Condizioni del Reame Delle Due Sicilie nel corso dell’anno 1862 -V^

copertina-colpo_d_occhio_su_le_condizioni_del_reamRICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL LIBRO “COLPO D’OCCHIO SULLE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’AANO 1862 ” -Edizione 1863
CAP IV GIUSTIZIA
pag 73 a 79

[…]
Nella serata de’9 dicembre evadono dalle anzidette prigioni di Napoli otto carcerati di alto criminale, in modo scandaloso, segando massicci cancelli di ferro; tra essi è il famoso Raffaele Pipoli satico galeotto, reo di 13 omicidii .
– Sul proposito osserva il Pungolo del susseguente giorno: “il nostro povero paese è destinato ad avere un triste primato: non vi è esempio storico di un così persistente infortunio nel custodire i deliquenti”.

A’27 dello stesso mese di dicembre, sono- evasi, 137 galeotti dalle prigioni di Girgenti (Sicilia ) con tutto il loro agio. Notano i giornali di Palermo essere ciò avvenuto nel stesso giorno in cui han preso possesso i nuovi carcerieri piemontesi, essendo stati tramutati tì sul continente gli antichi custodi siciliani a’quali non si aveva fiducia; e che di questa evasione si compiccia qualche alto impiegato di Torino, richiamato dal suo officio di Sicilia, per un grave imbarazzo che lascia al successore.
La filantropia Gladotonica, che per la addietro si appassionò sul trattamento de’detenuti ne’tempi normali del passato governo, cui per ispirito di parte chiamava della negazione di Dio, sente ora con indifferenza le crudeltà del Governo rigeneratore del galantuomo.

Eccone le testimonianze al certo irrecusabili.
1°. Il Movimento di Genova pubblica la lettere di uno de’ condannati nell’isola di S.Stefano presso Gaeta: è questo un brano:
“…la catenaa, che ci stringe le reni e che ci tien legati a al piede è attaccata alle pareti delle stanze, le quali rammmentano le nicchie dello Inferno di Dante. Trattasi come, i più abbietti malfattori….sai che che cosa ci conforta, e non poco?
La speranza che i cuori generosi sentiranno pietà de’nostri dolori…in questi ultimi girni dell’anno”

2°. Il Procuratore di Palermo, rende di pubblica ragione (al pari di altri giornali della Sicilia ) la protesta di Michelangelo Gammineci incaricato officialnwnte della forniture, di vettovaglie in quelle prigioni: costui, dopo ia trista biografia dei custod, tra i quali un Luigi Priulia ha rapita la moglie del carcerato
Camillo Ganci con 2500 lire di proprietà di costui, dice aver veduto nella visita del carcere:
“in un pianterreno. 22 giovani quasi ignudi condannati come disertori dall’ esercito, coperti di piaghe e d’insetti giacenti sul nudo selciato;… mentre 600 mante di lana di proprietà del governo sono pasto ai topi in un magazzino dello stabilimento!!! In altra camera serrata gemono molti infelici senza uscirne da quattro mesi , chi seminudo, chi ignudo affatto. -Si Vanta il sistema cellulare, di cui si adoperano i soli rigori; e non si danno le 2 ore al giorno di passeggio per i cortili, nè
il permesso di fumare; si vendono bensi da alcune guardie i sígari pel triplo dei loro prezzo a’detenuti; l’erba cresce ne’cortili, o vi si fanno giardinetti per gl’ímpiegati.
Il resto dello stato di 1300 prigionieri è quasi eguale a quello sopradescritto. Giorni fa al primo cancello esterno, eravi una quantità di donne, che accompagnate da’ figli, domandavano conto de’mariti, de’fratelli, de’padri, dei figli, che non sanno se esistano, e vhe non vedono da più mesi il sotto-dírettore diceva ad una sentinella: fate allontanare quelle donne ed usate il calcio del fucile; allora io vidi il soldato dare l’arma al compagno dicendo : non so adoprare il fucile contro donne infelici, e lattanti creature: io abbracciai piangendo quel bravo, che pure piangeva. – Il respiro de’detenuti è punito a pane ed acqua. Son pronto a dare conto di quanto ho detto a chicchessia… ”

