Un’inchiesta Murattiana sul circondario di Pontelandolfo

 

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L’età napoleonica – Popolazione e territorio – Statistica murattiana
La Statistica murattiana

Sul modello di quanto fatto in Francia, dove viene istituito un Bureau de statistique tra il 1799 e il 1800, nel Regno di Napoli nel 1809 è istituita un’Officina di statistica, diretta da Luca de Samuele Cagnazzi, professore di Economia e statistica nell’Università di Napoli. L’Officina ha il compito di conservare i prospetti annuali della popolazione trasmessi dagli intendenti al ministero dell’Interno, e di metterli a disposizione delle autorità civili e militari.
Nel maggio 1813 una Commissione per il censimento della città di Napoli, trasformata nel 1814 in Direzione del Censimento, ha il compito di rilevare i movimenti di popolazione della città che conta 300.000 abitanti.
Nel maggio 1811 gli intendenti sono incaricati di proporre un redattore statistico per ogni provincia, il cui compito è rispondere alle seguenti domande, contenute nel questionario:
1) Natura del suolo e clima;
2) Popolazione;
3) Pubblica sussistenza e conservazione della popolazione;
4) Agricoltura e pastorizia;
5) Arti e manifatture.

I questionari a stampa riguarderanno poi
1) Stato fisico;
2) Sussistenza e conservazione delle popolazioni;
3) Caccia, pesca ed economia rurale;
4) Manifatture.

Per la Provincia di Napoli il lavoro, affidato al Real Istituto di Incoraggiamento e presieduto nel 1811 da Vincenzo Cuoco, è iniziato in ritardo. Successivamente il compito è affidato nel 1815 al redattore statistico Michele Auletta, consigliere distrettuale e autore di una Statistica di Gragnano, che nel 1817 rimette solo il rapporto sullo “Stato fisico”, mentre l’inchiesta sulle manifatture è affidata alla Giunta delle manifatture.

Renata De Lorenzo

 

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PREMESSA

“La vera storia è quella dei costumi, delle leggi, elle arti e dei progressi dello spirito “.
VOLTAIRE

Si riportano, nel loro testo integrale e distinte per comuni le relazioni, redatte da Giovanni d’Aloia il 13 febbraio 1812, sulla “sussistenza, e conservazione delle Popolazioni” del circondario di Pontelandolfo (1), in ” provincia di Molise “; circondario composto da Pontelandolfo, capolitogo, e “S. Lupo, Casalduní, Ponte, Campolattare [Campolattaro], Reino ” (2).
Dette relazioni sono le risposte a quelle inchieste, cui gli studiosi aggiungono il doveroso attributo di murattiane (3), che si inseriscono in quella illuminata serie di iniziative assunte, durante il breve regno (4) di Gioacchino Napoleone [Murat], per una , “conoscenza e descrizione del paese”, a cui “gli uomini di governo dovevano attingere norme per le loro operazioni “, che fossero così adattate a iniziative opportune e primarie e risultassero rispondenti a reali esigenze.
” Le leggi dettate non secondo la natura del suolo e del clima, dell’indole degli abitanti, dei loro costumi, credenze ed altre circostanze, sono violente e nocive, e con ciò poco eseguite” (5).
Ma come reggere e governare una nazione senza pienamente conoscerla? un pilota mal dirige una nave di cui non conosce la forza e proporzione delle parti, il numero dei marinai, lor indole e coraggio.
Da GIUSEPPE CAPRETZ, Per la vita – Pensieri di grandi uomini, Lib. Gregoriana, Il ed., Padova, 1926, p. 559.

(1) Conservate presso I’Archivio di Stato di Campobasso; Provincia di Molise, Statistica, sez.3: busta 1011 – fasc. 133, ff. 15r-29(manca la relazione di Reino).

