Gli “autogrill” dei tratturi: le Taverne

Gli “autogrill” dei tratturi: le Taverne

La taverna era una sorta di “autogrill” lungo le verdi autostrade dei tratturi. Ve ne erano tante lungo i tratturi; qui il pastore aveva la possibilità di conoscere i gestori del locale, scambiare qualche parola o vendere i suoi prodotti. I pastori inoltre godevano per norma, di un particolare trattamento sotto il controllo dei deputati, che potevano persino “far esercitare dai loro dipendenti le taverne né pubblici tratturi per uso di essi locati”. I deputati venivano eletti dai locati tra “Baroni o Dottori o altri gentiluomini, ricchi, civili e benestanti” e rappresentavano, presso la Dogana, gli interessi degli addetti alla transumanza. La loro figura potrebbe essere paragonata a quelli che oggi chiamiamo rappresentanti sindacali dei lavoratori autonomi. Le “pandette” erano norme particolari con le quali le autorità imponevano determinati tributi locali. Queste tariffe venivano incise su lastre di pietra sulle facciate delle taverne.

Quindi, possiamo dire che le taverne possedevano una vera e propria normativa. Ma la taverna non era adibita solo a funzioni di ristoro dei pastori e dei suoi animali, ma fungeva anche da cambio della “cavalcatoria” (la vettura dell’epoca), per scambi di merci e contrattazioni. Nella taverna operavano diversi addetti come: il tavernaro, gli stallieri, i pedatici, ossia quelle che oggi noi chiamiamo le guide turistiche, i vaticali, ossia i trasportatori di grano e il procaccia postale. Il procaccia postale era il servizio di trasporto della posta, costituto per lo più da muli o cavalli e che percorreva un determinato tragitto che andava da Napoli a Campobasso e viceversa. Ogni comune era tenuto ad avere la sua Corriera per la Posta per portare e riportare dalle taverne ai rispettivi Comuni la corrispondenza. Il procaccio, durante i suoi tragitti, veniva scortato da squadre di uomini armati, soprattutto quando viaggiava di notte o per zone impervie. Oltre al procaccio la corrispondenza veniva affidata anche ai corrieri che potevano essere ordinari( se partivano in giorni ed orari stabiliti) e straordinari (incaricati nel trasporto celere di missive e ordini delle autorità). La costruzione delle taverne era abbastanza semplice, realizzata in pietra e arredata con semplicità. Si presenta con una struttura longitudinale, con uno spazio centrale molto grande che un tempo ospitava l’androne per le carrozze; proprio questo androne con il portale molto alto in pietra lavorata faceva distinguere la taverna dalla masseria agricola. Il pavimento era in selciato con disposizioni geometriche tali da permettere una decorazione; purtroppo oggi dei pavimenti nelle taverne è rimasto ben poco.

Generalmente la taverna possedeva due piani: al piano terra vi era una cucina, stalle e depositi e da esso partiva una scala in legno per accedere alle stanze da letto del secondo piano. Le stanze erano poste a lato dell’androne e raramente superavano le due per lato in ognuno dei due piani. Ogni piano veniva riscaldato con un grande camino. I prezzi per una camera erano molto spesso abbastanza onerosi e quindi raramente il pastore vi trascorreva la notte: loro erano abitutati a dormire in ripari occasionali e difficilmente sperperavano il loro denaro per una notte comoda in un letto. La proprietà delle taverne apparteneva alle Università (in conflitto con i feudatari) ma la loro gestione era affidata ai privati. Le taverne erano spesso costruite lungo delle zone di valico, di attraversamento dei fiumi, di incroci tra i tratturi e i tratturelli ed erano ottimi punti di riferimento per l’orientamento non solo dei pastori. Oggi, purtroppo, i segni del tempo hanno quasi del tutto abbattuto questi edifici, ma nel Molise vivono ancora alcune strutture tenute in un discreto stato di conservazione e, che hanno sicuramente bisogno di un urgente recupero.Tra queste ricordiamo: la “Taverna del Cortile” a Ripalimosani (Cb), “Taverna” di Pietracatella (Cb), “Taverna” di Gambatesa (Cb) e la “Taverna del Principe” di Sepino (Cb).
La Taverna - Tratturo Regio

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Ricerca curata dal Prof.Renato Rinaldi