Cibo sintetico, stop alla carne in vitro

Cibo sintetico, il ddl passa in Senato: stop alla carne in vitro, scoppia la polemica

20 luglio 2023

Vietati produzione, importazione, utilizzo e commercializzazione. La misura torna alla Camera. Altri Paesi, dagli Stati Uniti a Singapore, si stanno invece muovendo a favore

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Il disegno di legge sul cibo sintetico, che ne vieta – in via precauzionale – la produzione, l’utilizzo, l’importazione e la commercializzazione, è stato approvato in Senato.

Con 93 i voti a favore, 28 i contrari e 33 gli astenuti. Il ddl, che passa ora alla Camera, costituisce la prima stretta legislativa in Italia sui mangimi e gli alimenti sintetici, che più propriamente andrebbero definiti “coltivati“. Nel provvedimento, che conta sei articoli in tutto, è contenuta anche una norma che proibisce la denominazione “carne” per gli alimenti ottenuti da proteine vegetali.

La produzione del cibo sintetico

Nel cibo coltivato rientrano gli alimenti e le bevande prodotti a partire da colture cellulari o tessuti di animali vertebrati. Le cellule vengono raccolte senza la macellazione dell’animale e introdotte in un terreno di coltura ricco dei necessari materiali di crescita. Inserite poi in enormi contenitori – detti bioreattori – vengono stimolate in modo da indurne la moltiplicazione. Tale stimolazione avviene grazie a sostanze nutrienti, di cui una parte è estratta dal liquido amniotico dei bovini. Ciò significa che per la carne coltivata è comunque necessario l’allevamento di animali, anche se in misura molto inferiore. Dal processo esce infine un prodotto dall’aspetto e dal sapore simile a quello della carne tradizionale.

Tutelare la salute umana, gli interessi dei cittadini e il patrimonio agroalimentare

Il provvedimento appena approvato a Palazzo Madama, fortemente voluto dalla maggioranza, mira a garantire il massimo livello di tutela della salute umana e degli interessi dei cittadini. A ciò si aggiunge la volontà di preservare il patrimonio agroalimentare italiano, un insieme di prodotti di rilevanza strategica in chiave di interesse nazionale. La misura è stata promossa dal ministero dell’Agricoltura e dal ministero della Salute. All’iniziativa legislativa hanno aderito oltre 3 mila comuni e alcune delle maggiori organizzazioni di categoria, in primis Coldiretti.

Da una sanzione di 10mila euro alla chiusura degli stabilimenti

In caso di violazione dei divieti, il provvedimento prevede sanzioni amministrative pecuniarie: da un minimo di 10mila euro, a un massimo pari al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso prima di accertare la violazione. Prevista anche la confisca del prodotto illecito, nonché sanzioni amministrative interdittive: si rischia la chiusura dello stabilimento di produzione per un periodo di tre anni e l’impossibilità di accedere a contributi, finanziamenti, mutui agevolati e altre erogazioni, concessi dallo Stato, dall’Unione europea o da altri enti pubblici per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale. Le sanzioni si applicano a chiunque abbia promosso, finanziato o agevolato in qualsiasi modo le condotte ritenute illecite.

Monitoraggio affidato a diversi soggetti

Il monitoraggio dell’attuazione delle misure sarà effettuato nell’ambito delle attività del ministero della Salute e di quello dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste. I soggetti responsabili dei controlli sono i Nuclei antisofisticazione e sanità (Nas), il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri (Cufa), il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela, della qualità e repressioni di frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura e, per i prodotti della filiera ittica, il Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera.

Per Lollobrigida l’Italia è il primo Paese a muoversi in questa direzione

L’approvazione in Senato è stata salutata positivamente dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ritiene il ddl un provvedimento “che ci pone all’avanguardia nel mondo“. L’esponente di Fratelli d’Italia ha festeggiato con un post sui social: “Siamo il primo Paese a vietare commercializzazione, importazione e produzione di cibo sintetico. Un altro fondamentale passo nell’unica direzione che il Governo Meloni conosce: quella dell’interesse nazionale. Avanti così, per l’Italia”.

 

Per Centinaio bisogna proteggere le eccellenze dell’agroalimentare italiano

Per l’ex ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, “non c’è nessun intento oscurantista nel disegno di legge approvato in Senato, come vorrebbe far credere la sinistra. La ricerca vada avanti, ci garantisca la massima sicurezza degli alimenti prodotti in laboratorio e poi ne riparleremo”. L’esponente della Lega ha poi messo in discussione “i nobili intenti etici usati, anche in buona fede, da alcuni sostenitori dei cibi coltivati”: dietro queste posizioni “si nascondono in realtà gli interessi finanziari di chi vorrebbe immettere sul mercato prodotti alimentari di serie B per competere con le nostre eccellenze, con effetti sulla salute ancora ignoti“.