E’ l’unica indagine murattiana su Pontelandolfo e il suo Circondario presso questo Archivio: un’indagine di ovvio interesse perché presenta situazioni e condizioni direttamente umane ( • alimentazione, approvigionamento idrico, stato abitativo, pauperismo, problemi assistenziali o igienico-sanitari, medicina popolare, ecc. -), permettendo di conoscere larghi momenti sociali del primo ‘800 e di stabilire un’analisi di confronti con modi e costumi di vita e di ambienti che orienteranno il formarsi di fasi storiche successive, quali la sollevazione postunitaria, le rivendicazioni operaie e contadine, il movimento migratorio, la riforma fondiaria, il progressivo esodo dalle campagne, ecc. e che, favoriti da Forme residue di neofeudalesîmo, si sono protratti integri fino a non molte tempo fa (- presso alcune fasce cronologiche se ne ha un ricordo vivo e aperto • ) o postulano ancora soluzioni attuali e urgenti {cfr. GIUSEPPE MARIA GALANTI, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, in 2 voll.. ESI, Napoli,(1969), passim; FEDERICO CASSITTO Giornale economico del Principato Ulteriore, s.n.t., 1840, pp. 65-66, 67-70, 79-85, 92-95t ;
FILIPPO CIRELLI. Il Regno delle due Sícilie descritto ed illustrato, Stab. Tip, G. Nobile. Napoli, 1853, Il ed.; GABRIELE DE ROSA- ANTONIO CESTARO, Territorio e società nella storia del Mezzogiorno, Guida edd, Napoli, 1973, passim; GIOVANNI ALIBERTI, Strutture Sociali e classe dirigente nel Mezzogiorno, ed. ,Stor. e Lett., Roma. 1979: opportuno precisare che certe differenzazioni di classi riflettenti determinate condizioni di vita non sono esclusive del Sud ma si riscontrano anche in altre regioni d’Italia cfr.ad es, i dieci voll. finora editi del Mondo popolare in Lombardia, Siivana ed., -Cinisello B., passim),
Lo stile conciso, senza dispersioni o aggiunte superflue, e l’impostazíone pratica fanno del contenuto una pagina sociale chiara, di immediata comunicativa.
Da notare come il relatore non accenni mai a inefficienze di governi o di amministratori locali ma si limiti semplicemente a ” registrare-“, è da supporsi con obbiettività fatti e aspetti di una realtà, non certo positiva, così come, attraverso i tempi, è venuta a stabilirsi nelle varie “comuni”, quasi per inevitabile fatalismo.
Inserita nella stessa busta e fascio, ai ff. 5r – 14v, la relazione generale sul Circondario, datata “25 febbraio 1812”, a firma del dr. Luigi Pulzella, che, senza apportare alcun nuovo contributo di notizie, sintetizza i dati esposti nelle relazioni particolari.
(2) Oggi appartenenti alla provincia di Benevento,
(3) Per i precedenti storici di tali indagini, modelli di ríferirnento e di ispirazione, organizzazione, ecc. cfr. VINCENZO RICCHIONI, La “statistica” del Reame di Napoli del 1811 « Rflazioili sulla Puglia, Vecchi e C, ed, Trani, 1912, pp, 7-84.
Questa del RICCHIONI resta una premessa critica ancora valida per una sufficiente conoscenza dell’ambiente storico delle finalità e dell’iter burocratico della inchiesta promossa dal governo murattiano,
(4) 1808-1815.
(5) Sarebbe opportuno riportare ovunque si “legifera’”, come vademecum orientativo, questo principio del de Samuele Cagnazzi, dalla enunciazione logica, priva di barocchismi parolai. Si eviterebbe forse la creazione di altre… “cattedrali nel deserto”…
CIRCONDARIO DI PONTELANDOLFO
AL BURO DI STATISTICA
Risposte alle dìmande sulla sussistenza, e conservazione delle Popolazioni per la COMUNE DI PONTELANDOLFO*
ACQUA
L’acqua di questa Comune è di fontana sorgiva; non vi si usano mezzi a purificarla prima di farne uso.
Ella dove sorge ha le qualità di buon’acqua potabile richieste, se non in tutti, almeno in parte ne’ numeri uno al settimo di questo articolo. Dalla sorgiva all’abitato vi è una distanza di circa un mìglio, e mezzo, che per un aquidotto di fabbrica in varie parti scoverto, si porta in una sconcia fontana, quantunque costruita di fabbrica, situata a lato della Comune: Taluni Individui, prescin-dendo dalle molte aperture, che vi sono nell’aquidotto sudetto, si fanno lecito in tempo estivo di aprirne delle altre,e si servono dell’acqua per irrigare i loro fondi adjacenti, o quei, per Ì quali transita, e se ne diminuisce anche la quantità. Per dette aperture vi si intromettono delle immondizie, e specialmente in tempo di pioggia, che la rendono torbida, e piena d’impurità, perciò, e nel tempo ibernale, e nelle piogge di qualunque stagione, la Comune non può servirsene. SÌ fa uso allora d’acqua di pozzo, o d’ una sorgiva chiamata del tremuoto, ch’è limosa, argillosa, e niente si digerisce; ne’ prima di farne uso, usano Ì mezzi a purificarla. Usan¬dosi però l’attenzione di ben pulire l’aquìdotto sudetto, e ben coprirlo, l’acqua non sarebbe cattiva.
