Conseguenze per una ricerca teatrale : “Pontelandolfo 1861”

articolo-romaIntervento del dottor Gentile sugli avvenimenti del 1861

Pontelandolfo ultimo atto

PONTELANDOLFO Sono di Pontelandolfo, molto legato al mio paese.
Vivo a Morcone vicinissino. Ho incontri frequenti con i mei concittadini.
Una spiacevole polemica è nata di recente in merito alla vicenda dell’agosto 1861, quando la popolazine di Pontelandolfo fu brutalizzata in una cruda ritorsione militare.
Apprezzabile l’iniziativa dell’amm. com. del 1973 per stabilire la verità storics ed accomunare nellostesso rispettoso ricordo imrti dell’una e dell’altra parte.
Ed apprezzabile pure l’ifea di Carlo Perugini di portare sul teatro quella vicenda. Ma la storia, tanto più se recente, deve essere esposta con molto rigore senza concedere nulla alla fantasia o all’immaginazione. E nel lavoro rappresentato vi è una inversione di luoghi e persone: è certamente un infortunio capitato in perfetta buona fede.
E l’episodio dell’incendio della casa del sindaco dove vengono ritrovate le cinghie insanguinate dei fucili appartenuti ai soldatii del tenente Bracci. Si tratta di Casalduni e della casa del sindaco di Casalduni; come pure di Casalduni èil vecchio che recita il “mea culpa” per i suoi compaesani.

E’ il racconto del maggiore dei bersaglieri Carlo Melegari he condusse l’azzione di rappresaglia (“Cenni sul brigantaggio;ricordi di un antico bersagliere” editori Roux e Frasseto e C.; Torino 1897, apparso anonimo ma certamente di Melegari). E questo andava puntualizzato.
Per altro noi non dobbiamo e non possiamo giudicare i nostri antenatti di allora; è difficcile comprenderne lo stato d’animo Era un delicato periodo in cui andava maturando una nuva coscienza politica ed erano numerosissimi coloro cche ispirandosi alle idee di fratellanza, uguaglianza e di libertà si battevano per un nuovo modo di vivere fatto di reciproco rispetto.
Ma questo processo di lievitaziione fu interrotto e deviato da una guerra di conquista che mortificò libaratori e candidati alla liberazione.
A 120 anni da quei tempi siamo in fiduciosa attesa che venga riconisciuta a Pntelandolfo la condizione di “Vittima di guerra” come chiesto nnel 1973 da quella amministrazione comunale e pter dire, parafrasando il teleegramma del tenente colonnello Negri “Giustiziaa è stata resa a Pontelandolfo” e che sia vveramente per Pontelandolfo 1861 l’ultimo atto.

Da il Quotidiano ROMA del 30 settembre 1980


Articolo tratto da “il Messaggio d’oggi” del 23 Ottobre 1980

Contestato a Pontelandolfo un Sindaco di 120 anni fa

Tema di una recente ricerca il massacro della popolazione locale che si trovò al centro della guerra combattuta tra i resti dell’esercito borbonico e le truppe piemontesi del generale Cialdini

Una ricerca teatrale “Pontelandolfo 1861”, rappresentata nella cittadina sannita in questa decorsa estate, è tornata su un antico problema: la posizione assunta dal Sindaco di Pontelandolfo del 1861, appunto, Don Lorenzo Melchiorre, nella disputa tra esercito borbonico e truppe piemontesi.
Sappiamo che la questione ha suscitato polemiche, ha dato luogo a dissensi, ha urtato suscettibilità, specialmente per quanto si riferisce ai discendenti del vecchio Sindaco… contestato.
Non abbiamo approfondito il problema, ma ci perviene ora una lettera inviata dall’attuale Sindaco di Pontelandolfo, rag. Giuseppe Perugini, al discendente vivente del Sindaco dell’epoca nella quale, ci pare opportunamente, si fa il punto su una situazione che rimonta ad oltre un secolo fa.
Ci è gradito, pertanto, pubblicare la lettera che l’attuale Sindaco di Pontelandolfo ha inviato nei giorni scorsi al dott. Melchiorre, discendente dell’antico Sindaco di Pontelandolfo.

Caro ed illustre dottore,
la lettera recentissima del Sindaco di Torino Diego Novelli che ci comunica – come Amm. Comunale – di aver interessato la Direzione del Teatro Stabile di Torino in relazione alla la ricerca teatrale Pontelandolfo 1861 mi dà l’occasione per intervenire in una polemica riguardante, appunto, i fatti del 1861 e, più specificatamente, il ruolo mantenuto dal Sindaco dell’epoca. Ebbene, credo che non si sia mai voluto aprire un dibattito su don Lorenzo Melchiorre. Sarebbe stato un dibattito lontano, incomprensibile, astratto come una disputa bizantina.
Tema della ricerca è stato e resta il massacro subito dalla popolazione di Pontelandolfo che, inerme, si trovò al centro di questioni ideologiche ed in mezzo ad una guerra veramente cruenta, combattuta dai resti dell’esercito borbonico e le truppe piemontesi del generale Cialdini.
Si sostiene – e sono scrittori, storici e saggisti, – che don Lorenzo Melchiorre fece una scelta nel segno del Risorgimento e dell’unità d’Italia e fu una scelta motivata perchè la storia, il divenire, imponevano il processo di riunificazione politica della penisola; in tutto questo non possono esserci margini di dissenso e di polemica, e, comunque, nessuno ha mai pensato di provocare una conta astratta dei buoni e dei cattivi.
La ricerca voleva e vuole far riemergere una vicenda intrisa di sangue e di distruzione sulla quale era caduto il silenzio della storia ufficiale.
La storia rappresenta un valore immutabile e percìò immutabile è la dimensione del sacrificio di Pontelandolfo ed immutabile il ruolo mantenuto dalla famiglia Melchiorre nel corso dei tempi rispetto alla nostra comunità.
Un ruolo di direzìone e di servizio sempre positívo, un ruolo mai dimenticato e vivificato e rigenerato meravigliosamente con Lei, caro don Ferdinando, che è ritornato in mezzo a noi, per gestire e valorizzare il complesso monumentale della Torre che è il cuore pulsante della nostra tradizione, della nostra cultura, dei nostro passato.
Don Lorenzo Melchiorre risplende in questo ritorno ed in questo impegno di civiltà e d’amore; la figura del parroco don Epifanio De Gregorio (altro protagonista di quei giorni di tormenta e di lutti) rivivrà per le pagine di un saggio Storico autore il nipote prof. Narciso, di imminente pubblicazione; il sacrificio della gente, della popolazione, degli anonimi di Pontelandolfo speriamo possa essere ricordato ed esaltato, per la iniziativa del Sindaco di Torino nella capitale stessa del Regno di Piemonte e di Sardegna da dove partì – come fatto politico e militare – la conquista del Sud. Cordialmente. Pinuccio Perugini


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