VIESTE – A volte ritornano: la Foca monaca

Cari amici,
in questo numero di Logbook, ho voluto scrivere un articolo su un animale in via di estinzione in tutto il Mediterraneo, anche se vi sono pallidi segnali di una ripresa.
Tra questi è l’avvistamento straordinario avvenuto a Vieste. Nella rivista vi sono tanti altri interessanti servizi, sicuramente di vostro interesse.
Quindi, buona lettura e, mi raccomando suggeritemi fatti o eventi di una certa importanza, meritevoli di essere raccontati a tutti.

Appassionatamente.  Franco Ruggieri


foca-monacaA volte ritornano: la Foca monaca

Almanacco Viestano – a cura di Franco Ruggieri

G iuseppe Ruggieri aveva realizzato una interessante ricerca faunistica sulle specie che recentemente si erano estinte sul Gargano. Spesso ne parlavamo, approfondendo
gli argomenti che inevitabilmente terminavano, con la speranza di rivedere nella nostra terra, animali ormai scomparsi, un tempo abbondanti.

Il Lupo appenninico estinto a causa di una campagna di sterminio alla stricnina condotta sul Gargano dallo specialista austriaco Hoffmann.
Il Picchio rosso di cui si rinvenne l’ultimo esemplare sul mercato di Foggia nel 1907 e lo Scoiattolo appenninico, entrambi estinti a causa del taglio dei grandi patriarchi verdi nei nostri boschi.
La Lontra estinta a causa Ndella bonifica delle paludi avvenuta dall’epoca fascista ai giorni nostri e dai veleni in agricoltura che hanno inquinato il suo habitat.
Vecchi contadini raccontavano di avere visto, fino all’inizio del secolo scorso, esemplari di Lontra nell’allora Lago di Chiara (Località Portonuovo). E poi la Cicogna bianca (antico simbolo araldico della Puglia), il Fenicottero rosa ed il Pellicano europeo, da tempo scomparsi dalle zone paludose di Manfredonia e Margherita di Savoia, come anche la Gallina prataiola un tempo abbondantissima nelle steppe pedegarganiche.
Ed in ultimo la mitica Foca monaca, di cui raccontavano gli ortolani e i vignaioli di sotto il Ponte e di dietro il Ponte, che nottetempo si inoltrava nei campi per fare incetta di uva ed altra frutta dolce.
Anche di questa specie gli avvistamenti a Vieste risalgono ad un’epoca che va tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Alle Isole Tremiti, invece, questa fu avvistata fino ad epoca abbastanza recente.
I nostri capitani di Trabaccolo raccontavano che ne vedevano a gruppi crogiolarsi al sole, quando incrociavano l’isola di Pianosa e, ciò fino ai primi anni dell’immediato dopoguerra (II guerra mondiale).
In vero, a partire dagli anni novanta del novecento, grazie a leggi più restrittive in campo venatorio e ambientale e ad una sempre più crescente coscienza ecologica della popolazione italiana, si è assistito ad eccezionali ritorni naturali, ossia senza introduzioni programmate. E’ tornato il Lupo che dall’area del Parco Nazionale d’Abruzzo ha riconquistato vasti territori dell’Appennino fino al Gargano e, addirittura, delle Alpi arrivando ad insediarsi sui Pirenei. Fenicotteri e Cicogne sono ormai abbondanti nei nostri cieli grazie alle nidificazioni nelle Saline di Margherita e nei territori circostanti.
Sono stati perfino osservati dei Pellicani (il primo gruppo fu osservato da chi vi scrive nel luglio del 2000 nella Riserva Naturale della Palude Frattarolo).
E della Foca monaca? Niente o meglio quasi niente. Gli ultimi esemplari nati in Sardegna risalgono alla fine degli anni ’70 del secolo scorso e, poi solo avvistamenti sporadici tra la Sardegna e la Puglia, di esemplari erratici, provenienti dalla Croazia o dalla Grecia in cerca di nuovi spazi.