CIBO ORDINARIO
L’ordinario cibo della maggior parte della popolazione è un misto: la minuta è inclinata, per lo bisogno, all’erbivoro, ch’è quasi contìnuo, e qualche volta un’allesso di carne porcina salata, ed in tutt’ì tempi dell’anno la salute non se risente nocumento per es¬servi assuefatta.
PANE = La gente contadina fa uso di frumento, e di fru¬mentone, e per lo più cibasi delle focaccie di frumentone cotte sotto la bracia, e sott’i coverchi di ferro: spesso si ciba di polenta di frumentone, ordinariamente condita col solo sale.
Il pane, che si mangia comunemente è di farina di frumento ben lavato, e purgato da zizzanie, ben fermentato, ed ottimamente cotto.
Il grano, che l’un per l’altro si consuma da ciascun Individuo, nello spazio d’un anno, può ascendere a circa tomoli sei, di fru¬mentone ad otto.
Il prezzo è da diciasette a ventidue centesimi il rotolo, quello del frumentone da ventidue a ventotto centesimi.
CARNE= Si ammazzano degli animali pecorini secondo le stagioni; delle quali se ne fa uso dalla gente comoda; pochissimo da’ contadini, niente dalla gente meschina, eccetto in qualche giorno solenne perché fa uso delle carni porcine salate, e ben poco.
Si apparecchiano le carni ne’ vasi di creta ben puliti, con sale, aromi, e lardo porcino, i quali non producono effetti nocivi alla salute.
Il prezzo è di cinquantadue centesimi il rotolo; la sola pecora è di quaranta centesimi.
PESCE = Qualche anno in tempo di primavera gl’Individui della Comune vicina di Ponte sogliono portare a vendere poca quan¬tità di scarni, e varj, che si pescano in quel tempo in un vallone chiamato Lenta, che passa poco discosto dall’abitato, e si compe¬rano dalle persone comode ad ottantotto centesimi il rotolo.
Di pesci salati non se ne fa uso per la penuria de’ medesimi.
VINI = Ve ne sono degli ottimi, e de’ mediocrì, e si bevono indistintamente senza nocumento della salute; né si ha idea delle materie estranee per mascherarne i difetti. Non se ne fa uso gior¬nalmente dal basso popolo, per l’indigenza. Intanto gli Artieri, e quei di questa classe, non cessano ne’ giorni festivi di ebbriacarsi nelle cantine, da dove la scostumatezza, mali epilettici, ed altri de¬litti con pericolo della loro vita.
Quei, che ne fanno uso, possono l’un per l’altro, consumare l’anno circa diece a dodici barili di carafe quaranta, e di trentatre once la carafa.
Il prezzo, nell’abbondanza da cinque a otto centesimi la carafa, in tempo scarso da otto a tredici.
OLIO = L’olio è di olive, e di buona qualità, se ne fa uso ne’ giorni di magro a condire i cibi. Il contadino povero l’usa giornalmente, e pochi ne vanno soggetti ad eruzioni cutanee.
Il prezzo, nell’abbondanza è di ottanta ad ottantotto centesimi il rotolo, e nella scarsezza è di lira una, e trentadue centesimi.
LATTICINI = Per la scarsezza de’ pascoli, poco se ne fa in¬dustria. Il formaggio è di latte pecorino e dì capra misto, di cui se ne fa uso.
Il prezzo è di 88 centesimi, ad una lira, e trentadue centesimi.
LEGUMI = Si fa uso dì fagioli, fave, e cbichierchie, e pochi ceci, specialmente in tempo d’inverno. II prezzo equivale al grano.
ORTAGGI =Nell’inverno si fa uso di rape, torza, verze, cap¬pucci, aselli, ecc. Si comperano nella Comune di Casalduni, o in Benevento a dolce prezzo.
FRUTTA = Si fa pochissimo uso delle sole frutte estive, per¬ché mancano per la scarsa piantagione; si comperano la maggior parte dagli individui di Casalduni secondo la fertile, o mancante raccolta da cinque ad undici centesimi il rotolo.
ALTRI GENERI DI ALIMENTO ORDINARIO
II contadino povero mangia anche l’aglio, la cipolla, l’arucolo per companatico, e degli ortaggi il finocchiastro. Fa anche uso di paste di farina di frumento fatte a tagliatelle nelle solennità, e carnevale, vi mischiano alle volte dell’uova, da altri si vendono per il sale.
La gente comoda ha per sistema d’andar a mensa a mezzo giorno, e la sera.
La gente meschina non ha sistema.
Gli operai, e gli artieri vanno a mensa tre volte al giorno in tempo d’inverno, nella primavera, ed està quattro volte.
La famiglia d’un operaio composta di moglie, e tre figli, può consumare di pane di frumentone rotolo uno, diciasette centesimi, di vino una carata, otto centesimi, di ortaggi, o legumi col rispettivo condimento, otto centesimi, che sono per ciascuno 33 centesimi al giorno.
Non vi sono stabilimenti per alimentare i poveri.

