Il Fisco ora batte cassa?

Il Fisco ora batte cassa? Ecco quando non si paga

Sebbene si potrà andare incontro ad rottamazione delle cartelle esattoriali, non è tutto oro quello che luccica: si teme una valanga di richieste di denaro da parte dello Stato dopo i mesi di lockdown. Ecco quali sono le procedure
Alessandro Ferro – Ven, 03/07/2020

Finita l’emergenza Coronavirus se ne prospetta un’altra: il Fisco sta per bussare alle porte degli italiani per tutto ciò che riguarda le cartelle esattoriali. “Se non si interviene per tempo, da ottobre gli italiani saranno subissati da 22 milioni di atti di riscossione, per metà cartelle, dell’Agenzia delle Entrate.

Non è una nostra supposizione ma un dato reale confermato nel corso dell’audizione alla Camera del direttore dell’Agenzia Ernesto Maria Ruffini”.
Quali sono le procedure in atto

Lancia l’allarme il deputato di Forza Italia, Antonio Martino, il quale teme che una valanga di richieste di denaro da parte dello Stato e del Fisco stia per travolgere i cittadini e le imprese. È per questo motivo che sarebbe “necessario intervenire subito e farlo bene”, sottolinea il politico. “Chi ha delle pendenze può saldare in un’unica soluzione entro il 31 ottobre 2020 con uno sconto del 40% o mediante rateizzazione nell’arco di cinque anni con uno sconto del 20% e l’applicazione di un tasso di interesse del 3%, oppure ancora mediante rateizzazione per venti anni con l’applicazione di un tasso di interesse del 2%”, afferma Martino all’Agi. È partita, dunque, la corsa contro il tempo per fronteggiare la drammatica situazione economica che in questo momento stanno vivendo migliaia di contribuenti, professionisti, lavoratori autonomi, giovani imprenditori e titolari di aziende di qualunque dimensione. Ma quali sono le procedure di rottamazione del 2020?

La legge attuale. La rottamazione delle cartelle esattoriali contenente anche contributi previdenziali è una misura introdotta nel 2018 con l’art. 3 del Decreto Legge n. 119/2018 che ha permesso a molti contribuenti di mettersi in regola con il Fisco, pagando il debito dovuto senza interessi e sanzioni. Mentre la “Rottamazione-ter” che insieme al saldo e stralcio permetteva di pagare il saldo del dovuto a rate in cinque anni, il nuovo decreto legge ha predisposto per il 2020 la proroga di tutte le rate, anche quelle scadute, che si potranno pagare entro e non oltre il 10 dicembre.

Arriva la “pace fiscale”. Ci sono due opzioni diverse: secondo quanto previsto dai decreti di emergenza, il saldo delle imposte sospese per i mesi di marzo, aprile e maggio, dovrebbe essere effettuato il prossimo 16 settembre in un’unica soluzione oppure in 4 rate, una al mese fino a dicembre. Questo significa che le rate scadute il 20 febbraio 2020, 31 marzo 2020 e 30 maggio 2020 si potranno pagare tutte entro il 10 dicembre ma non è ammessa la tolleranza dei cinque giorni. Anche se non sono previsti interessi, il problema principale è legato all’attività economica che stenta a ripartire: la paura è che a settembre non si sia ancora in grado di saldare i tre mesi arretrati oltre ad i versamenti ordinari. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato che nel decreto di luglio sarà introdotta la possibilità di una rateizzazione più lunga. Il pagamento delle tasse arretrate di marzo, aprile e maggio, quindi, potrebbe proseguire anche nel 2021.

L’operazione. A questo punto, prende corpo l’idea di un nuovo mega stralcio delle cartelle esattoriali dopo quello che, negli anni scorsi, ha portato alla cancellazione dei debiti inferiori a mille euro nei confronti della vecchia Equitalia più datati (dal 2000 al 2010). Il problema è importante: il Fisco deve ancora riuscotere 954 miliardi di euro di tasse. Il 40% di queste, circa 400 miliardi, sono ormai da considerare non più incassabili. In più, 153 miliardi sono dovuti da soggetti falliti, quasi 119 miliardi andrebbero chiesti a persone decedute e 109 miliardi di crediti sono rivolti verso nullatenenti. Per l’Agenzia, come si legge sul Messaggero, avere questi crediti inesigibili ha un costo piuttosto alto. L’idea migliore sarebbe di cancellarli e ripulire il bilancio pubblico da queste scorie. L’eventuale “operazione di pulizia” dovrebbe accompagnarsi anche ad una nuova riforma della vecchia Equitalia che oggi si chiama Agenzia delle Entrate – Riscossione.

