Premio Strega 2020

Premio Strega, vince “Il Colibrì” di Sandro Veronesi

Storico bis per lo scrittore fiorentino che arriva davanti a Gianrico Carofiglio. “Tipico degli italiani vincere in condizioni estreme. Rendo di più con la pistola alla tempia”, ha affermato
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“Il Colibrì” di Sandro Veronesi si aggiudica l’edizione 2020 del Premio Strega. È la seconda vittoria per lo scrittore fiorentino dopo quella del 2006 con l’opera Caos Calmo, doppietta centrata in passato soltanto da Paolo Volponi. Con 200 voti, l’opera di Veronesi pubblicata dalla casa editrice La Nave di Teseo ha ottenuto un trionfo schiacciante nei confronti del secondo classificato Gianrico Carofiglio e del suo “La misura del tempo” (Einaudi). A chiudere il podio Valeria Parrella con “Almarina”, anch’esso edito da Einaudi

Un’edizione particolare, dove – ai tempi del coronavirus, in questa edizione – il silenzio e la diretta tv hanno sostituito il brusio degli ospiti che negli anni passati affollavano il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma. “È tipico degli italiani vincere in condizioni estreme”. Dopo aver sorseggiato un bicchiere di Liquore Strega, come da tradizione per il vincitore, ha aggiunto “Rendo meglio con la pistola alla tempia: in questo mi sento un italiano vero”.

03 luglio 2020

 

9788834600474

Libro Il colibrì Sandro Veronesi
Il colibrì
Sandro Veronesi
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Il colibrì

Un romanzo potentissimo che incanta e commuove sulla forza struggente della vita. Miglior libro dell’anno 2019 per «La Lettura»

Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo). La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli come volare all’indietro… Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di perdite e di dolore; il suo passato sembra trascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d’acqua. Eppure Marco Carrera non precipita: il suo è un movimento frenetico per rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, capace di straordinarie acrobazie esistenziali.