I palestinesi dimenticati

I palestinesi dimenticati
di Khaled Abu Toameh 19 settembre 2017
Pezzo in lingua originale inglese: The Forgotten Palestinians
Traduzioni di Angelita La Spada
Sarebbe stato meglio se Ayman Qawasmeh e Issa Amro fossero stati arrestati dalle autorità israeliane. Se fosse accaduto, le loro vicende sarebbero finite sulle pagine dei principali quotidiani occidentali. La CNN e la NBC avrebbero potuto dedicare un intero programma alla loro disavventura. Ma senza alcuna implicazione di Israele, non c’è nessuna attenzione mediatica occidentale e le loro vicissitudini rimangono sepolte, insieme alla loro libertà.
Il gruppo sottolinea inoltre che ha documentato circa 472 casi di decessi per le torture inflitte nelle strutture di detenzione e nelle prigioni siriane negli ultimi anni.
Qualcuno vorrebbe conoscere le vere leggi sull’apartheid applicate ai palestinesi nei paesi arabi? Le informazioni sono facilmente disponibili: tutto ciò che occorre è che i media occidentali e il resto della comunità internazionale riflettano sulla loro ossessione per Israele e inizino a prestare attenzione alle vere vittime palestinesi: quelle che vivono nei paesi arabi.
In Siria, dall’inizio della guerra civile, sono scomparsi più di 1.600 palestinesi e centinaia sono stati uccisi. Ma questo non è il tipo di notizie riprese dai media mainstream in Occidente.
Per attirare l’attenzione della comunità internazionale e dei media, i palestinesi devono vivere in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza o a Gerusalemme. Sono questi i palestinesi fortunati le cui storie (e i drammi) ricevono regolarmente copertura da parte dei mezzi di comunicazione internazionali. Per quale motivo? Perché si tratta nella maggior parte dei casi di episodi spesso collegati, direttamente o meno, a Israele.
Non è un segreto che i giornalisti e i media mainstream occidentali abbiano sviluppato un’ossessione per Israele. Tutto ciò che Israele fa (o non fa) riceve un’ampia copertura mediatica, soprattutto se c’è un modo per accusare Israele di infliggere sofferenze ai palestinesi.
Se il presidente dell’Autorità palestinese (Ap) Mahmoud Abbas impone misure coercitive contro i due milioni di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza, negando loro farmaci, energia elettrica e stipendi, in qualche modo i media mainstream trovano il modo di implicare Israele.
Anche l’offensiva in atto lanciata da Abbas contro i media palestinesi, tra cui l’arresto di giornalisti e utenti di Facebook, pare che non faccia notizia, a giudizio dei media occidentali. Che importa se Abbas blocca 30 siti web di notizie a causa delle critiche mosse alle sue politiche e azioni? Che importanza ha se Abbas la settimana scorsa ha ordinato l’arresto del giornalista Ayman Qawasmeh, direttore di una emittente radiofonica privata di Hebron?
Qawasmeh è stato arrestato dopo aver criticato Abbas, chiedendo a lui e al suo primo ministro Rami Hamdallah di dimettersi. I giornalisti occidentali che si occupano del conflitto israelo-palestinese ignorano queste notizie solo perché, a quanto pare, non offrono alcun appiglio per prendersela con Israele.
Come se non bastasse l’arresto di Qawasmeh, le forze di sicurezza di Abbas hanno poi arrestato Issa Amro, un attivista palestinese di Hebron, per aver criticato su Facebook l’Autorità palestinese per la detenzione del giornalista, accusandola di soffocare la libertà di espressione.
Sarebbe stato meglio se Ayman Qawasmeh e Issa Amro fossero stati arrestati dalle autorità israeliane. Se fosse accaduto, le loro vicende sarebbero finite sulle pagine dei principali quotidiani occidentali. La CNN e la NBC avrebbero potuto dedicare un intero programma alla loro disavventura. Ma senza alcuna implicazione di Israele, non c’è nessuna attenzione mediatica occidentale e le loro vicissitudini rimangono sepolte, insieme alla loro libertà.
La tragica notizia dei palestinesi morti in Siria rivela l’approccio dei due pesi e due misure che i media internazionale adottano per quanto riguarda il Medio Oriente: se Israele non è coinvolto in qualcosa, i giornalisti non se ne occupano.
Ciò che accade ai palestinesi nei paesi arabi sembra essere piuttosto banale per la maggior parte del mondo. Pertanto, cosa succede se migliaia di palestinesi sono scomparsi o sono stati uccisi? Se è coinvolto un paese arabo, i media stanno alla larga.
Il Gruppo d’azione per i palestinesi in Siria (AGPS) afferma di aver documentato 1.632 casi di detenuti palestinesi, compresi donne e bambini, che sono scomparsi in Siria. Tra loro ci sono giornalisti, medici, infermieri e operatori umanitari. Secondo questa organizzazione per i diritti umani, i detenuti hanno subito “ogni forma di tortura” in varie strutture di detenzione e prigioni siriane.
L’AGPS afferma di aver documentato circa 472 casi di decessi per le torture inflitte nelle strutture di detenzione e nelle prigioni siriane negli ultimi anni. Il numero reale potrebbe essere molto più alto, tenuto conto del silenzio e delle severe restrizioni imposte dalle autorità siriane. I familiari non annunciano la morte dei loro cari per paura di una rappresaglia da parte delle autorità siriane.
In un altro report, il gruppo precisa che dall’inizio della guerra civile in Siria sono stati uccisi circa 3.570 palestinesi, tra cui 462 donne. Al contempo, il campo profughi di Yarmouk, in Siria, è stato sotto assedio da parte dell’esercito siriano per più di 1510 giorni

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Un altro campo profughi palestinese, quello di Dara’a, è rimasto senza acqua per più di 1247 giorni (A Yarmouk non c’è stata acqua potabile per 1088 giorni). Il report rileva inoltre che alla fine del 2016 più di 85.000 palestinesi sono fuggiti dalla Siria verso l’Europa, e più di 60.000 hanno trovato rifugio in Giordania, Turchia, Egitto e nella Striscia di Gaza.
Questi dati raccapriccianti sono la norma nei paesi del mondo arabo devastati dalla guerra, dove arabi e musulmani si spostano da un paese all’altro, si torturano e si uccidono a vicenda da molti anni. In modo preoccupante, il dramma dei palestinesi nei paesi arabi desta una scarsa attenzione internazionale. Questo silenzio ha conseguenze devastanti ed è direttamente legato alla sproporzionata copertura mediatica internazionale che viene riservata a Israele.
Si consideri che la notizia di un palestinese ucciso da un poliziotto o un soldato israeliano rischia di ottenere una maggiore attenzione rispetto alla vicenda di migliaia di palestinesi che vengono illegalmente incarcerati e torturati a morte in una paese arabo.
Potrebbero essere pubblicati un’infinità di articoli sul modo in cui i paesi arabi maltrattano i palestinesi, da come negano loro diritti fondamentali come la cittadinanza e l’uguaglianza a come li imprigionano e li torturano.
Qualcuno vorrebbe conoscere le vere leggi sull’apartheid applicate ai palestinesi nei paesi arabi? Le informazioni sono facilmente disponibili: tutto ciò che occorre è che i media occidentali e il resto della comunità internazionale riflettano sulla loro ossessione per Israele e inizino a prestare attenzione alle vere vittime palestinesi: quelle che vivono nei paesi arabi.

Khaled Abu Toameh è un pluripremiato giornalista che vive a Gerusalemme.