Negli anni ’90 alcuni viestani ebbero la fortuna di avvistarla a Pelagosa (Pasquale Fabrizio ed il Dott. Franco Ragno).
Franco Tassi, Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, fece una ricerca sulla popolazione in Croazia, dove era rimasto un nucleo certo nell’isola militare di Vis
ed isole circostanti (circa 30 esemplari stimati). In quegli anni il WWF Italia di concerto con il WWF Internazionale lanciò una grande campagna di sensibilizzazione,
per la salvaguardia della Foca monaca in tutto il Mediterraneo, costituendo il Gruppo Foca Monaca, di cui ho fatto parte (Resp. Emanuele Coppola). Si stimava una popolazione approssimativa di 120 – 200 esemplari, sparsi tra la Grecia (Isole Sporadi) e la Turchia.
Nel luglio del 1994 Luigi Guarrera mi invita a partecipare ad un progetto Foca Monaca in Albania. Da Vieste andammo in tre: io, mio fratello Luigi e Paolo Rignanese. Osservammo una nutrita colonia di Pellicano riccio (dalmatino) nella Laguna di Karavasta, ma niente Foca monaca nei litorali circostanti.
Invece, in un precedente approdo a Pelagosa (Croazia) nel 1993, i faristi mi raccontarono che ogni tanto vedevano uno o due esemplari che si aggiravano tra gli scogli e gli anfratti più nascosti. Anche a Lagosta (Lastovo) Tonci ci raccontò che ogni tanto qualcuno faceva occasionali incontri.
Nel settembre del 1994, io e Franco Matassa (Resp. della sezione WWF di Vieste) decidemmo di fare una ricerca storica sulla Foca monaca alle Isole Tremiti (qui, come in altre parti d’Italia, era chiamata Bue marino dal verso dei piccoli).
Incontrammo gli anziani pescatori per farci raccontare i loro avvistamenti. Parlammo con l’ex-sindaco Amerigo Carducci che la osservò più volte a Punta dello Spido. I pescatori che calavano il filacciuolo a Pianosa (tipo di palancaro con crine di cavallo), ci raccontarono che spesso dei dentici si trovava solo la testa.
Altre volte capitava che la Foca addentava il pesce mentre issavano il filacciuolo.
Ci facevano capire che era uno scomodo antagonista, ma mai l’avevano attaccata, a differenza dei pescatori molfettesi che la disturbavano, e non poco, pescando con la dinamite. Pio Fumo ci raccontò che la causa principale della scomparsa del grande nucleo di Pianosa fu la seconda guerra mondiale, in quanto su di essa gli aeroplani, prima dell’atterraggio, scaricavano le bombe non lanciate sugli obiettivi. Il campione del mondo di pesca subacquea Arturo Santoro, invece, fece l’ultimo avvistamento di Foca a Tremiti. Era la fine del mese di settembre dell’anno delle Olimpiadi di Roma (1960) e la vide col sole calante nel tratto di mare tra S. Domino e Capraia.
Secondo Arturo, la Foca monaca a Tremiti non si è estinta ma è trasmigrata in mari più tranquilli, verso le isole croate. L’avvento del turismo di massa con l’apertura del Villaggio del Touring Club e la sostituzione delle imbarcazioni a remi e vela con quelle a motore, sono state le cause principali della sua scomparsa.
L’episodio più toccante ce lo raccontarono Giovanni Alfarano e la moglie viestana Pasqua Vieste (Carluccetta).
Verso la fine della guerra, a Tremiti vi era l’occupazione inglese (neozelandesi). Una mattina mentre stavano sul loro balcone della casa di San Nicola, proprio sul porticciolo, videro una foca che attraversava il canale tra S. Nicola e San Domino e, subito dopo udirono il crepitare di una mitragliatrice.
L’agonia, nel mare insanguinato, fu breve. La Foca continuò a dimenarsi per un po’ e poi sprofondò. L’avevano uccisa per puro divertimento.
Franco Ruggieri