Medaglia d’oro alle ostetriche

Medaglia d’oro alle ostetriche Gelsomina Pannella e Maria Giocondina Mancini.

 

Un tempo, secoli fa, le capacità di intervenire sulla nascita e sulla morte, rendevano  le ostetriche figure oscure, misteriose, ambigue, per qualcuno, l’uomo, addirittura minacciose. Nel Medioevo, a causa delle sue non comuni competenze nelle pratiche abortive, la levatrice venne sempre più associata con la stregoneria e definitivamente condannata. Numerose furono le ostetriche coinvolte nella terribile caccia alle streghe in ogni parte d’Europa. Ma con il passare del tempo, la classe medica ha fatto proprie le conoscenze ostetriche, tant’è che con  l’ istituzione delle scuole di ostetricia, si sono aperti nuovi orizzonti, le levatrici, oggi, hanno maturato una concezione medicalizzata dell’assistenza al parto e non solo. La settimana dal 2 all’8 maggio è stata dedicata alla festa della professione ostetrica. Per l’occasione il 2 maggio, l’Ordine Provinciale di Benevento, presso la sede in via Martiri d’Ungheria, ha impreziosito con una medaglia d’oro due ostetriche che hanno compiuto 40 anni di professione: la beneventana Gelsomina Pannella, attuale Tutorial tecnico pratico del corso di laurea in Scienze Ostetriche e Maria Giocondina Mancini di Pontelandolfo, insegnante presso lo stesso corso. Entrambe esercitano la loro professione presso l’ospedale San Pio di Benevento. Alla manifestazione hanno presenziato le neolaureate del corso 2024/2025. A queste ultime, dopo aver riformulato il giuramento di Lucina, è stato consegnato il tesserino di neoiscritte all’Ordine. “Quanto peso ha la nostra professione – è la domanda che si è posto l’ostetrica Mancini nel suo intervento – nel mondo assistenziale e nella politica sanitaria?” Alla domanda, ha dato anche la risposta, significando che l’ostetrica, secondo Mancini, deve imparare a valicare le mura di un’azienda ospedaliera o di un distretto sanitario. L’ostetrica oggi, deve aprire le porta a “nuovi contesti lavorativi, così come è stato istituito dai piani di studi universitari”. L’ostetrica, dunque, che esce fuori dall’orbita ospedaliera e va a garantire “un’assistenza alla donna dalla nascita fino al periodo menopausale, non tralasciando mai gli aspetti sociologici, psicologici, fisiologici e patologici ad essa correlati, per andare oltre”, a significare che il futuro vede le ostetriche “superare quelli che sono i vincoli della medicina tradizionale” e ancora, indossare il camice dell’ostetrica esperta in medicina complementare fitoterapia, omeopatia, medicina cinese, un’ostetrica di ricerca (Clinical Rsearch nurse midwife)”. Dal discorso di Maria Giocondina Mancini è emersa tutta la sua sapienza, tutta l’esperienza maturata in quaranta lunghi anni di lavoro con riconosciuta capacità e una  professionalità di elevato spessore. Ha anche citato Aristotele: “il compito dell’ostetrica è delicatissimo, esso richiede abilità e acuta intelligenza”, prima di chiudere con un pensiero profondo: “la bravura dell’ostetrica non consiste solo nel provvedere a rimuovere sollecitamente gli ostacoli, ma nel prevenire che gli ostacoli insorgano”. Noi diciamo che, comunque, la strada da percorrere è ancora lunga. Se è vero, come è vero, che le cosiddette “case maternità” direttamente gestite dalle ostetriche, rappresentano nel mondo attuale, luoghi sicuri dove poter partorire in modo più naturale e rispettato e non in una “asettica sala parto”, come dice Mancini, è anche vero che i contributi pubblici ai parti nelle “case maternità”, sono pochi, a significare che l’assistenza ostetrica è una risorsa alla quale si accede prevalentemente in forma privata, per cui oggi è ancora privilegio di una elite di donne, come ancora poche sono in Italia le strutture gestite da ostetriche che offrono un ambiente familiare dove far nascere il bambino.

Gabriele Palladino

Maria_2