Questo è

Questo è

Health_00-150x150È tutta questione di… Naturale Provvidenza.

Altro che strage silenziosa, come la chiamano in questo periodo. Direi, invece, una strage, della nostra società mondiale, annunciata da anni, da decenni.

Vi sono comportamenti che per lo più sfuggono alla nostra attenzione ad esempio, come trattiamo i bambini e gli anziani. Il nostro modo di considerare, socialmente e culturalmente, queste due categorie esistenziali, perno di qualsiasi sviluppo personale e generale, indica lo stato reale e di salute di una cultura, di un popolo.

È noto che la visione dei cuccioli animali, e dunque anche dei cuccioli umani, abbassa in noi qualsiasi spinta aggressiva, proprio perché riemerge nella nostra memoria di specie ciò che si definisce schema infantile. E per un genitore che si possa davvero definire tale, il proprio figlio rimane proprio, per tutta la vita, sino alla morte. Manterranno sempre, padre e madre, quell’investimento parentale così ben descritto da R.L. Trivers nel 1972, grazie al quale diciamo che i figli sono sacri. Il termine sacrificio significa, etimologicamente e in ottica antropologico-mentale, rendere sacro il proprio fare. Con il sacrificio le azioni diventano sacre, ossia tanto separate da noi quanto eterne, perché il sacro unisce tramite la separazione. Il sacro è ciò che è separato, lontano, e grazie a ciò il sacro ci invita ad avvicinarci a lui, per rendere più sopportabile questa separazione. Ecco perché ognuno di noi, che abbia fede o meno, prega sempre e comunque, perché vuole rimanere vicino a ciò che ama, pur sapendo che questo amore deve camminare con le proprie gambe.

Ecco perché i figli sono sacri per ogni genitore, e lo restano per sempre, in questa vita e, penso io, anche altrove.

Bene, se tutto questo è vero, perché assistiamo a comportamenti secondo i quali i nostri genitori sono lasciati morire in totale solitudine, con un menefreghismo indicibile e senza la minima pietà? Ora, abbiamo una scusa plausibile e mondiale per comportarci da infami, ma quando tutti stavamo bene, in questo Occidente e in questa Europa, quale scusa potevamo avere? Che stavamo, appunto, tutti troppo bene?

Una simile catastrofe mondiale, perché di catastrofe si tratta, e lo vedremo col trascorre dei prossimi mesi ed anni, speriamo ci aiuti a capire quanto l’edonismo e il denaro siano stati talmente sopravvalutati da farci perdere ogni più elementare sentimento di giusta misura.

Ci sta pensando Covid-19 a realizzare in vita la Livella di Totò. Ognuno di noi, ogni società e popolo, si crede talmente diverso, migliore, specifico, nazionale, da aver perso di vista la propria banalità biologica, in nome della quale siamo molto più banalmente simili che superficialmente originali.

E si sta ripresentando a noi, nonostante tutte le blaterazioni della teoria della complessità, qualcosa di semplice e di essenziale, ossia una scelta fra sole due opzioni. Possiamo scegliere la solidarietà universale per andare avanti, una solidarietà fra tutti gli esseri viventi (e dunque anche con la Natura di cui siamo membri), oppure continuare a scegliere le differenze economico-finanziarie, che distruggono facendoci credere di costruire.

Stiamo, Deo Gratias, ritornando alla preistoria delle nostre scelte post-moderne: bianco o nero, giusto o sbagliato, vero o falso. Ci sta pensando la nostra biologia di fronte ad un virus a farcelo capire, al di là di qualsiasi vana espressione di potere.

Che ci piaccia o no, sta toccando a tutti.

Questo è, punto.

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).