Il nuovo mondo che non c’è

Il nuovo mondo che non c’è e la ricostruzione necessaria

L’idea che gli uomini abbiano un compito da svolgere e un premio se lo svolgono è scomparsa.
Francesco Alberoni – Dom, 20/09/2020

L’idea che gli uomini abbiano un compito da svolgere e un premio se lo svolgono è scomparsa. Nelle religioni, dopo la fine del mondo, saremmo andati verso il nostro vero fine: la nuova Gerusalemme. In seguito però, anche se era caduta la speranza religiosa escatologica, per almeno un secolo gli uomini hanno continuato a sognare un futuro di perfezione per cui valeva la pena di spendersi, di lottare… La storia era una lunga marcia di avvicinamento alla felicità. I positivisti erano tutti inconsapevolmente dei messianici. E lo erano anche tutti i seguaci delle grandi ideologie totalitarie del XX secolo: comunismo, fascismo, nazismo.

Poi tutto è cambiato con l’affermazione della teoria della relatività di Einstein e i viaggi spaziali. Questi ci hanno mostrato che sono raggiungibili solo pianeti deserti. Per di più, fino a quel momento noi pensavamo di poter un giorno lasciare la Terra con una nave spaziale e andare a colonizzare altri pianeti, come è avvenuto nei secoli passati sulla Terra. Tutta la fantascienza della prima metà del Novecento è fondata su uno spazio libero, misurato in parsec, che si poteva percorrere in ogni direzione. Pensiamo all’impero galattico di Asimov. Ma dopo Einstein sappiamo che potrebbero occorrere migliaia di anni per raggiungere stelle dotate di satelliti abitabili. E dopo la globalizzazione siamo coscienti di essere intrappolati in questo piccolo pianeta e non ci saranno arcangeli salvatori e nuovi Cristoforo a darci nuovi mondi felici.

Di qui un senso di sfiducia e di tristezza. Non riusciamo ad allargare il nostro orizzonte. Al massimo pensiamo a trasformazioni scientifico-tecniche, a nuove relazioni economiche, politiche e sociali, come la creazione di una miglior rete web, a miglioramenti medici, ad una legislazione ecologica più efficace, a leggi che riducono le diseguaglianze e l’odio. Ma un nuovo mondo libero e felice, il futuro come redenzione da una condizione di dolore, la visione di un nuovo ordine ideale morale da raggiungere non riusciamo a immaginarlo. Questo ci indica la grandiosità del compito di ricostruzione che ci attende.

La foto del titolo : dalla rete