Cashback, la grande incognita

Cashback, la grande incognita: “Perché i soldi sono a rischio…”

Il cashback tra ritardi e disservizi. Un mese di passi falsi del governo nel racconto di chi ha provato a usare l’app IO e per ora non ha ancora visto un centesimo
Andrea Indini – Lun, 25/01/2021

Il cashback è stato sin dall’inizio un lontano miraggio. Ad oggi nulla è cambiato. Anzi, qualcosa potrebbe anche essere peggiorata. La scorsa settimana molti si erano lamentati del fatto che il portafoglio all’interno dell’app Io non fosse fermo all’8 gennaio.

Le operazioni effettuate ai fini del cashback con le proprie carte, specialmente quelle fatte tramite contactless, avevano smesso di essere registrate. “Entro il 20 gennaio – assicurava un avviso dell’applicazione – verranno recuperate le eventuali transazioni PagoBANCOMAT mancanti”. Per Federconsumatori è stata la riprova di problemi tecnici dovuti forse al sovraccarico, di cui i gestori dell’app sono consapevoli ed a cui stanno tentando di porre rimedio”. Il punto è che sin dai primi di dicembre, quando cioè è partita l’intera operazione, ritardi e disservizi hanno caratterizzato l’ennesimo flop del governo giallorosso.

La riffa del cashback parte subito in farsa. “Ai primi di dicembre mi sono preparo scaricando lo spid”, ci racconta un operatore di Borsa, assiduo lettore del Giornale.it, che con noi ha voluto condividere tutte le difficoltà riscontrate con quello che a detta del premier Giuseppe Conte avrebbe dovuto essere “il primo passo verso la digitalizzazione del Paese nei pagamenti”. E, se il buongiorno si vede dal mattino, che di tipo di giornata sarebbe stata lo abbiamo capito subito l’8 dicembre. “Provo tutta la mattina ma non riesco – ci racconta il nostro lettore – non capisco se è un problema di spid o di sovraccarico”. Soltanto a tarda sera risulta tutto a posto. O quasi. L’app non è così immediata per chi non ha dimestichezza con certe sistemi di pagamento. “Il 9 dicembre faccio i primi acquisti – continua – solo l’indomani mi accorgo di non aver attivato il collegamento con le banche”. L’11 si ricomincia da capo. Nuovo problema: cosa comprare? Non sono giorni facili per lo shopping. Milano (e la Lombardia) sono ancora arancione e così le limitazioni impediscono il classico struscio in centro per fare i regali di Natale. In molti, poi, si erano già attrezzati online per evitare di rimanere tagliati fuori all’ultimo momento. Per ottenere il primo cashback, però, il ministero dell’Economia ha fissato un obiettivo arduo da raggiungere: dieci transazioni entro fine anno. “Dopo i primi due giorni mi accorgo che è difficile – ci racconta il lettore – Amazon fa strage di ‘strisciate’ che non valgono ai fini del conteggio per il cashback”. Cosa resta, dunque? “Il supermercato e la farmacia visto che in periferia non c’è neanche una libreria…”.

Quando finalmente la Lombardia passa da arancione a gialla, il centro di Milano e le vie dello shopping tornano a popolarsi. E subito il governo punta il dito contro gli assembramenti che inevitabilmente si registrano in quasi tutte le città d’Italia. Le persone che si mettono in coda per fare i regali di Natale vengono demonizzate e su di loro viene puntato il dito. L’accusa è di mettere a rischio i sacrifici sin qui fatti dagli italiani, di mettere a rischio le festività. Sui talk show si accalcano i soliti virologi allarmisti che tuonano anatemi e avanzano previsioni a tinte fosche. Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri va a Che tempo che fa parla di “insopportabili assembramenti di persone” e minaccia l’avvento della terza ondata. “Il desiderio, comprensibile, di tornare alla normalità deve aspettare un altro po’ di tempo – dice – serve il vaccino, arriviamoci”. E sì che è stato il governo giallorosso a inventarsi il cashback natalizio con tanto di premio extra escludendo gli acquisti online per incentivare quelli nei negozi. In molti gli hanno dato retta e si sono fatti prendere la febbre del rimborso. I dati diffusi dal governo a primi di gennaio parlano di oltre 5 milioni e 700mila italiani che si sono registrati.

