Cristina Trivulzio Belgioioso

cristinaCristina, la stella del Risorgimento
La Belgioioso Trivulzio partecipò a tutte le principali vicende storiche che portatrono alla nascita dell’Italia
Cristina di Belgioioso Trivulzio

Tra le donne patrizie che dedicarono l’intera vita all’unità d’Italia, Cristina Trivulzio Belgioioso svetta per passione e intelligenza politica, cultura e mondanità, generosità e filantropia. Giardiniera, come erano dette le cospiratrici carbonare, mazziniana, poi monarchica, condizionata solo in parte dagli alterni sequestri austriaci del patrimonio paterno, la sua stella brillò sulle principali vicende storiche risorgimentali. Nacque nel 1808 dai marchesi Vittoria Gherardini e Girolamo Trivulzio. Orfana di padre a quattro anni, crebbe nell’amor di patria, sentimento condiviso sia dal patrigno Visconti d’Aragona sia dal suo precettore Achille Mauri. Nel 1824, appena sedicenne, sposò il giovane patriota Emilio Barbiano di Belgioioso, ma ben presto ne subì le infedeltà coniugali, ottenendo da lui la libertà in cambio dell’estinzione dei suoi debiti. Grazie al passaporto svizzero ottenuto per un antico privilegio ticinese dei Trivulzio, nonostante la salute cagionevole, la nobildonna aiutava i cospiratori e si prodigava a rinserrare le fila degli esuli piemontesi e lombardi dando feste e ritrovi in terra elvetica.

ESILIO A PARIGI – Esule a Genova, vi conobbe Mazzini di cui finanziò, poi pentendosene, la folle impresa di Savoia per passare poi in Francia. A Parigi tra gli esuli Mamiani, Porro, Poerio, Pepe, Amari, Pepoli, Gioberti e Sirtori, Cristina aprì il suo salotto cosmopolita a italiani e francesi. Amica di George Sand e di Adolphe Thiers, riceveva anche gli omaggi da poeti come Heine e scrittori come Hugo, Dumas, Saint-Beuve, Chateaubriand e De Musset che di lei si invaghì. Appassionata di musica, già amica di Bellini, dava concerti con Rossini, Listz, Chopin. Nella Francia di Luigi Filippo, dove potè sempre contare sull’amicizia del generale Lafayette e dello storico Augustin Thierry, si impegnò anche a propagandare le idee progressiste di grandi italiani, pubblicando anonimo nel 1842 il suo primo libro Essai sur la formation du dogme catholique, cui seguì Essai sur Vico, e inoltre la traduzione in francese della Scienza Nuova. Nel 1845 fondò a Parigi La Gazzetta Italiana, la cui linea rispecchiava quella di Balbo nelle Speranze d’Italia.
Giuseppe MazziniGiuseppe Mazzini

MANZONI SCANDALIZZATO – Chiuso il giornale per le difficoltà finanziarie, lo trasformò in periodico col nome di Rivista Italiana e quindi nel mensile Ausonio dove, nel 1847, uscì il famoso articolo di Massimo d’Azeglio sulle speranze d’Italia dal titolo La Sentinella del Campidoglio. Tornata a Milano grazie a un’amnistia, Cristina applicò le sue idee filantropiche alla Fourier a Locate, antica terra dei Triulzio nella bassa lombarda. Volle in particolare istruire i contadini, scandalizzando Manzoni che si chiedeva chi poi avrebbe lavorato le terre dei nobili. Nel 1848, scoppiata la rivolta antiaustriaca a Milano, da Napoli salpò per Genova con 200 giovani volontari, giungendo a Milano tra la folla plaudente otto giorni dopo la ritirata degli austriaci. Per perorare la causa monarchica dei Savoia qui fondò il giornale Il Crociato e vari opuscoli di propaganda. Poi andò a Venezia da Daniele Manin. Durante l’assedio francese contro la Repubblica Romana, organizzò il servizio infermieristico negli ospedali capitolini dove morì Goffredo Mameli. Avendo Radetzky imposto all’esule una contribuzione straordinaria di 800mila lire, viaggiò fino al 1853 in Grecia, Siria, e Turchia dove aveva comprato un podere per ricavare, ma senza successo, una dote alla figlia Maria poi naturalizzata Bolognini. Qui venne aggredita da un servo subendo un colpo alla nuca che la costringerà per sempre a tenere la testa reclinata.

RITORNO IN LOMBARDIA – Nel 1857 poté tornare in Lombardia, stabilendosi prima sul Lago Maggiore da dove ebbe contatti con Cavour, statista da lei idolatrato, che stava preparando la guerra all’Austria, poi di nuovo a Locate dove scrisse in francese una Storia di Casa Savoia per rendere simpatica alla Francia la dinastia sabauda. Nel giugno 1859, all’indomani dell’acclamazione alla Scala di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, da Parigi la Belgioioso accorse a curare i feriti sopravvissuti alla carneficina di Magenta. Il grande giornale politico per l’Europa, L’Italie, da lei fondato, uscì a Milano il 2 ottobre 1860, seguendo poi il Parlamento italiano da Torino a Firenze e quindi a Roma. Benché provata nel fisico, non rinunciava a ricevere nel suo salotto amici e ammiratori, facendosi portare nel fervore della conversazione, come racconta lo scrittore Giovanni Visconti Venosta, un narghilé dove non fumava tabacco. Pensando al miglioramento delle condizioni sociali del Paese scrisse sul primo numero della Nuova Antologia del 1° gennaio 1866 un articolo Delle presenti condizioni delle donne e del loro avvenire. Pur nel deteriorarsi delle condizioni di salute, volle curarsi da sé, tenendosi sempre aggiornata sulla vita civile soprattutto politica dell’Italia unita. Morì il 5 luglio 1871, trovando sepoltura nel cimitero di Locate.

Bibliografia:
Cristina di Belgioioso, Il 1848 a Milano e a Venezia, con uno scritto sulla condizione delle donne, a cura di Sandro Bortone, Milano, Feltrinelli economica, 1977, 185 pp.
Raffaello Barbera, La principessa di Belgiojoso: da memorie mondane inedite o rare e da archivii segreti di stato, Milano, F.lli Treves, 1914, VIII, 466 pp.

Mauro Chiabrando