Rivoluzione Partite Iva

Rivoluzione Partite Iva: cambiano i pagamenti
19 Giugno 2021
I pagamenti saranno mensili e ci sarà una graduale uscita dalla flat tax al 15% fino ai 65mila euro: sono queste le novità più importanti che riguardano le partite Iva. Ecco qual è lo scenario
Alessandro Ferro

Abolizione del sistema di saldo e acconto due volte l’anno e pagamenti a rate mese per mese: è questa la rivoluzione che attente le partite Iva proposto dalla Lega ed avallata anche da Italia viva e dal Movimento Cinque Stelle.

Cosa cambia adesso

Per i lavoratori autonomi, però, non sembra essere finita qui: all’ipotesi di Parlamento e governo anche l’uscita graduale dalla flat tax al 15% per le partite Iva che superano la soglia dei 65mila euro così da evitare eccessive penalizzazioni. “Gli autonomi che sono in regime forfettario – ha detto la Castelli – sono costretti da una soglia dalla quale una volta usciti pagano una percentuale troppo forte. Bisogna pensare a un’uscita graduale, perché altrimenti rimani costretto in quella soglia che non ti permette di crescere”, ha spiegato la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, che ha avuto l’ok anche dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Allo studio delle Commissioni Finanze, poi, si fa strada l’ipotesi è di innalzare il tetto della platea a 100mila euro di ricavi con un forfait del 20% che potrebbe già essere presentato nel ddl della fine di giugno. Infine, come riportato da La Stampa, entro il 30 novembre potrebbero esserci anche le novità sugli acconti: la prima tranche si pagherebbe tra giugno e dicembre mentre la seconda tra gennaio e giugno dell’anno successivo.

La “doppia” proposta della Lega

Se l’emendamento che la Lega ha proposto al decreto Sostegni bis è stato giudicato “inammissibile”, non è detto che non ottenga il via libera nel decreto Semplificazioni dopo l’ok da parte dell’Istat che ha giudicato nullo l’impatto che l’operazione avrebbe sulla finanza pubblica. In sospeso anche la proposta del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, la cui proposta di abbandonare gli acconti dei pagamenti mensili in base al fatturato non è stata ben accolta ed il Parlamento pensa di continuare con l’attuale modalità di calcolo spalmandola, però, anceh nei sei mesi successivi.

I disastri del Conte bis

I lavoratori autonomi, però, vogliono maggiori certezze sui fondi di sostegno alla categoria: all’appello mancano ben 630 decreti attuativi del governo Conte bis, un disastro burocratico che impedisce di erogare quasi 9 miliardi di euro. Lo ha denunciato Eugenio Filograna, presidente del movimento Autonomi e Partite Iva. “Carte, scartoffie, timbri e firme, pressoché inutili – afferma Filograna – che ritardano l’uso della liquidità, che viene erogata ma poi si blocca in sosta tecnica, spesso per anni o secoli. Tutto in barba a milioni di autonomi e partite Iva che da oltre un anno stanno pagando un prezzo salatissimo, per colpa di scelte scellerate di chi all’inizio dell’emergenza sanitaria non ha pensato a mettere in sicurezza chi, come gli autonomi, produce il Pil reale, ma ha preferito studiare nuove alchimie fiscali, come il redditometro, per aumentare le tasse e avviare la solita caccia alle streghe contro i presunti evasori”. Filograna ha continuato affermando quale debba essere il ruolo della politica, che ha il dovere di dare risposte ai cittadini ed assumersi le proprie responsabilità di fronte alle inefficienze di un sistema burocratico “che ha messo in ginocchio le imprese e i lavoratori autonomi. Fino a quando Noi Autonomi e Partite Iva dovremo ragliare come asini, aspettando che qualcuno si decida a mettere firme e timbri sulle leggi?”, ha concluso.