3°. Il cennato giornale aggiunge «che questa dichiarazione del Cammineci ha commosso il paese: il deputato Crispi ha visitato 1e prigioní, e ne è sortito racapricciato: il medesimo Camminecci ha denunziato al regio procuratore « i maltrattamentit inflitti al signor Pietro Brunn ex-ufficiale condannato a morte, e, per grazia al carcere perpetuo. –
Si censura generalmente, il prefetto De Monale, che da 4 mesi venuto da Torino a Palermo, nè pure uno sguardo “ha rivolto alle prigioni di Palermo, dove gemono circa 2 mila carcerati gettati a terra, e pieni d’insetti, la più parte per misure di prevenzione : uno di essi da 2 anni non vede luce e non ha potuto vedere la faccia del giudice; per cui nella visita delle carceri esplose in invettive contro il re, contro il parlamento, contro la nazione, non potendo conoscere la causa del suo arresto. De Monale non ha tempo di pensare a tanti sventurati; ignora che nello stabilimento de`proietti, la mortalità oltrepassa in taluni giorni il ceminaio di bambini; ed intanto passa le ore in lieti pranzi; non a funzionarii pubblici non a diplomatici, non a stranieri illustri, non a cittadini di merito; ma a cantanti del teatro Bellini! »
Crésce intanto la smania di arrestare con veemenza, definita dalla stampa di ogni colore la legge del terrore nelle provincie di Napooli. -Il Calabrese, giornale di Cosenza; dei 23 ottobre, riferisce:- « ne’ giorni scorsi abbiamo veduto condurre in queste carceri centrall moltissime famiglie, e corrispondenti di briganti: buon per essi, che Fumel non li abbia tutti facilati! »
L’Italia (giornale di Torino) de’25 del mese stesso dice: «la razzaa su i camorristi, ed arrolatori, e complici, ed amici de’briganti continua sopra una grande scala : nelle «sole provincie il numero oltrepassa i quattro mila: in un solo giorno se ne sono, arrestati 46, nel piccolissimo comune di, Alfano sottoprefettura di Vallo” La stessa Patrie di Parigi in uno de’suuoi numeridel mese anzidetto,si esprime così:
“La repressione in Italia si estende dalla punta delle Alpi fino alla estrema Sicilia,le carceri ribocano; il di più lo tace il pidore”.
Mentre da per tutto languono innocenti nelle prigioni, e cadono sooto le palle de’fucili piemontesi, l’accecamento dello spirito di parte , che fa considerare tali eccessi come lodevole giustizia, mena poi gran rumore ed esclama, per l’organo de’ giornali , per lo arresto di un Alfonso Origlia, imprigionato in Salerno da’ carabinieri, a’12 dicembre, in atto che faceva l’apoteosi di Garibaldi. -Lo incarcerameato dello Origlia impegna varii uffiziali della guardia nazionale ad accedere -dal prefetto Bardisono; – i partegiani se ne addolorano come d’una straordinaria calamità ;’ma pel sangue che scorre a fiumi, e per le tante migliaia ingîustamente rigurgitantl in carcere; non vi é che indifferenza!…”
La Stampa, giornale del 4 dicembre, rifefisce, che nella città di Vasto ( Abruzzo ) durante, lo stato d’assedio, sono state incarcerate 60 persone; su la cui sorte ha capricciosamente deciso il potere militare, senza curarsi per niente dell’autotà giudiziaria.
Nelle prigioni di Chieti (secondo l’Indipendente 3 settembre) sono ammassati 500 reazionari co’loro, capi, Colafelle, e Mecola; e temendosi di evasione si pensa mandarli da ora ne’bagni penali di Pescara, anche prima del giudizio, che procede lentamente.
Il Diritto degli 8 aprile annunzia “scriverglisi da Catanzaro ( Calabria ) di esser quivi le prigioni rigurgitanti di detenuti, senza letti, senza paglia, senza coperte, tanto che 280 di essi sonosi ammalati di tifo; molti ne muoiono giornalmente; e le autorità non pensano, a sollevare la condizione di tanti infelici “.
In Brindisi (Puglia) il forte di mare è ripieno delle più ragguardevoli persone della provincia, e sopratutto di preti, arrestati per ordine del prefetto Gemelli, e della truppa.
In Foggia è grave motivo di preoccupazione nega città il gran numero di carcerati ristretti, che si è dovuto per la iusufficienza della località collocarli in anditi chiusi da tavole, nel cui interno l’aria penetra appena, e rende, pessime le condizioni igieniche da far temere lo sviluppo del – tifo.
In Avellino (grida la Democrazia de’15 dicembre) è con raccapriccio, che si veggono affollati nelle prigioni centinaia di vecchi, di donne, di giovanetti, tre generazioni di congiunti de’briganti, pel solo ed unico delitto di esser costoro parenti » .
Le vessazioni e le angarie, cui ‘sono soggetti i detenuti nelle prigioni di Palermo, all’arbitrio degli agozzini di camorra (come il giornale Aspromonte de’18 dicembre chiama i custodi ) sono inesprimibili “carta da scrivere, libri, calamai, un poco di zuccaro, di caffè, di vino, di tabacco, tutto è negato , o concesso secondocchè si patteggia con i carcerieri ».
I giornali di Napoli richiamano pure l’attenzione governativa sul modo, di trasportare i detenuti, e riportano il seguente fatto :
« ne’principii di novembre nella strada Montoliveto il pubblico fu spettatore di un barbaro spettacolo.
