Il colera del 1836 a Como

Il colera del 1836 a Como

Traiamo questi “Documenti storico-statistici intorno all’invasione del Cholera nella Città e Provincia di Como nell’anno 1836” dalla Gazzetta della provincia di Como, n. 53, 17 novembre 1838.

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I giorni della desolazione passarono, e voglia il cielo che non abbiano a riprodursi mai più. Sarà giusto desiderio de’ nipoti il conoscere come il fiero morbo asiatico penetrasse in questa Provincia , quali distretti, quali comuni ne fossero infetti, quanti individui guarirono, quanti soccombettero. Perchè non ci si abbia a movere l’accusa che a ragione noi apponiamo a’nostri padri, contemporanei della catastrofe ben più terribile del 1630, consegniamo alla storia i seguenti statistici prospetti tratti da un interessante lavoro del chiar. Dottore Ballardini, Medico Provinciale, de’ cui scritti altra volta venne arricchita il nostro foglio, e che passando alla Delegazione di Brescia, lascia fra noi una grata ed onoratissima ricordanza degli estesi suoi lumi, e delle ottime qualità del suo cuore.

Dominava già da qualche tempo nel finitimo territorio bergamasco il Choleranorbus, e in questa città e Provincia continuava a mantenersi tuttavia prospero lo stato sanitario. Quando il giorno 16 aprile cadde ammalata con sintomi cholerosi Caterina Ronchetti, ch’ era solita frequentare l’ albergo dell’Agnello nel borgo di S. Agostino fuori di questa città. Nel successivo giorno fu colpito da morbo violento, che in seguito fu conosciuto choleroso, certo Beretta dirigente dell’albergo soprannominato, e l’indomane S. E. il Principe di Carini, che già da dieci anni aveva stanza nel predetto albergo, ed era assistito dal prefato Beretta (il quale era solita dormire nella di lui anticamera ), presentò pure gli stessi sintomi morbosi degli altri due, ed essendo venuto a morte il giorno 21, fu istituita ; d’ordine dell’I. R. Consigliere di Governo Delegato Provinciale, la sezione del cadaveré onde vie meglio chiarire la natura , prima non peranco bene determinata, del morbo. A togliere ogni dubbio in proposito, si ebbero nello stesso giorno 21 altri due casi gravi , e diversi altri si verificarono ne di successivi. Le più provvide misure furono tosto impartite dalle Superiori Autorità , le quali tutte in si difficili circostanze fecero mostra del maggior coraggio, del più nobile disinteresse, e del più caritatevole zelo. Se avessimo pur a dire de’ medici , de’ sacerdoti, degli inferınieri , de privati che in quest’epoca di lutto și distinsero, aggiungeremmo un volume prezioso ai fasti che maggiormente onorano l’umanità. Questo ci sembrano avere di particolare le grandi disavventure sociali, che se ci conducono a versar largo pianto sulle miserie dels l’ uomo, ci danno benanche l’idea la più sublime della sua dignità, e ci fanno veramente riconoscer l’Essere che Dio cred a sua somiglianza. Dal sobborgo di S. Agostino, ove si limitò per qualche tempo, dilatossi il morbo ai vicini luoghi di San Giuliano , di S. Vitale , poi a S. Martino e all’ Annunziata, e nel 16 maggio fece il suo ingresso in città, ove giunse al maggior grado d’incremento verso la metà di luglio, e cesso aflatto col finir del settembre.

Quanto alla sua provenienza vuolsi da taluno fosse importato da due individui, i quali venendo direttamente da Bergamo, ove incrudeliva il morbo, avessero preso stanza il 15 aprile, e pernottarono nell’albergo dell’Agnello. Ed in quell’albergo manifestaronsi appunto ne’ giorni 16 e 17 di quel mese i primi casi di cholera come sopra venne raccontato. Altri ebbero a dubitare eziandio che il morbo si fosse introdotto pel veicolo di alcuni giovani giunti dal Venelo e dal Bresciano nel borgo S. Agostino qualche giorno innanzi lo sviluppo della malattia ad offrirsi quali supplenti militari in occasione della leva che andava ad effettuarsi.

Le frequenti comunicazioni de comuni forensi colla città capo luogo furono cagione che anche fra di loro si propagasse il germe della malattia. Dirà la seguente tabella quando in ciascuno di essi penetrasse, quando cessasse, quanti casi vi vennero notificati, e quanti furono i guariti ed i morti.

Gioverà poi notare che tra gli affetti della città di Como sono compresi i militari, sottraendo i quali, gli ammalati di questo circondario riduconsi a 782, dei quali 244 guarirono, é 538 soccombettero.

Essendo la popolazione della città di Como coi rispettivi sobborghi di anime N. 16642, si ha quindi la proporzione di 4. 69/100 ammalati per ogni 100 abitanti. La proporzione poi de’ morti coi malati risulta di 68. 8,10 per cento, quella dei morti colla popolazione di 3. 23,100 per 100.

Nel resto della Provincia dominò la malattia in 293 comuni, danti la popolazione complessiva N. 222,131. Gli ammalati di cholera furono in tutto N. 8671, ed i morti N. 4772.
La proporzione de’ malati colla popolazione risulta perciò di 3.9/10 per cento circa, la proporzione de’ morti coi malati di 55 per cento, quella de’ morti colla popolazione di 2.1/7 per cento.
Presi poi complessivamente i comuni infetti e la città, la proporzione de’ malati colla popolazione riducesi a poco più di 4 per cento, quella de’ morti coi malati di 56.17/100 per cento, quella de’ morti colla popolazione di 2.1/5 per cento.

Fonte foto: dalla rete

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