Amo raccontare Napoli come piace a me

Amo raccontare Napoli come piace a me: in un saggio con lo stile da racconto

Date: 21 febbraio 2020   Author: lettoriforty 0 Commenti

Caro lettore,

sono ancora di fronte al mio foglio bianco a raccogliere idee per un nuovo lavoro. Venti libri in 25 anni e nell’ultimo, “Napoletanità” per la Utet, ho trovato il coraggio di parlare della mia città dai punti di vista che più mi sono congeniali.

Storia, ma non solo. Personaggi e vicende inedite, ma non solo. Scrivendo il suo “L’armonia perduta”, Raffaele La Capria sostenne di avere scoperto che nei saggi, più che nei romanzi, riusciva a dire in modo compiuto quello che pensava. E Benedetto Croce era convinto che fossero i saggi i libri veri, mentre riteneva i romanzi un genere letterario leggero. Oggi sembra invece che il romanzo sia la sola opera che consacra uno scrittore. Poi scopri che nei saggi molti scrittori di narrativa trovano fonti di ispirazione. Sembrano discorsi strambi, ma non lo sono.

milleunlibro

Gigi Di Fiore, giornalista, saggista, cura il Blog Controstorie

Io seguo sempre le mie idee lavorando ai miei libri: lo stile deve essere da racconto, scorrevole, personalizzato, non pedante né noioso, mentre bisogna sempre essere chiari sulle fonti e le documentazioni di ciò che si scrive. Insomma, cura nella scrittura, rendendo chiaro che nulla di quanto è scritto è inventato. Saggi narrati.

Notti e notti a scrivere, dopo il lavoro al giornale. La notte è il momento magico di creazione dei miei libri, su cui nessuno, tranne il mio editor, può suggerirmi e impormi nulla. Sono i miei spazi di libertà creativa. E il silenzio, il buio, il tempo sfumato, propri delle ore notturne, mi aiutano a dare sfogo alle idee. Inutile negarlo, per me la scrittura è lavoro solitario.

Poi, certo, quando tutto è pubblicato, il libro non ti appartiene più, ma è di chi lo legge che può trovarci i suoi significati, le sue riflessioni, le sue critiche. E si ritorna a te, caro lettore, anello fondamentale della catena.

In tempi in cui tutti, anche pagando, vogliono pubblicare libri, mi viene in mente quella felice battuta di Massimo Troisi in “Le vie del signore sono finite”. Perché non leggo? “Perché loro sono milioni a scrivere e io uno solo a leggere e non faccio in tempo a leggerli tutti”.

Ecco, forse oggi troppi vogliono scrivere e nessuno vuole leggere. Senza sapere che, se non si legge e ascolta tantissimo, non si riuscirà mai a scrivere qualcosa che possa interessare qualcuno.

Gigi Di Fiore