“Quando ho scaricato l’app Io – ci racconta il lettore – l’ho messa al centro della prima schermata del mio smartphone”. Ben presto si accorge di controllarla in continuazione. Col dito va a cercare il numero delle transazioni effettuate che non vengono mai registrate immediatamente. Alcune arrivano il giorno dopo, altre dopo tre o quattro giorni dopo. “Finalmente arriva il 31 dicembre – continua – l’obiettivo è raggiunto: sono riuscito a fare 15 transazioni e a portami a casa 42,01 euro”. Pochi spicci. Deciso di darli in beneficenza. Quando arriveranno il prossimo primo marzo. Nel frattempo la raccolta riparte da zero. Per il primo semestre del 2021 serve un nuovo obiettivo: rientrare nei primi 100mila per provare a incassare il premio da 1.500 euro. “Non dev’essere poi così difficile – si dice – molta gente non avrà nemmeno scaricato l’app IO per paura di dover dare la carta di credito e rivelare i movimenti del proprio conto corrente… è la stessa gente che non si fa alcun problema a cedere i propri dati a Amazon, Google, Paypal, ma questo è un altro discorso. Meno sono, meglio è per me”. Questo il ragionamento. Puro e semplice.

Con il nuovo anno, il nostro lettore decide di fare qualunque transazione con la carta di credito o con il bancomat. Anche i 2 euro e 40 centesimi dal panettiere o l’euro e cinquanta dal giornalaio. L’obbiettivo del governo giallorosso è proprio questo: abituare a poco a poco la gente ad usare le carte di credito per eliminare il contante. “Nei primi dieci giorni di gennaio – ci spiega – faccio mediamente un paio di transazioni al giorno. In attesa che mi diano la posizione in classifica, continuo a guardare l’app IO”. Fino al 18 gennaio non succede nulla. Poi il primo resoconto: 31 transazioni, 42.910° posto in classifica. “Mi informo in giro – ci confida – chiedo agli amici e alle persone che conosco se stanno facendo anche loro la corsa al cashbak: la maggior parte non lo fa perché è convinta che alla fine non daranno i soldi promessi”. Anche nei corridoi della politica si inizia a sussurrare che l’operazione verrà sospesa per destinare i soldi alla ristorazione. L’ipotesi è stata avanzata nei giorni scorsi da Italia Viva. “Le necessità economiche evolvono di mese in mese – ha il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, ai microfoni di Radio Anch’io – francamente non escludo mai niente, ho imparato questo perchè il Covid ci ha obbligato a ragionare in maniera diversa dall’ordinario”. Si vedrà. Nel frattempo chi si è avventurato nell’impresa non molla. Anche per il nostro lettore è diventato una sorta di chiodo fisso: “Mi accorgo di consultare l’app IO in ogni momento. Fino a qualche settimana fa mi alzavo alle 3 di notte – ci confida – per consultare borse asiatiche, futures, valute e Bitcoin. Ora l’applicazione bianca e blu è la prima cosa che guardo”. Intorno alle 8,30 di ogni mattina viene aggiornata la posizione. “Non va bene – ci dice – c’è chi mi supera 52.100, 56.501, 65.801… È una guerra lunga ed estenuante”. Sempre col solito dubbio: pagheranno? “Ci risentiamo il primo marzo – ci scrive – e vediamo se hanno pagato il cashback di dicembre”.

Sulla data dei rimborsi può cascare un’altra tegola legata alla crisi di governo. Un esecutivo ballerino potrebbe avere grossi problemi nelle Commissioni. E proprio sul cashback è intervenuto l’ex vicemnistro all’Economia, Enrico Zanetti: “Quando poi in commissione bilancio vai sotto e passano emendamenti che, ad esempio, azzerano i 4,7 miliardi di cashback stanziati sul 2021 e 2022 per chi già paga con carta di credito e li usano per finanziare 4,7 miliardi in più di ristori a chi non sta incassando un euro, forse ti rendi conto che non stai governando un bel niente. E per fortuna…”. Un avvertimento non da poco. Le risorse per i rimborsi potrebbero saltare del tutto