Everest – la discarica più alta del mondo

Everest, i turisti scalatori stanno distruggendo un luogo del mito, trasformandolo nella discarica più alta del mondo

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Eppure dovrebbero essere persone che amano l’ambiente. Un forsennato turismo low cost ha ridotto la più alta montagna del mondo in una discarica a cielo aperto. Inutili multe e depositi cauzionali

di Antonio Galdo

RIFIUTI MONTE EVEREST

Stiamo distruggendo l’Everest. Una montagna entrata nella storia, prima ancora che nella geografia, per il valore delle sue cime, la bellezza unica, e l’enorme fascino per l’intera comunità mondiale degli scalatori, si è ormai trasformata in un’immensa discarica a cielo aperto, tanto da guadagnarsi il titolo di “discarica più alta del mondo”. Un luogo dove nessuno, a parte qualche tentativo in ordine sparso, riesce a fare qualcosa di davvero definitivo. Nelle ultime settimane, un team di 14 volontari ha recuperato ben tre tonnellate di immondizia e punta a raccoglierne altre sette nei prossimi 45 giorni.

L’Everest si sta così trasformando in un luogo-simbolo di come l’uomo possa distruggere l’ambiente, mettendo insieme piccole e grandi azioni che portano allo stravolgimento del luogo. Da un lato l’impotenza complice e rissaiola dei due governi, la Cina (il Tibet) e il Nepal, sul cui territorio ricade la montagna, dall’altro il turismo selvaggio e la sua fabbrica di interessi, mischiati con i comportamenti assurdi dei visitatori, che pure dovrebbero essere persone amanti della natura. Al centro, come effetto-volano di questo degrado il surriscaldamento climatico che, alterando le temperature, rende ancora più tossici, e difficili da smaltire i vari tipi di rifiuti che si stanno accumulando sulle cime asiatiche.

Intanto, proprio per far fronte alla situazione ormai fuori controllo, la Cina ha deciso di chiudere l’accesso ai turisti al campo base dal lato tibetano della montagna: d’ora in poi, vi potranno accedere solo coloro che hanno ottenuto il permesso per scalare la vetta. Circa 300, ogni anno, quelli rilasciati.

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(Fonte: Yahoo Sport)

INQUINAMENTO MONTE EVEREST

Il danno è mostruoso. Soltanto nel 2017 sono state depositate lungo il percorso della montagna 2,5 tonnellate di spazzatura varia (anche bomboli e resti di tende e di attrezzature per gli scalatori) e 1,5 rifiuti umani. In pratica uomini e donne che si avventurano sulle cime dell’Everest confondono questa montagna con un bagno pubblico e con una discarica a cielo aperto. Le operazioni di pulizia, con questi ritmi di sporcizia in aumento, diventano impossibili e di scarsissima efficacia. In un solo mese, l’aprile scorso, sono state raccolte qualcosa come 8,5 tonnellate di immondizia, ma non è servito a molto.

A nulla sono servite anche alcune restrizioni per i gruppi che fanno il giro della montagna. Devono lasciare un deposito cauzionale di 4mila dollari, ma nessuno riceve multe o sanzioni e puntualmente il denaro viene restituito ai visitatori. Impossibile calcolare danni e responsabili.

Poi ci sono interventi che vengono di volta in volta annunciati, ma mai realizzati. Si pensa a creare aree con bagni pubblici “leggeri”, ma anche questa soluzione non è mai stata realizzata fino in fondo. E si parla di piccoli impianti a biogas in grado di trasformare le cacche umane in fertilizzanti: teoria, progetti sulla carta, nulla di utile per salvare l’Everest.

INCIVILTÀ SCALATORI MONTE EVEREST

L’inciviltà degli scalatori è alimentata da un turismo low cost, selvaggio, che ha trasformata la più bella montagna del mondo in un luogo facile da raggiungere per scattare selfie e inquinare indisturbati. E il surriscaldamento climatico ci ha messo il suo: sciogliendosi i ghiacci, i rifiuti si frammentano ma vanno in circolazione, diventando così ancora più ardua qualsiasi operazione di pulizia.

La prima avventura realizzata con successo sulle cime dell’Everest risale a 65 anni fa, e da allora la montagna più alta del mondo (8.848 metri di altezza) è diventata una meta super popolare di visitatori e scalatori della domenica. Nessuno, di fronte al dio denaro e alla ricchezza che arrivava da questa industria, ha pensato mai di regolamentarla e di ordinarla per evitare lo scempio. Chissà che cosa ne penseranno di questo disastro, guardandolo dall’alto, gli antichi promotori del successo dell’Everest.

Nel 1865 fu l’inglese Andrew Waugh, allora governatore britannico delle Indie, che volle dare questo nome alla montagna, in onore di George Everest, l’uomo che per tanti anni aveva guidato le spedizioni dei geologi inglesi tra la Cina, il Tibet e il Nepal. Oggi stiamo assistendo alla sua distruzione.

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(Nell’immagine, una parte delle tonnellate di bombole recuperate sul monte Everest. Fonte: Yahoo Sport)