Bridgeport 23 Aprile 1987-2018

In memoria dei nostri concittadini caduti vittime del lavoro nella città di Bridgeport per il crollodi un grattacielo in costruzione.

Riportiamo un articolo del giornale “Repubblica.it” del 26 aprile 1987


PONTELANDOLFO, PROVINCIA USA PIANGE I SUOI EMIGRATI MORTI
26 aprile 1987
PONTELANDOLFO Il telefono squilla ad intervalli regolari. Da ieri, all’ incirca ogni mezz’ ora, Carlo Guerrera, sindaco socialista di Pontelandolfo, alza la cornetta e parla con gli Usa. All’ altro capo del filo, a migliaia di chilometri di distanza, un redattore del Progresso, il quotidiano degli italiani d’ America, lo informa dettagliatamente degli sviluppi della tragedia di Bridgeport nel Connecticut. Pesantissimo il bilancio: 12 morti, metà erano di origine beneventana, e sedici dispersi, sulla cui sorte ormai tutti disperano. Di questi almeno 8, secondo quanto ha dichiarato il capomastro dell’ impresa sarebbero originari di Pontelandolfo. Nella stanza del sindaco intanto, intorno a quella scrivania ingombra di carte, è assiepata una piccola folla. Uomini e donne, per lo più avanti negli anni, attendono, in piedi e in silenzio. Sono i parenti di quegli operai che alle 16.30 di giovedì scorso sono stati travolti dal crollo dell’ edificio, sedici piani, cui stavano lavorando dall’ altra parte dell’ Oceano. Alle 14 in punto il telefono trilla di nuovo. Guerrera risponde. Con mano tremante fa una croce accanto ad un nome. Dalle macerie del grattacielo del Connecticut hanno estratto un altro cadavere. Si chiamava Francesco Attona, era originario di qui, aveva trentotto anni. E’ il terzo di cui si sa con certezza la fine. Gli altri due sono Michele e William Attona. Stesso cognome ma nessun legame di parentela . Sotto i lastroni di cemento vi sono altri cinque uomini. Poche le speranze per loro. Sono Giuseppe Paternostro, sessant’ anni, Rocco Mancini, sessanta, Toni Rinaldi, cinquanta, Nicola Nardella, trentotto, e Toni Perugini di quarantacinque. Tutti originari di Pontelandolfo, tutti con qualche zio o cugino in questo paese di 4 mila anime. E’ una sorta di provincia degli Usa, un sobborgo che vive di rimesse a decine di migliaia di chilometri da Bridgeport. E le rimesse arrivano anche da Waterbury dove i pontelandolfesi sono addirittura 12 mila e hanno riprodotto, per sentire un po’ meno la nostalgia, perfino la piazza, completa di fontana e castello, del loro paese. Giuseppe Attona, comunista, assessore di una giunta tripartito (Pci, Psi e Psdi) che amministra Pontelandolfo ha ricostruito, via telefono, parlando con Mario Mancini, 47 anni, uno degli scampati, la dinamica del disastro. Verso le 16,30 racconta Attona di giovedì scorso gli operai stavano scendendo a piano terra per andare a pranzo quando, senza il minimo scricchiolio, è venuto giù tutto come un castello di carte. L’ edificio era costruito con tecniche d’ avanguardia. E’ incredibile che sia successo un disastro di quella portata. Pontelandolfo ha incominciato a spopolarsi tra le due guerre mondiali. Negli anni sono stati migliaia quelli che l’ hanno abbandonata. Gli ultimi a partire sono stati per ironia del destino, due delle vittime del crollo. William Attona che andò via nel ‘ 73 e Antonio Perugini che fece le valige cinque anni più tardi. E Perugini è l’ unico che abbia ancora al paese la madre, Anna Rinaldi, 80 anni, e due fratelli Angelo e Concetta. Pietro Perugini, 36 anni, cugino di Toni ci racconta la storia di Antonio: E’ una storia come tante dice eravamo nel ‘ 78 e Antonio mi disse di aver capito che quel fazzoletto di terra che il padre aveva lasciato a lui e al fratello non bastava a sfamare due famiglie. Devo andarmene, disse, non ho alternative. A me che ero ritornato dagli Usa l’ anno prima, dopo essere stato ben nove anni lontano da casa, mi parve la cosa più giusta. Tanto ritornerai, lo confortavo. Nell’ 86 sono andato in America per una vacanza e l’ ho rincontrato. Con orgoglio mi ha mostrato la sua bella casa. Se restavo al paese, mi disse, questo tenore di vita me lo sarei sognato. Era triste, però. Nelle prossime ore il consiglio comunale di Pontelandolfo decreterà il lutto cittadino. E’ molto probabile, infine, che una delegazione dell’ amministrazione comunale parta per gli Stati Uniti. Della delegazione dovrebbe far parte anche l’ arciprete di Pontelandolfo, Don Giovanni Casilli, con il quale gli emigrati, si tengono in contatto telefonico da diverso tempo.

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