La razzia nel ghetto di Roma

16 ottobre 1943. La razzia degli ebrei nel ghetto di Roma

La vergogna delle leggi razziali, per non dimenticare

La razzia nel ghetto di Roma
All’alba del 16 ottobre del 1943 il ghetto ebraico di Roma venne circondato da più di 350 SS. Erano le prime ore del sabato di una fredda notte di ottobre, quindi era molto alta la probabilità di catturare tutti gli ebrei del ghetto.
Nelle prime ore della mattina scattarono gli arresti casa per casa. Vennero arrestate 1.253 persone e 237 furono liberate perché “ariani” o figli di matrimonio misto.
1.023 vennero trattenuti perché “ebrei puri”. Tra di loro c’erano donne, vecchi, bambini, bimbi di pochi mesi, compreso un piccolo nato subito dopo l’arresto della madre.
Dopo pochi giorni furono tutti deportati ad Auschwitz con un viaggio che durò cinque giorni chiusi nei carri bestiame. Entrarono nel campo dopo la selezione 149 uomini e 47 donne: tutti gli altri invece finirono subito nelle camere a gas e poi nei forni di incenerimento.
Si salvarono solo 17 persone, di cui 1 sola donna.

Le Leggi Razziali
Tutto era iniziato nell’estate-primo autunno del 1938 quando gli italiani scoprirono improvvisamente di essere di “razza ariana” e che in Italia c’era una piccola parte della popolazione di “razza ebraica”. Ci furono ragioni politiche nella decisione di Mussolini di perseguitare una minoranza che in quel momento appariva del tutto integrata nella nazione. La volontà di imitare l’antisemitismo nazista fu sicuramente forte.
Moltissimi ebrei furono licenziati dal pubblico impiego e tutti gli studenti vennero cacciati dalle scuole. Molte limitazioni vennero poste alle attività professionali. Emarginazione e profonda amarezza furono le conseguenze delle Leggi Razziali del ’38 e delle successive leggi antisemite.

La Shoah in Italia
Con l’8 settembre del ’43 – quando l’Italia venne occupata dalla Germania nazista – iniziano le deportazioni degli ebrei italiani verso Auschwitz.
In questo momento gli ebrei in Italia sono circa 33.000 più 6500 ebrei stranieri.
Se consideriamo la cifra di 33.000 ebrei possiamo dire che corrispondevano a meno dell’uno per mille della popolazione italiana (44 milioni). Eppure nei loro confronti venne scatenata da nazisti e fascisti una vera e propria caccia all’uomo che fece sentire in pericolo tutti gli ebrei nei territori della Repubblica Sociale Italiana.
Fuggire all’estero era impossibile, quindi bisognava sperare nella solidarietà degli “ariani”, ossia di cittadini qualunque o della Chiesa attraverso conventi e parrocchie.
La responsabilità del fascismo di Salò è evidente analizzando le tante forme di collaborazione delle autorità fasciste nella deportazione degli ebrei.

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Le cifre della Shoah in Italia
Nonostante molti italiani aiutassero gli ebrei a nascondersi per molti mesi, le cifre della Shoah in Italia sono lo stesso tragiche: i deportati furono 8500. I morti furono circa 7.500, quasi tutti ad Auschwitz. Si salvarono 1000 persone.

Quindi dei 33mila ebrei italiani in fuga dopo l’8 settembre la percentuale dei deportati uccisi nei lager nazisti fu del 20 per cento, uno su cinque.

In un periodo storico in cui l’antisemitismo in Italia è ancora drammaticamente attuale, alimentato da varie forme di nazionalismo, ricordare la giornata del 16 ottobre di settantasette anni fa può aiutarci a comprendere la natura aberrante del razzismo e dell’intolleranza.

Giancarlo Restelli,
Isis “Bernocchi” di Legnano