Un soldato a cavallo trascinava dietro di se un individuo con le mani legate, ed un altro legame avea tra le mani il milite, che faceva capo ad un collare di ferro al collo del detenuto. – Pochi giorni dopo transitavano anche per colà de’disertori, ed altri prigionieri, tra i quali su d’un carro scoverto due religiosi de’Sacri, Cuori ».
Negli stessi giornali si legge :
….« crescono i rigori di perquisizioni domiciliari, arresti, senza riguardi a luoghi , e persone, sopratutto nelle Calabrie: lo sfogo delle private vendette è, giunto agli eccessi: le carceri tutte, anche le mandamentali, rigurgitano di arrestati d’ambo i sessi, che pe’stenti, e per l’aria miasmatica ne muoiono.
Sino i moribondi sono stati portati in prigione, e pria di giungervi sono spirati su le strade: non si è avuto pietà degli agonizzanti nel perquisire le case. In Cosenza gli uomini più rispettabili sono stati menati in carcere e trascinati da un paese all’altro ; e tra questi i religiosi del Minori Osservanti : non vi è più sicurezza o guarentigia di legge : non basta esser onesto, ed aver la coscienza pura,per salvarsi dalle false dennzie”.
La lentezza delle corti di assisie nel giudicare i detenuti è anche una delle deplorabili cagioni di affollamento nelle carceri. In quelle, di Salerno mentre nel corso dell’anno doveano esserne giudicati 1800, appena 100 lo sono stati.
Le trattative per aver ceduta dal governo portoghese una lontana Isola nell’oceano, onde deportarvi in massa que’detenuti, che crederà il Piemonte, sono già divulgate con sinistro effetto nel pubblico.
Le tornate parlamentarì da’20 novembre a’15 dicembre offrono interessanti manifestazioni sul deplorabile sistema del governo in materia di arresti, e trattamento corcerario.
– Il deputato Ricciardi, protesta di voler esser sicuro . “che uscendo dall’aula del parlamento non avesse ad essee ghermito da un carabiniere, e tradotto abusivamente in carcere-“.
E nell’altra tornata de’15 dicembre. soggiunge: -“l’ultima volta che io qui parlai,a’27 giugno, su le misere condizioni delle provincie meridionali , l’onorevole- minittro Conforti disse esser esagerata la cifra di 15 mila carcerati da me, affernnata. Ebbene, o signori , io ho acquistata la convinzione, che invece di esagerare io rimasî di qua del vero. Le nostre prigioni sono gremite , e spesso gremite di ionoeenti” – E conchiude:- « infine la sostanza è questa, che la liberà e la vita de’cittadiui sono in balia di un capitano, di un tenente, di un sergente, di un caporale. –
Necessita di rimuovere da Napoli il proconsole militare Lamarmora, insulto alla civiltà, insulto alla prima città d’Italia ».
II deputate De Cesare esclama: « Giacciano nelle carceri infiniti detenuti, senza alcuna specifica imputazione, vittime di denunzie vaghe, imputati come partigiani del brigantaggio;- senza che l’autorità abbia alcun dato per provare la loro colpabilità ».
– Il deputato Massari è spaventato per lo abuso nello arrestare anche su mere denunzie anonime, ed accenna al pericolo da lui corso in Bari di essere imprigionato come attendibile contro l’ordine.
Il deputato Ferrari censura l’arbitrio dei governo nello arresto de’deputato Mordini, ed altri, e dimostra l’erronea definizzione data da ministri, e dal prefetto Lamarmora alla così detta flagranza, e dice:
–«Fin qui la fragranza, doveva essere nel colpevole, ora posando, nel delitto, può colpire il cittadino a duecento leghe, il cittadino non solo assente, ma inconsapevole del reato. Di più, la flagranza, che prima doveva risiedere nel fatto esterno, adesso penetra nelle intenzioni, ed il mtnistero italiano avendo acquistato il diritto di scandagliare il cuore, e le reni de’cittadini, nonso chi si troverà al sicuro!- Un altra cosa a mi addolora profondamente, i quattro arrestati dichiarano essere stati isolati nelle prigioni; non aver potuto vedere nè amici, nè conoscenti, nè avvocati; di aver -passati due mesi nell’assoluta solitudine……. io, non posso comprendere come si possa ciò fare… Questo non si fa in alcuno stato incivilito »
Lo stesso deputato accenna nella tornata de’29 novem¬bre, alla così detta empara di polizia, cioè « cittadini arrestati, che comunque liberati da’giudici, come innocenti, pure vengono ritenuti in carcere in virtù dello, stato d’assedio militare, che dura sempre, benchè cessato in carta, »

Difatti, una ministeriale del guardasigilli, firmata dal direttore di grazia e giustizià signor. Robecchi è diramata, da Torino a tutti i collegi giudiziari delle provincie meridionali, con la quale « s’ingiunge, a’procuratori generalí, che per molti reati, e principalmente per quelli politici, prima di mettere in libertà i prevenuti e gli accusati, debbasi consultare la polizia, alla quale si dà perciò la supremazia sul potere giudiziario, e l’ampia facoltà di EMPARA » .
I giornali, tanto di Napoli, che di Sicilia gridano contro codesta misura, con la quale l’autorità giudiziaria viene a subordinarsi al politico amministrativo.