L’angolo di Ernesto Melappioni II

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Le anime mi sentono
per come sono.

Le persone mi vedono
per come sentono.

Le anime con me convivono.

Le persone con me si illudono.

Io sento le anime per come sono.

Io vedo le persone per come sento.

Io con le anime convivo.

Io con le persone mi illudo.

Le anime convivono la comunità.

Le persone coesistono nella società.

Ernesto Melappioni


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A piedi nudi cammino,
cammino, cammino
e ancora cammino nella vita.
Cosi, senza più nessuna fatica.
Vicino alla mia inseparabile ombra
cara sorella straordinaria amica.
Dentro un bicchiere di vino rosso
sotto il sole del languido belvedere
lascio scorrere tutte le sirene.
Illusioni dei fantasmi pensieri.
Mentre il sangue scorre silenzioso
nelle mie placate vene.
Luminoso vivere della pace
che tra i rumorosi programmi
mi lascia sentir battere
il cuore armonioso nel respiro.
Senza ombra di dubbio vivo
tra le incoscienti esistenze
nelle affannose risonanze.
E guardo un ciclamino
qui vicino dentro l’universo
dell’altrui destino.
Solo, nel riflesso incandescente
del magico mistero.
Solo, passeggiando ancora
dentro i tuoi invisibili occhi
di assoluta verità.

Ernesto Melappioni


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Guardavo da solo le stelle
quegli astri di fuoco ribelle
della mia piccola vita solitaria
dentro il silenzio delle parole
inutili e acerbe rinchiuse nel calice
del nostro verde acido assenzio.
Legato e privato della libertà.
Incatenato alle ostili oscurità
di un segreto e profondo malificio.
Rinchiuso nel lager dei folli amorfi
egocentrici inseguitori del tempo
ormai persi dentro la seducente
antica e irriverente menzogna.
Guardavo da solo le stelle
e sfioravo di nuovo la tua pelle
in quell’attimo eterno e sospeso
di gioia piena che durò appena
un inverno di pura verità.
E quella notte di fitta pioggia
senza luna presagio della sfortuna.
Fredde gocce controvento
sulle guance che leccavamo
con le labbra desiderose
tra le instancabili e calde lingue
di un fiume di baci in piena.
Come quel tevere che invidoso
ci guardava brontolando rumoroso
sotto la nostra folgorante luce
di due incendi ormai divampati
che all’unisono danzavano l’amore
tra le note di un tango incantatore.
Ci eravamo magicamente trovati
e perduti in quello stesso
inquietante e mistico buio.
L’ultimo di una erotica e gelida
Roma infame e nottambula.
Sonnambula tra i misteri delle scelte.
Assassina del sabato sera
tra vetri e lamiera.
Guardavo da solo le stelle
quegli astri di fuoco ribelle
e parlavo con quelle con te.
Teneramente insieme.
Insieme agli stessi gabbiani
amanti del mare sovrani.
Anime strette nelle mani
spinte sul petto tra i nostri cuori
e i tuoi caldi seni sotto il maglione.
E sento ancora che ci sei
dentro questo cupo universo
nel dolore del mio immenso.
Mancanza negli anni di te.
Azzurra più che mai
dentro i sogni miei.
Ancora un attimo.
Solo un attimo di vita
e di nuovo noi.

Ernesto Melappioni