Per le opposizioni è un “no ideologico”

Critiche le opposizioni. “Mentre tutto il mondo potrà elaborare dati e fare ricerca l’Italia dice un secco no ideologico“, ha dichiarato la senatrice del Partito democratico Ylenia Zambito. “Lo facciamo in nome della difesa del Made in Italy. Mi sento di dire che forse è esattamente il contrario: distruggiamo completamente la possibilità di far nascere un’imprenditoria italiana nel settore”.

Per il senatore del Movimento Cinque Stelle Orfeo Mazzella il governo ha negato la possibilità di fare ricerca pubblica sulla carne sintetica: “In questo disegno di legge la ricerca è assente, manca un atto di indirizzo politico e il nostro emendamento avrebbe permesso di aggiungere questa possibilità, ma è stato bocciato”. Critiche al governo anche dal segretario di +Europa Riccardo Magi: “Sono negazionisti sui vaccini, negazionisti del clima e ora negano il progresso scientifico vietando la carne coltivata”. Per Magi il ddl “non è altro che una operazione nostalgia in nome dell’autarchia alimentare spacciata per difesa del Made in Italy”. Si sfilano invece i senatori del Terzo Polo: quelli di Italia Viva hanno votato a favore del provvedimento, mentre quelli di Azione si sono astenuti.

Singapore, Stati Uniti e Unione europea: i Paesi a favore del cibo sintetico

Il ddl appena approvato in Senato va in direzione opposta rispetto a quanto sta accadendo in altre parti del mondo. Il primo Paese ad approvare la vendita delle alternative proteiche alla carne fu Singapore, nel 2020, che rese disponibili nei supermercati il “petto di pollo” e i “bocconcini di pollo” prodotti da Good Meat. Da allora si sono mossi molti altri Paesi: da ultimi gli Stati Uniti, che il 21 giugno hanno approvato a livello federale la vendita della carne coltivata di pollo. Anche alcuni Stati dell’Unione europea si stanno muovendo in questa direzione. Capofila sono i Paesi Bassi, che hanno approvato una legge che consente la degustazione del cibo sintetico e che nel 2022 hanno stanziato 60 milioni di euro per favorire la crescita dei laboratori. In prima linea anche la Spagna, che già nel 2021 aveva stanziato oltre 5 milioni di euro per lo studio degli impatti sulla salute, specificatamente nella prevenzione della dislipidemia e del cancro al colon. Tra i primi a muoversi anche il Regno Unito, che nel 2021 ha concesso la sua prima sovvenzione – 1 milione di sterline in totale – a un’azienda del settore, per sostenerne lo sviluppo della tecnologia per il cibo coltivato.

 

Gli Stati Uniti primi per investimenti e compagnie attive nel settore

Dal punto di vista degli investimenti, al primo posto ci sono gli Stati Uniti, che nel 2021 hanno stanziato quasi 700 milioni di dollari per la ricerca e sviluppo. Seguono Israele, che nel 2021 ha stanziato 475 milioni, e Paesi Bassi, con 57 milioni. Al quarto posto c’è Singapore, con 41 milioni, poi il Regno Unito con 36 milioni, il Sudafrica con 17 milioni, la Cina con 11 milioni, la Francia con 10 milioni, la Germania con 9 milioni e l’Australia con 6 milioni. Anche per quanto riguarda le compagnie attive nel settore, gli Stati Uniti figurano in prima posizione, con 26 aziende censite nel 2021 dal think tank Good Food. Segue Israele con 14 aziende, poi il Regno Unito con 12. Nell’Ue se ne contano 16, di cui una in Italia.

Svariati milioni di euro stanziati dall’Unione europea nella ricerca

L’Unione europea si è infatti già incamminata in questa direzione. Lo stesso portavoce della Commissione, Stefan De Keersmaecker, aveva dato l’“ok al cibo prodotto in laboratorio, basta che rispetti i nostri standard nutrizionali”. A livello comunitario esistono vari progetti in quest’ambito: 9 milioni di euro sono stati stanziati per la ricerca di ingredienti a base di fermentazione per migliorare il sapore del cibo sintetico, 7 milioni per lo studio degli “scenari sulla potenziale accettazione da parte dei consumatori” e altri 9 milioni per la ricerca su come ridurre il costo di produzione, ancora troppo elevato per competere con l’industria della carne tradizionale. Alla luce di queste iniziative, l’Italia sembra muoversi in direzione contraria rispetto all’Unione europea e ad altri Paesi del mondo. Una direzione che, con tutta probabilità, verrà confermata in occasione del voto alla Came

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