelli Francesco e Giovanni Macolino.
(2) Domenica Arcari fu Nicola di a. 64; Pasqualina Guglietti di Giovanni, di a. 12; Rosa Manetta di a. 17.
(3) Di proprietà di Pasquale D’Aloia.
(4) Vittoria Guerrera di Rocco.
(5) Lupo Guerriera di Pasquale.