Di Ernesto Melappioni

 

il sapore

 

 

 

 

 

 

 

Il sapore del ghiaccio
scivola sulla mia lingua
tra le parole fredde
che non amano più.
Un cuore diventato pietra
dal troppo acerbo amore
che malato è stato versato.
Abissi tristi e sconfinati
della mia ruvida anima.
Luoghi ormai desolati e vuoti
tra le macerie di una guerra
come case disabitate
senza più focolari.
Neanche il dolore
è più quello di una volta.
Tutto scorre nella solitudine
delle vane speranze di un tempo
tra gli ultimi granelli di sabbia
di una clessidra ormai finita.
Illusioni sentimentali
di un intera vita ferita
che svaniscono all’ombra
del vigoroso sole.
Il nuovo sfacciato amore
che ancora risorge.

Ernesto Melappioni


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Albero dell’amore
che doni luminosa pace.
Albero del mio cammino
nei viaggi divinizzanti.
Albero della bellezza
nell’infinita correttezza.
Albero del poeta romantico
e della fecondità che riporti
al sole i ricordi del mistero.
Albero mio.
Albero dell’amore
che catturi i malefici
riportandoli alle perfidie
delle ingrate meretrici.
Albero di Madre Terra.
Linfa della mia linfa sotto la pelle della luna che pallida mi attende
nell’alta marea della dea fortuna.
Albero magico e universale
bussola tra il bene e il male
che infondi la purezza nel cuore.
Albero della conoscenza e della vita.
Tavola rotonda della misericordia.
Albero antico della concordia.
Mito dei miti della sacralità.
Potenza invincibile della natura.
Dona a me la forza nell’oscurità.
Intima guida delle mie necessità
che togli il respiro ad ogni inquità.
Tu sei la mia unica reggia,
il mio scudo e la mia spada
nel ventre del tuo ventre
che un altro ventre attraverserà.
Vita immensa nella foresta
dell’ardito infinito.
Albero dal frutto sincero
che nessuno può sporcare di nero.
Mia maestà, santità e verità
tuo figlio ti invoca per spargere
dell’onesta i tuoi indiscussi semi ovunque io remi.

Ernesto Melappioni


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A piedi nudi cammino,
cammino, cammino
e ancora cammino nella vita.
Cosi, senza più nessuna fatica.
Vicino alla mia inseparabile ombra cara sorella straordinaria amica.
Dentro un bicchiere di vino rosso
sotto il sole del languido belvedere lascio scorrere
tutte le sirene.
Illusioni dei fantasmi pensieri.
Mentre il sangue scorre silenzioso nelle mie placate vene.
Luminoso vivere della pace
che tra i rumorosi programmi
mi lascia sentir battere
il cuore armonioso nel respiro.
Senza ombra di dubbio vivo
tra le incoscienti esistenze
nelle affannose risonanze.
E guardo un ciclamino
qui vicino dentro l’universo
dell’altrui destino.
Solo, nel riflesso incandescente
del magico mistero.
Solo, passeggiando ancora
dentro i tuoi invisibili occhi
di assoluta verità.

Ernesto Melappioni