Pensioni, le rivalutazioni:fascia per fascia

Pensioni, occhio alle rivalutazioni: i calcoli fascia per fascia

24 Novembre 2022
Sono sei le fasce per le rivalutazioni delle pensioni che saranno piene per gli assegni fino a 2.100 euro. Salgono più che sensibilmente le pensioni minime

Giuditta Mosca

Un bonus per fare aumentare le pensioni minime a 570 euro circa durante il 2023 e a circa 580 euro nel 2024. Parallelamente il governo ha disegnato un sistema di rivalutazioni che diminuisce con l’aumentare dell’importo dell’assegno, andando però a salvaguardare i cedolini inferiori ai 2.100 euro mensili.

La logica della perequazione è suddivisa in sei fasce di reddito che premia i trattamenti più bassi ed è stata introdotta nella manovra dal governo Meloni.

Le rivalutazioni delle pensioni

Il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto con il quale è stato deciso un adeguamento dei trattamenti pensionistici del 7,3%. Si tratta dell’indicizzazione al caro vita che verrà applicata a partire dal mese di gennaio del 2023 e che, come spiegato sotto, verrà concessa per intero soltanto alle pensioni fino a 2.100 euro per poi essere applicato parzialmente a quelle di importi maggiori.

Il governo ha deciso di fare uno sforzo supplementare in favore di chi gode del trattamento minimo applicando agli assegni, oltre al 7,3% dell’indicizzazione, un ulteriore incremento dell’1,5% per il 2023 e del 2,7% nel 204. Questo porta il minimo pensionistico a 570 euro a partire da gennaio e a 580 euro nel 2024.

Le sei fasce per le rivalutazioni delle pensioni

Dal primo gennaio 2023 l’attuale sistema articolato su tre fasce di reddito per il calcolo dell’adeguamento delle pensioni lascerà spazio a una logica costruita attorno a sei fasce. Verranno rivalutati al 100% i trattamenti fino a quattro volte il minimo pensionistico Inps (ossia 4 volte 525 euro, quindi 2.100 euro).

I trattamenti superiori a 4 volte il minimo e inferiori a 5 volte il minimo verranno adeguati all’80% (quindi gli assegni tra i 2.100 euro e i 2.625 euro). Gli assegni tra i 2.625 e i 3.150 euro verranno indicizzati al 55%, mentre quelli tra 3.150 e 4.200 euro saranno rivisti in ragione del 50% dell’indicizzazione totale del 7,3%.

Continuando con la logica a scalare, le pensioni tra 4.200 e 5.250 euro verranno corrette verso l’alto per il 40% del totale dell’indicizzazione, mentre ai trattamenti superiori ai 5.250 euro verranno rivisti in ragione del 35%.

Quindi, un trattamento di 2.000 euro verrà ritoccato verso l’alto del 7,3%, ossia di 146 euro. Un trattamento di 3.000euro mensili, rientrando nella fascia nella quale l’adeguamento viene concesso in ragione del 55%, aumenterà di 120,45 euro, ovvero il 55% dell’adeguamento del 7,3%.

Nella versione più recente della Manovra c’è anche spazio per la conferma dell’uscita dal mondo del lavoro con 42 anni di contributi e 62 anni di età e del premio del 9,19% per i lavoratori che continueranno a lavorare nonostante siano in possesso dei requisiti per la pensione.

 

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