Gli straordinarj cibi in tempo di carestie usati dalla popola¬zione sono stati polente di farri, d’orzo, di crusca di carni inferme o morte naturalmente, di erbe agreste, e mal condite, da dove, dolori ventrali, diarree, cachessie, astenie, e molti ne son morti.

VESTIMENTA
L’uomo calza, cioè, avvolge le gambe di panno ordinario di canape a guisa di stivali: al di sotto de’ piedi, in luogo di scarpe,una pelle dì bue, o di somarro non concia, che abbraccia il meta¬tarso, ambe ligate con cordelle, le quali con un corso continuato ascendente si portano sin sotto il ginocchio, ove si ligano. Veste calzoni corti, camicìuola, e giacchetto color di noce, o sia carapellese col rispettivo cappotto in tempo d’inverno. Copre cappello. Nell’està veste lino.
La donna veste gonna di panno color blò, o color di noce con due tiranti della stessa roba per sopra gli omeri, che la so¬stiene, chiusa dai due lati sotto le scapole con lacci di seta, e con zigarelle fatte a nocche nel petto, ed al di dietro, egualmente, che in testa: falzoletto bianco al collo, che copre il petto a croce, con grembiale di lana, e lino color blò, o di color di noce, e camiciuola di panno, che si lascia nell’està.
La maritata veste simile. Il suo distintivo è, che liga ai capelli sul capo un pezzo di legno triangolato fatto a bassa mitra vestito di tela Indiana, o di tela bianca, sopra copre tovaglia dì bambagia ristretta nella fronte, e scende dietro le scapole: e velluto cremesi al petto della gonna: calzano, come gli Uomini, e rare calzano scarpe. L’està lasciano la sola camiciuola.
Le materie vestìarìe sì di lana, che di lino per ambi i sessi si fabbricano nella stessa Comune. Il color blò si tinge Jn Cerreto, e parte ivi ne comperano.
Si usa l’attenzione nella nettezza degli abiti, e biancherie.
Non esistono stabilimenti da vestire i poveri.
ABITAZIONI
Le abitazioni del basso popolo sono stanze fabbricate di pie¬tra, calce, ed arena, e coperte di pinci, esse sono perciò ben custo¬dite dall’umido, e dal freddo, ma non sono ampie, e ventilate bastantemente. Nello stesso domicilio vi tengon1 i polli, il porco, il somarro, e non son tenute con molta nettezza, e decenza pro¬porzionata.
Pochi sono quei che, abitano a basso terreno, essi tengon collocato il focolare ad un angolo della stanza costruito a pian di terra di pietre dolci, o mattoni, ed hanno tutti il loro cammino sino ai tetti.
Vi si bruciano delle legne d’ogni sorte, e dopo l’attenzione usata nella pulitura degli ordigni dì cucina, vi cucinano di mattina, e sera, e secondo il bisogno.
Il combustibile per le lumiere è l’olio: del prezzo se n’è fatto parola dì sopra.
CAUSE DELLA INSALUBRITÀ DELL’ARIA
Delle case se n’è parlato nell’articolo antecedente, Vi sono delle carceri. Ospedali non ve ne sono.
La Chiesa è bastantemente ventilata: i sepolcri e cimitero sono ben custoditi.
Le strade tutte non son molto anguste, né tutte lastricate, ma immonde e fangose per le immondizie, che vi si buttano per le finestre.
Le bestie morte si trasportano fuori dell’abitato, ma restano insepolte.
Le stalle non si vuotano che una volta l’anno. Ovili non ve ne sono.
Stabilimenti di manifatture non ve ne sono, né acque che non abbian sede.

