La grande ritirata delle banche

Oltre 4 milioni di cittadini senza sportello: la grande ritirata delle banche

13 Agosto 2022
La Fabi lancia l’allarme: perso in dieci anni un terzo delle filiali. Il 7% della popolazione vive in comunità e paesi senza banche

Andrea Muratore

Sono 3.062 i comuni italiani – che ospitano complessivamente 4 milioni di residenti, il 7% della popolazione italiana – che non hanno più filiali bancarie sul loro territorio. Lo rileva uno studio del principale sindacato bancario italiano, la Fabi, secondo cui buona parte degli oltre 3mila comuni senza filiali sono piccoli paesi montani e periferici. Pedesina (Sondrio) e Morterone (Lecco), due dei comuni meno popolosi d’Italia, hanno rispettivamente 30 e 34 abitanti e sono i più piccoli nel Paese senza filiali. Ma non mancano anche casi di comuni di taglia ben maggiore, come Pollena Trocchia (Napoli) centro della Campania che con 13.514 cittadini è il più popoloso tra quelli privi di filiali. Seguono San Cipriano d’Aversa (Caserta) e Casandrino (Napoli), entambi sopra i 13mila residenti.

Tredici, complessivamente, i comuni con più di 10mila abitanti che si trovano in questa situazione, dieci dei quali proprio in Campania, la prima regione per numero di abitanti che vivono in comuni senza nemmeno una banca: sono quasi 700mila. In Calabria meno, oltre mezzo milione di cittadini, ma rappresentano il 28% della popolazione, record tra le Regioni con oltre un milioni di abitanti. Record assoluto per il Molise (37%), mentre sul fronte opposto si posizionano Emilia-Romagna (1,2%) e Toscana (1,55). Al Nord il 6% della popolazione non ha accesso a filiali nel suo comune, al Centro si scende al 4% ma al Sud e nelle isole si sale al 10,7% del totale.

Questo – nota La Discussione rappresenta un problema assai rilevante se si pensa che in Italia lo sviluppo dell’e-banking è ancora scarso rispetto alla media europea: meno della metà della clientela bancaria (45%) utilizza i canali digitali per accedere ai servizi bancari, contro una media del 58% e rispetto a grandi potenze economiche, come Spagna e Francia, che hanno tassi di clientela avvezza alla banca digitale pari al 65% e al 72%; il nostro Paese è allineato a realtà come Grecia (42%) e Turchia (46%)“. Per la Fabi la desertificazione bancaria in corso nel Paese è un problema per un’ampia serie di motivi. In primo luogo, mostra l’arretramento del sistema-banca come struttura capillare presente in tutto il territorio nazionale. Dal 2012, nota la Fabi, la serie di crisi istituzionali, tensioni economiche internazionali e razionalizzazioni imposte dalle società finanziarie ha portato diverse banche a chiudere gli sportelli e il numero di filiali a crollare. Sotto quest’ultimo fronte, la discesa in dieci anni (2012-2021) da 32.881 a 21.650 in tutto il Paese ha fatto sì che la riduzione fosse pari al 34,16%. Ha inciso anche la pandemia: tra il 2020 e il 2021 la contrazione del numero di filiali è stata pari al 7,79% (meno 1.830 filiali). Inoltre dai 706 istituti di credito del 2012 si è passati ai 474 nel 2020 e ai 456 nel 2021. Da 315.238 dipendenti nelle filiali a fine 2012, infine, si è calati a 269.625 a fine 2021.

In secondo luogo si rischia una perdita del ruolo delle filiali bancarie come punti di riferimento per le comunità economiche, imprenditoriali e sociali dei territori. L’assenza di sportelli bancari dai piccoli e medi centri del Paese fa correre il concreto rischio di allontanare sia le imprese sia le famiglie dal circuito legale della finanza e del credito. E per il presidente della Fabi, Lando Maria Sileoni, “il ruolo sociale che le banche stanno progressivamente perdendo, anche attraverso un progressivo disimpegno sui territori, con chiusure indiscriminate e inaccettabili di agenzie bancarie, è un argomento che non può essere sottovaluto dai partiti politici”.

Per Sileoni, infine, c’è un terzo rischio: il combinato disposto tra scarsa digitalizzazione e chiusura delle filiali può contribuire alla diffusione dell’attività illegale. “Mi riferisco, in particolare, agli anziani, che hanno scarsa dimestichezza con gli strumenti digitali, e a chi vive al Sud, dove non solo il fenomeno della chiusura delle agenzie bancarie è più marcato e preoccupante anche per un evidente problema di accesso a internet”.

In quest’ottica che soluzioni sono offerte alle banche? Il quadro non è necessariamente solo a tinte fosche. La spinta alla digitalizzazione dei servizi finanziari deve essere condotta aprendo a un uso combinato delle filiali e dell’e-banking, soprattutto per promuovere la finanziarizzazione tecnologica delle fasce meno digitalizzate della popolazione, non vedendo i due mondi come antitetici. In secondo luogo, complici il Pnrr, il ritorno di tassi più alti e la necessità di “battere” l’inflazione per le banche italiane si imporrà nuovamente la necessità di tornare a fare margini con prestiti e mutui legati all’economia reale, non alla mera compravendita di titoli. Infine, allo Stato spetta il compito di favorire la “finanziarizzazione” dei risparmi dei cittadini promuovendo titoli sicuri, capaci di convogliare il risparmio privato nella ripartenza del Paese. Filiali o banche online, in quest’ottica non conta il medium: si tratta di riavvicinare i cittadini all’istituzione finanziaria locale e di prossimità. Ne va dello sviluppo del Paese. La prima desertificazione da battere è questa.

 

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