Ti racconto un convegno…

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Il riscatto del Rione Sanità di Napoli, miniera di arte e di capitale umano
di Mariavittoria Albini

Giovedì 5 novembre presso il Centro di Cultura “R. Calabrìa” in Piazza Orsini 33 a Benevento si è inaugurata la IX Edizione di Cives – Laboratorio di formazione al bene comune, organizzata dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro in collaborazione con l’Università Cattolica del S. Cuore, cui è affidata la direzione scientifica.

Il tema generale di quest’anno è “Parole per riscrivere il futuro”, idea nata dal bisogno di trovare degli appigli per ricostruire il nostro territorio, non solo da un punto di vista materiale ma anche valoriale. In una provincia già lacerata e ora ulteriormente penalizzata dagli eventi alluvionali di metà ottobre, la proposta laboratoriale da’ un segno di speranza quanto mai importante.
L’argomento oggetto del primo incontro è stato “Periferie”, parola-chiave del pontificato di Papa Francesco, secondo cui proprio dalle periferie deve ripartire la comunità cristiana. A parlarne è venuto dalla periferia della città partenopea Don Antonio Loffredo, parroco della Basilica di S. Maria della Sanità di Napoli e Direttore delle Catacombe di S. Gennaro.

Prima della testimonianza viva di don Antonio Loffredo, è intervenuto il vicario generale della Diocesi di Benevento Mons. Pompilio Cristino, che ha portato il saluto di S.E. Mons. Andrea Mugione, Arcivescovo della città capoluogo, e un incoraggiamento a trasformare le “parole”, tematica individuata per il percorso formativo annuale, in impegno concreto nelle realtà in cui viviamo, le periferie appunto.

don antonio loffredodon Antonio Loffredo

La scommessa di don Antonio Loffredo nello storico Rione Sanità di Napoli, ai piedi della collina di Capodimonte, noto per aver dato i natali a Totò e a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e per aver ispirato Eduardo De Filippo, oltre che per l’incidenza della criminalità organizzata, è iniziata dal capitale umano. Il parroco e “i suoi ragazzi” sono riusciti a riscattare un quartiere ghettizzato, densamente popolato e con scarse presenze educative, attraverso il recupero e la valorizzazione del suo straordinario patrimonio storico-artistico, che vanta – solo per citare alcuni esempi – il mondo sotterraneo delle Catacombe di S. Gennaro, le antiche sepolture dei primi cristiani napoletani e dei vescovi della città, e la Basilica di S. Maria della Sanità con le sue tredici cupole. Per iniziativa di un manipolo di giovani sono fiorite numerose cooperative e associazioni no profit con l’obiettivo di rendere utilizzabili le risorse storico-artistiche in dotazione. Alcune accolgono soggetti fragili come “Officina dei Talenti ONLUS”, cooperativa di tipo B.
In un fermento di attività di riqualificazione, hanno destato l’interesse mediatico gli interventi architettonici sotto la guida del maestro Riccardo Dalisi (dal laboratorio di arte povera in design alla lavorazione artigianale del ferro degli iron angels), finalizzati non semplicemente a restaurare beni artistici e ripulire le chiese dai rifiuti, ma soprattutto a educare e responsabilizzare il capitale umano. Sul modello dell’esperienza di José Antonio Abreu, ex economista, che grazie alla fortissima valenza sociale della musica ha strappato alla povertà due milioni di bambini venezuelani, è sorta l’Orchestra Giovanile “Sanitansamble” che ha già avuto grandi soddisfazioni, come quella di suonare davanti al Papa e al Presidente della Repubblica. E’ stato allestito inoltre il Nuovo Teatro Sanità, uno spazio di scambio non solo tra insegnanti e allievi, ma anche tra allievi e artisti, un luogo in cui si lavora seriamente ogni giorno, rappresentativo di una Napoli diversa, di un cambiamento culturale che può avvenire. Per l’ “evasione dal ghetto” sono stati organizzati viaggi all’estero al fine di consentire un’apertura verso più vasti orizzonti, l’apprendimento di lingue straniere e un confronto costruttivo tra la piccola realtà del quartiere e il resto del mondo.
Tutto ciò si è potuto realizzare grazie innanzitutto alla vicinanza della Chiesa, che attraverso don Antonio Loffredo ha dato fiducia all’umanità giovanile di uno dei quartiere napoletani più disagiati e difficili. E’ stato possibile così recuperare, educare e fare impresa sociale, fino ad arrivare alla costituzione della Fondazione di Comunità San Gennaro, necessaria per l’infrastrutturazione della miriade di piccole cooperative operanti nel settore culturale. Simbolo della Fondazione è la testa di Demetra, scultura classica proveniente da Ercolano, fotografata da Mimmo Jodice, maestro della fotografia nato nel Rione Sanità: una splendida opera dal volto ricomposto che ben rappresenta il “nuovo volto” dato a uno dei quartieri più poveri della città.

