È la nostra esistenza stessa che è…

“È la nostra esistenza stessa che è insopportabile per i jihadisti”

di Giulio Meotti 4 settembre 2017

Pezzo in lingua originale inglese: “It is Our Very Existence That is Unbearable to Jihadists”
Traduzioni di Angelita La Spada

Gli attacchi di matrice islamista contro Spagna, Finlandia e Germania hanno messo a nudo il problema centrale: il pacifismo non proteggerà l’Europa dall’islamizzazione o dagli attentati terroristici. Di fatto, Spagna e Germania, sono stati tra i paesi più riluttanti ad assumere un ruolo attivo nella coalizione anti-Isis.
La stampa spagnola non ha partecipato al dibattito sulle vignette satiriche su Maometto; nessuno scrittore spagnolo è stato accusato di “islamofobia” e nessuna personalità spagnola è stata messa sotto la protezione della polizia per aver “criticato l’Islam”. Sembrava che la Spagna non fosse nemmeno interessata a ciò che era in gioco negli attacchi islamisti all’esistenza stessa dell’Europa. Nessuna città spagnola ha fatto notizia per avere dei ghetti multiculturali, come in Francia e in Gran Bretagna. L’attentato di Barcellona dovrebbe aver posto fine a questa illusione. I terroristi non hanno bisogno di una scusa per massacrare gli “infedeli”.
La triste conclusione sembra essere quella che ai jihadisti non occorre un “motivo” per uccidere gli occidentali. Essi attaccano anche la Francia che conduce operazioni militari in Medio Oriente e Nord Africa, e paesi come Spagna e Germania, che sono neutrali.
In 24 ore, la Spagna ha subito due grossi attentati terroristici. Una cellula jihadista ha ucciso 15 persone a Barcellona e nella località balneare di Cambrils. Lo scorso anno, la Germania è stato l’altro paese europeo duramente colpito dagli islamisti armati. Per cominciare, un jihadista alla guida di un grosso camion è piombato su un mercatino di Natale nel centro di Berlino facendo 12 vittime. Poi, un uomo armato di coltello ha ucciso una persona durante un’aggressione in un supermercato di Amburgo.
All’indomani della strage di Barcellona, un altro attacco terroristico ha avuto luogo a Turku, in Finlandia. Due donne sono state accoltellate a morte nella piazza del mercato della città più antica del paese. Jihad… in Finlandia?
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Gli attacchi di matrice islamista contro Spagna, Finlandia e Germania hanno messo a nudo il problema centrale: il pacifismo non proteggerà l’Europa dall’islamizzazione o dagli attentati terroristici. Di fatto, Spagna e Germania, sono stati tra i paesi più riluttanti ad assumere un ruolo attivo nella coalizione anti-Isis.
John Vinocur del Wall Street Journal di recente ha definito la Germania come “un paese in cui l’esercito e la forza aerea sostanzialmente non combattono”. E i politici spagnoli, dopo gli attentati ferroviari di Madrid del 2004 non hanno appoggiato le operazioni degli Stati Uniti e della NATO in paesi come la Libia e il Mali. La Spagna è stata descritta come un “partner riluttante” nella coalizione anti-Isis.
Spagna e Germania contribuiscono meno degli altri agli sforzi della NATO. Il presidente americano Donald Trump ha precisato che l’esistenza dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico dipende dai membri che rispettano l’obbligo concordato di destinare il 2 per cento del Pil alla spesa militare. La Spagna destina alla difesa meno della metà: lo 0,91 percento. Solo la Germania fa un po’ meglio, investendo l’1,19 per cento. La Finlandia non è mai entrata nella NATO.
La sorpresa espressa dall’élite finlandese per l’attentato di Turku è stata rilevata da The Financial Times:
“Il Paese nordico di 5 milioni di abitanti non ha un posto di rilievo nell’invettiva jihadista contro l’Occidente. Nonostante le forze armate della Finlandia abbiano occasionalmente appoggiato le missioni della NATO in Afghanistan e Iraq, l’inveterato status militare non allineato e pacifico del paese lo ha isolato dalla maggior parte delle ripercussioni dovute alle crisi in Medio Oriente”.
Nel 2004, al-Qaeda, per la prima volta, riuscì ad attuare un cambiamento di regime in Europa dopo aver perpetrato le atrocità terroristiche delle bombe sui treni di Madrid. Subito dopo questi attentati, le elezioni in Spagna furono trasformate in un referendum sul coinvolgimento del Paese nella guerra in Iraq. Alla clamorosa e inaspettata vittoria del Partito socialista fece seguito un ritiro delle truppe spagnole dall’Iraq. Da allora la Spagna è quasi inesistente nell’arena internazionale. Forse, presumendo che il pacifismo l’avrebbe schermata da nuovi attacchi, la Spagna è stata considerata come “il fronte dimenticato nella guerra dei paesi europei all’Isis”.
La stampa spagnola si è mostrata diligentemente indifferente a qualsiasi dibattito sulla libertà di espressione, allora, come ora, sotto attacco da parte degli islamisti in Europa. Non ha partecipato al dibattito sulle vignette satiriche su Maometto. Nessuno scrittore spagnolo è stato accusato di “islamofobia” e nessuna personalità spagnola è stata messa sotto la protezione della polizia per aver “criticato l’Islam”. Sembrava che la Spagna non fosse nemmeno interessata a ciò che era in gioco negli attacchi islamisti all’esistenza stessa dell’Europa. Nessuna città spagnola ha fatto notizia per avere dei ghetti multiculturali, come in Francia e in Gran Bretagna. L’attentato di Barcellona dovrebbe aver posto fine a questa illusione. I terroristi non hanno bisogno di una scusa per massacrare gli “infedeli”.
La Germania, il paese europeo più generoso nell’accogliere i musulmani, ha seguito la stessa sorte della Spagna. Il governo tedesco ha raggiunto con la Turchia un confortevole accordo sui migranti; e quando un comico, Jan Böhmermann, ha fatto una battuta su un politico musulmano, il governo tedesco ha permesso al proprio sistema giudiziario di mettere il comico sotto processo.
La triste conclusione sembra essere quella che ai jihadisti non occorre un “motivo” per uccidere gli occidentali. Essi attaccano anche la Francia che conduce operazioni militari in Medio Oriente e Nord Africa, e paesi come Spagna e Germania, che sono neutrali. È sufficiente per loro affermare che, secondo la dottrina islamica, la terra che un tempo era sotto il dominio musulmano sarà per sempre sotto il dominio islamico. Poiché la Spagna (“Al-Andalus” per gli islamisti) era sotto la dominazione islamica fino alla Reconquista cristiana (che ebbe inizio nel 722), e poi i musulmani furono espulsi nel 1492, secondo gli estremisti musulmani, il paese appartiene in modo permanente all’Islam e pertanto deve essere riconquistato.
Parlando del massacro di Barcellona, il filosofo francese Pascal Bruckner ha commentato:
“Nessuno è immune. (…) L’immagine che mi viene in mente è quella de La Peste di Albert Camus, un flagello che si abbatte su una città innocente. L’estensione dell’ambito della lotta jihadista è universale. I terroristi fanno pagare al mondo intero il loro fallimento. Colpiscono dove possono colpire. Cercare di compiacerli è inutile, è la nostra esistenza stessa che gli risulta insopportabile”.
Per parafrasare Trotsky, tu puoi non essere interessato a combattere il jihadismo, ma il jihadismo è interessato a combattere te.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.