Il prezzo del latte vola alle stelle

Il prezzo del latte vola alle stelle: allarme per i prossimi giorni

2 Giugno 2022
La situazione potrebbe ulteriormente peggiorare quando entreranno in pieno vigore le sanzioni imposte dall’Ue alla Russia

Federico Garau

È allarme sul costo del latte fresco, rincarato al dettaglio di circa 30 centesimi al litro in poche settimane. Un effetto, questo, dell’aumento dei prezzi all’ingrosso, che da 36 centesimi di euro è salito in sei mesi fino a 60. Il comparto industriale lattiero-caseario, così come tanti settori costretti a subire gli effetti delle sanzioni imposte alla Russia dall’Unione europea, dovrà presumibilmente fronteggiare costi di produzione più alti per circa 2 miliardi di euro.

“L’escalation è iniziata a settembre dello scorso anno e non si è ancora fermata”, dichiara Assolatte, “colpisce gli allevatori, gli industriali e sta per arrivare sui consumatori”. Il prezzo del burro è già raddoppiato, denuncia l’associazione, mentre“l’aumento medio dei prodotti sarà nell’ordine del 10%”. Molte aziende agricole subiranno il contraccolpo entro fine anno, e almeno il dieci percento di esse, secondo Coldiretti, si trova già in fase critica per via dell’incremento medio del 56% dei costi di produzione, non coperti adeguatamente dai ricavi.

Il presidente della Centrale del Latte d’Italia Angelo Mastrolia punta il dito contro le “sanzioni” adottate dall’Ue nei confronti della Russia, peraltro ancora non pienamente in vigore, e teme gli effetti a catena che si verificheranno nei prossimi mesi.“Lo scatto di gas e petrolio è immediato. Il costo dell’energia per produrre il latte è aumentato di sette volte”, spiega Mastrolia, “ad aprile il prezzo è cresciuto del 10%. È il rincaro più alto nella storia e come se non bastasse lo registriamo nel mese che dovrebbe registrare le quotazioni più basse dell’anno”.

Anche l’incremento del costo dei foraggi contribuisce a far schizzare verso l’alto il prezzo del latte, precisa l’amministratore delegato del Gruppo Sabelli Angelo Galeati. E tutto ciò a causa delle scelte effettuate in ambito agricolo. “Da settembre, con l’impennata dell’energia, una parte della produzione mondiale di mais è stata destinata a bioetanolo”, spiega l’Ad, “ma in questo modo i suoi prezzi sono saliti e con loro i costi del mangime”. Si aggiunga a ciò anche la scelta dei produttori tedeschi, che hanno deciso di vendere (a costi maggiorati) latte in polvere alla Cina. Una situazione che comporta la riduzione della disponibilità di latte destinato alla trasformazione, nonché l’ulteriore rialzo dei prezzi.

Secondo Galeati tale situazione di stallo sarà difficile da superare e potrebbe addirittura peggiorare nelle prossime settimane, quando“la produzione di latte calerà per questioni fisiologiche con il caldo e contestualmente aumenterà la domanda per la produzione di formaggi freschi come la mozzarella”. Una condizoone che, secondo le stime di S&P, potrebbe perdurare almeno fino al prossimo 2024.

 

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