L’idea del Governo. Nei mesi del lockdown, le cartelle esattoriali sono rimaste bloccate. Il fatturato della riscossione, quindi, al momento è praticamente azzerato. L’occasione potrebbe essere presa al volo dal governo per completare la riforma della vecchia Equitalia, già trasformata da società in ente pubblico, eliminando completamente l’aggio e fiscalizzando agli oneri di funzionamento. Anche questo in realtà, sarebbe un piccolo aiuto (l’aggio pesa il 3% sul contribuente), visto che dal prossimo 31 agosto, salvo nuove proroghe, terminerà anche il blocco delle cartelle e l’attività di riscossione riprenderà. Gualtieri ha ribadito l’intenzione di abbattere il peso del Fisco sul lavoro, sia dal lato dei lavoratori (come avvenuto con il bonus 100 euro che partirà a giorni), sia dal lato delle imprese.
“Verificare a priori prima di pagare”

“Condono, rottamazione, pace fiscale, saldo e stralcio…chi più ne ha, più ne metta! Sono tutti strumenti di ‘definizione agevolata’ del debito con lo Stato che hanno un elemento in comune: il pagamento del debito, anche se con “sconti ” più o meno elevati”. Ci mettono in guardia dalle “furbizie” del Fisco gli Avvocati Celeste Collovati e Guglielmo di Giovanni dello studio legale Dirittissimo (tuttorottamazione@gmail.com). È per questo che bisogna informarsi per avere la certezza, o meno, di dover pagare. “Non tutti i lettori sapranno, però, che prima di decidere se accettare di pagare, ancorché in forma “ridotta”, bisognerebbe verificare, a priori, se sussista – e in che misura – l’obbligo giuridico di versare quanto sembrerebbe ancora dovuto all’Agenzia delle Entrate – Riscossione (già Equitalia)”, ci hanno detto gli avvocati. È per questo motivo che consultare gli esperti diventa fondamentale per non incorrere in brutte sorprese anche per situazioni diverse rispetto ai pagamenti che dobbiamo al Fisco.

“Un professionista del settore tributario,con il quale analizzare, ex ante, la propria situazione debitoria (cc.dd. estratti di ruolo), per poter valutare, ex post, se sia possibile, prima di aderire alla “rottamazione” del momento, chiedere che le autorità competenti annullino totalmente, o anche solo parzialmente, il debito. Si ritiene che tale analisi/verifica preventiva dei ruoli sia un percorso “obbligato” per tutti coloro che non vogliono rischiare di pagare un debito non dovuto, anche se solo in parte”, affermano Collovati e di Giovanni.

Una storia assurda. Ma in tema di cartelle, condoni e rottamazione, c’è da tenere d’occhio anche il fronte previdenziale. E su questo versante è illuminante la storia che riguarda una lavoratrice che aveva raggiunto i requisiti per andare in pensione con “l’Opzione donna” nel 2019, ovvero con 35 anni di contributi e 59 anni di età (lavoratrice autonoma) come previsto dal regolamento. La brutta sorpresa è arrivata quando ha chiesto all’Inps l’estratto conto dal quale è emerso alcuni contributi mancanti negli anni tra il 2000 e il 2010. Tali contributi erano stati, a suo tempo, rateizzati e venivano pagati regolarmente. La cosa asssurda è la cancellazione avvenuta a causa del Decreto Legge 119/2018 art.4, in base al quale veniva effettuato lo stralcio in automatico delle cartelle sotto i mille euro relativamente agli anni tra il 2000 e 2010. I signori hanno chiesto all’Inps se le cartelle stralciate avessero comunque mantenuto il diritto e la misura ma dall’Ente hanno risposto picche: tali contributi risultavano persi ed era impossibile fare richiesta della pensione proprio per la mancanza di questi contributi.

“La risposta Inps non è giuridicamente corretta”. “La risposta dell’Inps (in forza della quale i contributi, oggetto di pagamento rateizzato, si dovrebbero considerare “persi” a seguito dello stralcio “automatico” dei ruoli fino a 1.000,00 €) non è giuridicamente corretta” ci ha risposto l’avvocato di Giovanni. “Infatti, l’art. 4, comma 2, lett. a), del Dl 119/2018 prevede, testualmente, che ‘le somme versate anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto restano DEFINITIVAMENTE ACQUISITE’ , con ciò volendo semplicemente precisare che tali somme non potranno essere rimborsate al cittadino”. Insomma, l’Inps l’ha fatta grossa. L’avvocato ha concluso dicendo che “i contributi oggetto di regolare rateazione dovrebbero essere computati ai fini dell’adesione alla c.d. opzione donna. Ovviamente, sarà necessario accertare la sussistenza, al 31/12/2019, di TUTTI i requisiti previsti per poter aderire a tale forma di pensionamento anticipato, da valutare caso per caso”.
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