I riti del conformismo

UNA LEZIONE DI CULTURA LAICA E LIBERTA’ DI PENSIERO Un insegnamento di cultura laica e di reale apertura mentale al confronto, contro i conformismi di destra, sinistra e centro, conservatori o progressisti, borbonici o giacobini, un grande Enzo D’Errico da condividere (Gigi Di Fiore)

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lo dico al corriere
I riti del conformismo e la Repubblica del 1799
Lettere al «Corrmezz», risponde il direttore Enzo d’Errico

Caro direttore, ieri Pietro Treccagnoli ha liquidato in un suo scritto la repubblica giacobina instaurata a Napoli nel gennaio del 1799, e sconfitta da un’armata guidata da un cardinale di Santa Romana Chiesa, che eccitò i più retrivi istinti delle plebi meridionali. Per Treccagnoli quei patrioti giacobini furono «miopi di fronte alla realtà misera e lazzara nella quale erano immersi». Egli ignora che uno dei primi atti di quella repubblica fu l’abolizione dei fedecommessi e della primogenitura, cioè della feudalità. Pensa che questa misura fosse irrilevante per quei lazzari e quei miserabili che invece il cardinale Ruffo riusciva ad eccitare contro i giacobini al grido di «viva ‘o rre cu la famiglia»?.Giancarlo de Vivo (Napoli)

 

Caro signor de Vivo, visto che l’ho pubblicato, io invece ho trovato molto interessante l’intervento di Treccagnoli, oltre che scritto benissimo come sempre. E’ chiaro che sapevamo di colpire un nervo ancora vivo della storia napoletana e che la lettura poco conformista di Pietro avrebbe sollevato un bel po’ di proteste. Tuttavia ritengo che nessun argomento possa essere santificato e rinchiuso dentro una teca inviolabile, a maggior ragione se si tratta di avvenimenti che, a torto o a ragione, vengono considerati un punto di svolta nell’evoluzione socio-economica della nostra città. Discutere sulla Repubblica Partenopea del 1799, come su ogni altra cosa, credo che faccia bene alla salute culturale di tutti noi: ci abitua ad ascoltare le opinioni altrui senza pregiudizi, fa aumentare il tasso di laicismo in un dibattito che è sempre più permeato di fanatismi religiosi. Per quanto mi riguarda, diffido sempre di chi pensa d’avere in tasca la verità e, in nome di questa, distribuisce scomuniche appena qualcuno osa pronunciare una parola non scritta nel copione. Lei senza dubbio ricorderà la pratica stalinista di cancellare le tracce degli avversari dalle foto e dai documenti: ebbene, non vorrei che ci stessimo avviando su questa china, demonizzando a priori chi prova a spalancare le porte delle chiese in cui si celebrano i riti sacri del conformismo per intonare un salmo diverso. Sarebbe un segnale inquietante per una città che, ridotta ormai all’insussistenza sulla scena nazionale, trova rifugio in una dimensione tribale nella quale ciascuno difende i suoi totem a scapito della libertà di critica. Enzo d’Errico
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