I nuovi colori dal 17 maggio

I nuovi colori dal 17 maggio: qual è la regione in bilico
13 Maggio 2021

Da lunedì 17 maggio l’Italia ritorna tutta gialla e riapre, tranne la Valle d’Aosta. La nuova ordinanza del ministro Roberto Speranza si basa sul sistema dei colori
Rosa Scognamiglio

Da lunedì 17 maggio l’Italia ritorna tutta gialla ma resta in bilico la Valle d’Aosta che, secondo le ultime previsioni sull’andamento della pandemia, avrebbe ancora i numeri da zona arancione. Tuttavia, la parola definitiva sui i nuovi colori spetterà all’Istituto superiore di sanità dopo il confronto con i rappresentati delle Regioni.

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Cosa cambia da lunedì

La “promozione in giallo” implica un netto allentamento delle restrizioni relative agli spostamenti e alla riaperture di negozi o dei luoghi di intrattenimento. Da lunedì, infatti, tutti gli esercizi commerciali potranno riaprire seppur gli ingressi ai locali dovranno essere contigentati (a numero limitato) e ben scaglionati per evitare sovraffollamenti. Ripartono anche cinema, teatri e musei che, dopo un anno di serrate intermittenti, potranno ritornare operativi.

Bar e ristoranti resteranno aperti a pranzo e cena ospitando la clientela in spazi esterni (ovviamente contingui alla struttura) e nel pieno rispetto delle norme anti Covid relative al distanziamento sociale. Riaprono i battenti anche le piscine all’aperto e, come previsto dal decreto 26 aprile, non sarà più obbligatorio il periodo di quarantena per chi rientra dai Paesi dell’Unione Europea.

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L’ordinanza del Ministro Speranza

L’ordinanza emessa dal ministro della Salute Roberto Speranza si basa sul sistema dei colori. Ma da lunedì, quando ci sarà la cabina di regia con il ministro del Consiglio Mario Draghi, qualcosa potrebbe cambiare. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera governatori delle Regioni chiedono di semplificare i parametri per l’individuazione delle zone a “rischio di contagio” in previsione della stagione estiva. L’ipotesi che si sta facendo strada in queste ore prevede che vengano definiti dei “livelli” oltre i quali scattano le restrizioni. Pertanto, l’idea sarebbe quella di affidarsi a due indicatori: l’incidenza dei casi su una quota di abitanti e la soglia di occupazione delle terapie intensive. Le asticelle su cui si sta ancora discutendo sarebbero fissate in questo modo: sotto i 50 casi settimanali per 100mila abitanti – il livello con il quale può ripartire il tracciamento – ci sarebbe il rischio “basso” con il massimo livello di aperture, tra 50 e 150 il rischio “medio” con le prime restrizioni e sopra 150 quello “alto” con le chiusure più dure (compreso il coprifuoco), anche se potrebbe essere recuperata in extremis la soglia attuale dei 250 casi.

L’ultimo nodo da districare resta quello del coprifuoco. Il presidente del Consiglio sembrebbe pronto a varare un nuovo decreto che includa anche delle modifiche relative agli orari di spostamento sul territorio. Probabilmente si andrà verso una soluzione di compresso tra chi ne chiede l’abolizione e chi sostiene, invece, che sia ancora necessario.