OCCASIONI DI NOCUMENTO ALLA PUBBLICA SALUTE
Vi sono de’ cani per le strade, è rarissimo qualche rabioso, e si usa la vigilanza in ammazzarlo.
AI secondo, quinto, e sesto numero si risponde negativamente.
Si usa tutta la vigilanza per gli edificj cadenti.
Non vi sono fornaci, bensì forni, e si usa tutta la vigilanza in prevenire gl’incendj.
IMPIEGATI ALLA GUARIGIONE
Vi sono quattro Medici, due de’ quali esercitano anche la Chirurgia: due Speziali: due Ostetrici: Salassatori quattro.
AI secondo e terzo numero si risponde negativamente.
La classe meschina nelle infermità viene assistita da Medici, ma mancano i mezzi curativi e gli alimenti opportuni.
I sudetti Professori sono di mediocre abilità, ma godono la fiducia del popolo. All’imperizia delle Ostetrici suppliscono i Medici chirurgi.
PATOLOGIA
Non vi sono delle vere febbri endemiche. Benvero nella fine di està, e quasi in tutto l’autunno vedonsì delle febbri putride, ed intermittenti ostinate causate dall’intemperanza del vitto, e poto usuale in tempo di raccolta, e defaticati dalle lunghe fatiche, e profusi sudori.
Non vi sono febbri dì mutazione, né possono comunicarcela i Paesi limitrofi essendo tutti di un’aria salubre.
Rispetto alla vaccinazione. Non si è potuto vedere ancora, se con questa sì è prevenuto, in parte, o in tutto, a smorzare il con¬tagio vajuoloso, per non esservisi qui praticata. Il popolo basso l’aborrisce, nonostante che si fusse pubblicato il gran vantaggio, che ne ricevono i di loro figli.
Se vi è qualche persona infetta di morbo venereo, si occulta scrupolosamente, e per relazione di Medici non vi sono quei, che languiscono per gli effetti di detto male.
Al quinto, e sesto numero si risponde negativamente.
Vi sono quattro bastardi, una sola è di circa tre anni. Sono mediocremente trattate.
Per le morti reali vi sono le Leggi di Polizia. Per le apparenti, non si è data l’occasione di qualche morto affocato, o repentina¬mente, per usare gli istantanei rimedj.
È rara la sterilità, ov’è raro il celibato; né si vedon delle vit¬time consagrate all’interesse, ed all’ambizione da’ loro genitori.
Rispondendo all’ultima dimanda, si nota, che l’Ostetrici sono avvertite di chiamar subito i Professori ne’ parti difficili. Ogni madre allatta la sua prole, e riputasi impossibile, che non usa tutt’i mezzi a nudrire, e custodire i suoi figli.
Fatto in Casalduni il dì 13 Febbrajo 1812. GIOVANNI d’ALOIA Incaricato