jodice_demetra-opera-n-1-1991la testa di Demetra  fotografata da Mimmo Jodice

La cosa che più stupisce è che i protagonisti di tutto ciò siano stati ragazzi di strada, allevati in condizioni precarie e maggiormente esposti al rischio di reclutamento della camorra, ma forse proprio per questo con una marcia in più e con un più urgente desiderio di riscattarsi.
Risultati apprezzabili sono stati raggiunti nell’arco di undici anni. Basti pensare che solo tra il 2010 e il 2014, senza nessun contributo da parte degli enti pubblici, è stato registrato un incremento di visitatori alle Catacombe di Napoli del 297%, indice di un successo al di sopra di ogni aspettativa. Ne scaturisce un’immagine di periferia tutt’altro che parassita, diversa da come siamo abituati a immaginare il Sud, oltre gli stereotipi e i cliché propinati dai mass media e dalle fiction televisive. Un bell’esempio di come fare comunione anziché accendere la divisione, una storia di speranza e resurrezione che passa attraverso la croce ma infine riesce a vincere il male con il Bello. Un’esperienza di vivere la fede concretamente. Un processo di sviluppo dal basso, un percorso di cittadinanza attiva che rende i territori responsabili del proprio futuro. Un invito a lasciarsi contaminare da energie giovani.
Per entrare ancor di più dentro la storia, è disponibile in libreria un libro edito da Mondadori, “Noi del Rione Sanità – La scommessa di un parroco e dei suoi ragazzi” di don Antonio Loffredo.
Nei prossimi incontri tematici calendarizzati nel programma del Cives 2015-16, che si terranno sempre di giovedì con cadenza quindicinale, si discuterà di “Creatività” come capacità rigenerativa con un esperto in comunicazione, Mauro Ferrari, che sta dietro alle campagne elettorali di molti uomini politici (19 novembre); “Laudato sì”, la seconda enciclica di Papa Francesco con la presenza di S.E. Mons. Franco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca (3 dicembre); “Equità” con la prof.ssa Elena Granaglia, docente ordinario di Scienze delle Finanze all’Università di Roma Tre (17 dicembre); “Resilienza” con la prof.ssa Franca Cantoni, docente di Human Resource Management presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza (14 gennaio); “Sviluppo” con l’on. Paola De Micheli, sottosegretario all’Economia (28 gennaio); “Imprenditorialità” con l’ing. Pasquale Lampugnale, vice Presidente di Confindustria Benevento e Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Benevento (11 febbraio); “Potere” con l’on. Erasmo Mortaruolo, consigliere regionale della Campania, il dott. Pasquale Viespoli, già senatore della Repubblica, e il prof. Mons. Mario Iadanza, direttore dell’Ufficio Cultura e Beni Culturali della Diocesi di Benevento (25 febbraio). Oltre alle lezioni frontali, anche quest’anno sarà riproposta, in due sessioni nel mese di marzo, la sperimentazione della Giuria Popolare, strumento partecipativo della cosiddetta “democrazia deliberativa” che vedrà il coinvolgimento di un campione di cittadini chiamati a esaminare e valutare la gestione dei rifiuti nella città capoluogo ad opera dell’ASIA Benevento S.p.a. .