“CHI È DINTO È DINTO E CHI È FORA È FORA”

PERCHÈ SI DICE: “CHI È DINTO È DINTO E CHI È FORA È FORA”
(ovvero: storia di una strada malfamata, di un grande amore, di una società corrotta che nascondeva i problemi mettendo cancelli) *L’Imbrecciata era una vasta area all’esterno di porta Capuana, che faceva parte dei possedimenti di Alfonso d’Aragona e poi di quelli del figlio illegittimo Ferrante, che a sua volta la vendette ad un religioso per pagare i suoi debiti di gioco. Nel Quattrocento l’area, periferica e arretrata, fu occupata da un popolo di diseredati: tavernieri che vendevano vino, cibo e prostitute, senza tetto e femminielle (questi ultimi tutti concentrati in via Pietro Antonio Lettieri); per separarla dalla “Napoli ufficiale” fu chiusa con un muro di cinta (per la verità -come racconta Salvatore Di Giacomo- facilmente superabile): A presidio c’era un l’ufficiale di sentinella, soprannominato ’o Pate, che a mezzanotte -al grido che fa da titolo al post, invitava tutti coloro che non erano residenti ad uscire. Insomma, l’Imbrecciata era un’immensa casa chiusa, con lanterne rosse che segnalavano i bordelli. Ne raccontarono la storia peccaminosa Flaubert, che la chiamò “la Suburra napoletana”, e Alexandre Dumas padre, che la definì “un luogo abitato soltanto da donne, vecchie o giovani, belle o brutte, di ogni paese, buttate lì alla rinfusa, sorvegliate come criminali, parcheggiate come gregge”. L’emblema delle prostitute della Suburra fu Bernardina da Pisa, moglie di Masaniello.
*Bernardina e Tommaso: una vera storia d’amore.
Bernardina Pisa, rivoluzionaria per amore, fu protagonista con Napoli e con i napoletani dell’indimenticabile rivoluzione partenopea che vide insorgere, dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione contro la pressione fiscale imposta dal governo spagnolo. Ma, come per la vita di Masaniello, anche per quella di Bernardina non è sempre semplice disgiungere il mito dalla realtà storica. Si sa che i due si sposarono nell’Aprile del 1641, nella chiesa di Santa Caterina: Tommaso Aniello, ventunenne, aveva conosciuto da poco meno di un anno Bernardina appena sedicenne e ne aveva chiesto la mano con un dono modesto, una stretta di mano ed un bacio alla sposa. Entrambi, nonostante la giovane età, erano anime in rivolta, innamoratissimi del partner e della libertà. Di Tommaso sappiamo tutto; Bernardina invece, restò in ombra rispetto al marito, ma fu ribelle come lui: giovanissima, fu arrestata per aver evaso il dazio introducendo in città una calza piena di farina; scoperta e, arrestata dai gabellieri, trascorse otto giorni in cella, fino a quando Tommaso ne ottenne il rilascio, pagando 100 scudi come riscatto. Da quel momento il giovane pescatore giurò vendetta per il suo popolo e diventò Masaniello, sempre seguito nelle sue imprese da Bernardina, al suo fianco nella vita e nella lotta per la libertà. Il vicerè duca d’Arcos, che governava a Napoli per conto di re Filippo IV ordinò che i familiari di Masaniello fossero perseguiti, imprigionati o uccisi, ma “risparmiò” Bernardina, perché incinta del figlio di Tommaso; tenuta prigioniera a lungo, quando ritornò a casa, fu ridotta alla povertà assoluta e costretta a prostituirsi in un vico del Borgo Sant’Antonio, dove la soldataglia spagnola, per sbeffeggiarla, la soprannominò “duchessa delle sarde salate”. Morì di peste, durante l’epidemia del 1656. Sembra che prima di morire abbia detto:” ’A madonna d’o Carmine ha fatto a grazia”, mo veramente nun ce lassammo cchiù”

*Quanti sono i Masanielli nel mondo? L’espressione “fare il Masaniello”, infatti, è utilizzata per indicare un comportamento audace, ribelle, ma anche un po’ demagogico.
*Un po’ di etimologia:
1. Il toponimo imbrecciata deriva da“brecci/brecce” ossia le pietre fluviali, raccolte in zona, per lastricare le stradine del quartiere. Nei pressi, infatti, scorreva un piccolo torrente alluvionale un fiumiciattolo che raccoglieva le acque piovane che scendevano da Capodichino e Capodimonte e che fu tombato ai primi del 1900. Da qui deriva anche il nome del quartiere Arenaccia il cui suolo era appunto formato dai residui sabbiosi del torrente.
2. L’imbrecciata, di fatto, era già da molto tempo un quartiere a luci rosse quando Ferdinando alla fine del Settecento promulgò l’editto che ordinava alle meretrici di non uscire dal Borgo di Sant’Antonio Abate; 26 anni dopo, fu creato il muro di cinta per ordine della Prefettura. Provvedimento, con la ferma opposizione della camorra.
3. Bordello, dal francese bordel -capanna, piccola casa -da cui casino-, luogo disordinato; Raffaele Bracale propone l’identica ipotesi etimologica, ma la fa derivare dall’espressione “au bord de l’eau”, perché le case chiuse parigine e dei principali centri della Francia si trovavano lungo i corsi d’acqua).
2. Suburra, da sub, sotto e urbis città, ha dato origine a molti termini italiani, come ad es. sububurbano.
*La Napoli di cui non si parla volentieri.
La Napoli del Settecento fu la più corrotta città d’Europa tanto da essere definita la capitale della prostituzione, e all’Imbrecciata i postriboli, le taverne e le case da gioco erano tantissimi (molti appartenevano agli stessi rappresentanti della corte spagnola a Napoli, che esercitavano tramite prestanome; più tardi, al loro posto, subentrò la camorra). I nobili frequentavano l’Imbrecciata, soprattutto la taverna del Crispano, dove si ballava la “ ’ntrezzata”, la “ceccona” o lo “torniello”: Caravaggio vi andava con i marchesi Colonna (suoi protettori), Gian Battista Basile, l’autore de “lo cunto de li cunti”, ne trasse ispirazione per le sue novelle; lo scrittore Giulio Cesare Cortese la descrisse nella sua “Vajasseide”. Molti pittori importanti nei due secoli successivi, come Mattia Preti, Gaspare Traversi, Antonio Mancini, cercarono tra le meretrici le loro modelle.

IMG_3368

IMG_3369

Pasquale Peluso