Non fu uno scontro di civiltà (2)

𝐍𝐨𝐧 𝐟𝐮 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐢𝐯𝐢𝐥𝐭𝐚̀
No, non fu uno scontro di civiltà quello che esplose l’11 settembre di vent’anni fa. Non si scontrarono la civiltà islamica e la civiltà cristiana.

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Non fu uno scontro di civiltà (2)

No, non fu uno scontro di civiltà quello che esplose l’11 settembre di vent’anni fa. Non si scontrarono la civiltà islamica e la civiltà cristiana. Fu piuttosto l’attacco barbarico dei fanatici islamisti a un occidente nichilista, ormai separato dalla sua civiltà e dai suoi principi. Scontro d’inciviltà, ritorno di barbarie.

I fanatici che attaccarono il cuore dell’Occidente ‒ non della Cristianità, altrimenti avrebbero colpito altri obbiettivi simbolici ‒ non venivano dall’Islam tradizionale ma si erano formati e istruiti in Occidente e aderivano a una versione ideologica di islamismo. Bin Laden e la sua famiglia ne erano il prototipo. Islamisti di ritorno, come si dice analfabeti di ritorno.

I fanatici radicalizzano l’Islam, lo usano come arma, come droga e come bandiera, applicando alla lettera alcune “sure” feroci del Corano. Il nichilismo occidentale, invece, è la degenerazione della libertà e la deriva della modernità, la libertà come rifiuto del destino, della natura, dei limiti e del sacro e la vita elevata a scopo di se stessa.

È sbagliato, anzi indegno, evocare lo scontro di civiltà per indicare la vendetta dei fanatici accecati dall’odio e dall’ideologia contro il predominio planetario degli Stati Uniti e dei loro alleati o “servi”. Prima di quel feroce attacco c’era stata la guerra del Golfo, e altre invasioni, ingerenze, incursioni, sanzioni che avevano acceso gli animi del fanatismo islamico e avevano risvegliato la Jihad: ma non fu Guerra santa, fu piuttosto rappresaglia e rivendicazione delirante di dominio contro la dominazione americana. La controprova è che nessuna guerra tra i popoli o stati islamici e popoli o stati occidentali poi scoppiò; ma restarono terrorismo e tensione, conflitti locali e insurrezioni, occupazioni e attentati, rappresaglie e bombardamenti. E lo scontro aperto l’11 settembre non unì l’Islam in un solo corpo, ma lo lasciò diviso tra sunniti e sciiti, tra iraniani e sauditi, e una miriade di fazioni ostili tra loro. Non ha mai preso corpo nemmeno un asse tra i paesi leader di area, la Turchia, l’Iran e l’Egitto. Né i paesi islamici si unirono nell’isolare e condannare i terroristi.

Semmai l’11 settembre generò più compattezza difensiva nell’Occidente, perché l’orrore del terrorismo, la paura e l’insicurezza diffusi in Europa come negli Usa li spinsero a sentirsi accomunati come potenziale bersaglio dell’odio islamista.

C’è un’immagine bellissima che rende bene il senso del conflitto o meglio dell’abissale differenza tra il fanatismo degli uni e il nichilismo degli altri. È l’immagine di due donne a confronto: una ha il velo che copre tutto il suo viso e lascia aperti solo gli occhi, secondo la tradizione islamica; l’altra ha il volto completamente scoperto, salvo gli occhi, che sono coperti da un lembo che ha la stessa dimensione dell’unica parte scoperta dell’altra donna velata. Due immagini speculari che dicono tutta la differenza tra il fanatismo che costringe i corpi a coprirsi e il nichilismo che induce alla cecità, al non vedere. La differenza, abissale, tra i due mondi sta nei due verbi adoperati: l’uno costringe, con la forza, la punizione, la morte; l’altro induce con la persuasione, la seduzione, la distrazione. I fanatici costringono, i nichilisti inducono.

È sbagliata solo la didascalia usata per indicare i due mondi: Oriente e Occidente. Ci sono altri Orienti, da quello russo, a quello cinese, a quello indiano, che non si riducono al fanatismo islamico. E c’è una storia dell’Occidente che differisce dal suo presente americano e globale. È sbagliato ridurre l’Oriente all’Islam ed è sbagliato ridurre all’Occidente quel che indica piuttosto la globalizzazione e la modernità nel suo stadio più avanzato.

Il nemico dei fanatici che colpirono l’11 settembre non era la civiltà cristiana, ma l’imperialismo occidentale e globale, la sua società profana e secolarizzata, che certo deriva dalla cristianità ma che ha infine sposato la tecnica, la finanza, il materialismo e l’edonismo, e per questo era considerato luogo di perdizione, regno di Satana. Avrebbero colpito una cattedrale, un luogo santo alla cristianità, se avessero voluto simbolicamente sfidare la civiltà cristiana; colpirono invece la potenza bellica e finanziaria statunitense, e i suoi templi profani – i grattacieli, le due torri, il Pentagono.

Anche l’Occidente non reagì agli attacchi richiamandosi alla Cristianità, alle Crociate, alla propria tradizione e civiltà; ma si armò per difendere la vita, la libertà, il progresso, il presente. Gli atei devoti del tempo e i teo-cons, inclusa Oriana Fallaci, non furono ascoltati, restarono testimoni e cantori di una guerra santa che poi non avvenne.

Il terrorismo riprese forza dieci anni dopo, con l’Isis, le minacce all’Occidente ripresero, restò l’odio contro gli americani e i loro alleati in Iraq, in Afghanistan e altrove, e per il loro legame con Israele. Ma non si tramutò in uno scontro di civiltà. L’Occidente, dal canto suo, rispose in modo schizofrenico tra ingerenze umanitarie, bombe pacifiste e accoglienza dei migranti islamici, non solo profughi, con pericolose infiltrazioni, subalternità alle altrui religioni. Fino a decidere, tardivamente e in modo disastroso, di ritirarsi dai paesi islamici e non impegnarsi più ad essere gendarmi del mondo ed esportatori forzati di libertà, diritti e democrazia.

Vent’anni dopo il mondo non è cambiato, almeno sul crinale tra Islam e Occidente. L’era che si aprì l’11 settembre non si è chiusa. Un conto in sospeso che tutti hanno pagato ma che nessuno ha saldato. Una ferita aperta, a volte sanguinante.

MV, La Verità (11 settembre 2021)