Passato prossimo

Passato prossimo
Pubblicato da fabrizio centofanti

Prima o poi ce ne andiamo, si toglierà il disturbo. Deposte le armi, si guarderà una vita per quello che è stata al di là degli interessi, dei conflitti, delle interferenze che produssero scintille, focolai, perfino incendi. Sarà il momento in cui si staccheranno, a una a una, le impalcature messe su dalle emozioni, le passioni parziali, le prospettive aggrappate al contingente. Incroceremo il bivio di cui ci parlarono quel prete, quella suora, o la nonna impegnata nell’impresa di farci addormentare. Decideremo se andarcene per forza, col retrogusto amaro del rimpianto, travolti da una forza che ci schiaccia; o scivolare, invece, in un abbraccio in cui tutto in una volta confluirà l’amore contrastato, ferito, rinnegato. Lo intravedremo come una pianta appena nata, il geranio che resiste in pieno inverno, un mandorlo che sboccia con la neve, come l’ardente profezia piantata nel gelo della morte. Allora non saremo interessati alle parole della gente, ai mormorii distratti nel fondo della chiesa, alle parole di prammatica, dette per dovere. L’ultimo respiro sarà quello del calvario, un grido d’amore in grado di respingere l’assalto finale del maligno.