Ulivi, la «strage» in Puglia

Ulivi, la «strage» in Puglia iniziata prima del gasdotto
di Gigi Di Fiore

Il «gigante di Alliste» le ha viste davvero tutte, nei suoi 1500 anni di vita. È uno degli ulivi più famosi del Salento, tra San Pietro Vernotico e Leuca. Una scultura vegetale più che un ulivo, una presenza costante che ha attraversato epoche e vicende umane. L’ulivo in Puglia è più di una persona di famiglia. È ricchezza, tradizione, identità. Nell’intera regione, ce ne sono 60 milioni. E 300mila sono quelli che hanno vita secolare, battezzati con nomi caratteristici.

segue dalla prima pagina L’ulivo è ricchezza, e la Puglia ha con l’Andalusia il 33 per cento della produzione olivicola mondiale. Un legame stretto, che scatena proteste, agitazioni, denunce quando gli ulivi rischiano di essere tagliati o distrutti. L’ultima protesta tocca il gasdotto di 878 chilometri della Tap (Trans Adriatic Pipeline), che nell’area di Melpignano costringerà all’abbattimento di 211 ulivi. L’espianto dovrebbe essere temporaneo, perché quegli alberi verrebbero poi di nuovo sistemati al loro posto. E spiega il professore Maurizio Servili, docente di Sciente e tecnologie alimentari all’Università di Perugia: «Se viene conservato con cura, l’ulivo non subisce danni. Vanno bene inumidite però le radici, tenendo presente che nel primo anno e mezzo, con la potatura e il trasporto, la pianta potrebbe avere qualche problema. Ma ci sono altre emergenze, conosciute da anni, che riguardano i commerci illegali di ulivi pugliesi».

Sugli ulivi e sul patrimonio della Puglia si specula a fasi alterne, a riflettori spenti. Già 15 anni fa, «La Gazzetta del Mezzogiorno e poi il mensile «Qui Salento» avviarono una battaglia contro il traffico degli ulivi secolari. Venne scoperto un sito web salentino che garantiva, al prezzo di 10-11mila euro, la consegna a domicilio di ulivi con almeno 250 anni di vita. Il prezzo variava se si trattava di «ulivi appena strappati» o «rivegetati».

Scriveva Roberto Guido, animatore della denuncia su «Qui Salento» con Marcello Tarricone: «Va fermato questo lucroso commercio con una legge regionale, perché il vero affare è tenerli ben piantati qui, nel Salento». La Puglia è oggi la regione che, per legge, tutela gli «ulivi monumentali». La legge 14 venne approvata nel giugno del 2007 e definiva le dimensioni di un ulivo «monumentale», identificato con un codice. Alla Regione veniva affidato il compito, attraverso organismi precisi, di proteggere e promuovere questo storico patrimonio naturale, che va oltre la coltivazione e la vegetazione locale. Un’innovazione, voluta dalla giunta del governatore Niki Vendola, che introdusse l’albo degli «ulivi secolari».

Fu anche il risultato della campagna di 5 anni contro «il furto del paesaggio», che vide attivi anche Verdi e Legambiente» con la denuncia della rete di vendita di alberi diretti al centro-nord. Era un traffico preoccupante, in una regione dove ben 254mila aziende producono olio. Già nel 2003, il consigliere regionale Giuseppe Mistorni rilevò che «commercianti senza scrupoli mettono in vendita ulivi millenari, per abbellire giardini e ville di magnati del nord Italia, ricavandone ingenti profitti». Ma il fenomeno era iniziato molto prima e i primi episodi vennero segnalati nell’area di Ostuni, dove furono bloccati nel 2001 alcuni Tir carichi di ulivi destinati ad alcune regioni settentrionali.

Nel 2002, ne venne bloccato uno che aveva per meta Padova con due ulivi, poi piantati nei giardinetti di via Giovanni XXIII a Ostuni. Peggio andò a Monopoli, dove fu scoperto una specie di supermercato di ulivi espiantati. Una trentina, tolti dal loro sito naturale, erano pronti per la vendita. Prezzo 1600 euro per il più piccolo, il più grande raggiungeva il costo di 8000 euro. Un vivaio irregolare, che aveva per clienti in gran parte possessori di ville con giardino. Un fenomeno che scatenò la raccolta di diecimila firme, promosse da un Comitato cui aderì persino lo scrittore cileno Luis Sepulveda. Un moto di protesta che non poteva che portare alla famosa legge regionale del 2007, cui si richiama anche l’attuale governatore Michele Emiliano a difesa degli ulivi pugliesi.

Piante senza pace. Non solo i traffici illegali, via Internet e dal vivo, in direzione nord. Lo scempio e la devastazione ha avuto anche altri nomi: pannelli solari e pale eoliche. Per realizzare alcuni di questi campioni di energia pulita, è stato fatto ampio spazio sul terreno abbattendo gli ulivi secolari anche sul colle San Giovanni a Giuggianello, a sud della statale che nel Salento collega Maglie a Otranto. Ulivi dai nomi mitologici spazzati via per 12 pale eoliche alte 80 metri. Investimenti agevolati da incentivi, con la benedizione di una sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando il giudizio del Tar, ha dato il via agli impianti. Ma, oltre alle pale eoliche, ci si sono messi anche gli impianti di fotovoltaico.

Tra Brindisi e Cellino San Marco, su segnalazione dei tecnici della Regione, la ex guardia Forestale scoprì la distruzione di 6500 ulivi, per far posto a impianti fotovoltaici. Decine di ettari di uliveti distrutti, che costarono ai responsabili una multa di circa 400mila euro. Non appare un caso che la Puglia fornisca il 20 per cento dell’energia solare italiana, per 1509 megawatt. Un’energia possibile attraverso almeno 2250 ettari di pannelli. Il Salento contribuisce per il 30 per cento, con 115 ettari strappati alla produzione agricola. Un boom esploso nel 2009.

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Giovedì 6 Aprile 2017, 09:07 –
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