La leggenda del palazzo del diavolo

Lo sapevate? La leggenda del palazzo costruito in una notte dal diavolo in persona

A Napoli c’è un palazzo che è stato talmente tanto invidiato che si dice sia stato costruito dal diavolo in persona. Scopriamo di che struttura si tratta.

29 Gennaio 2024   La Redazione

Lo sapevate? La leggenda del palazzo costruito in una notte dal diavolo in persona.

A Napoli c’è un palazzo che è stato talmente tanto invidiato che si dice sia stato costruito dal diavolo in persona. Scopriamo di che struttura si tratta.

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Quante emozioni suscita transitare accanto a palazzo Penne, in piazzetta Teodoro Monticelli, sul limitare del centro storico andando verso il porto, accanto a quel Pendino di Santa Barbara di cui abbiamo già parlato. Una meraviglia del tardo Medioevo napoletano, la facciata in bugne di piperno a cuscinetto, i simboli della casata angioina- durazzesca impressi qua e là, il simbolo della penna a indicare il suo antico proprietario, Antonio Penne, consigliere del re Ladislao di Durazzo (1377-1414).

Il portale marmoreo, su tutti, trafigge l’anima, eretto probabilmente su disegno di Antonio Baboccio da Piperno durante il primo decennio del Quattrocento. Oltre allo stemma della famiglia Penne, sull’arco del portale si scorge un’incisione di un verso di Marziale che recita così: “Tu che giri la testa, o invidioso, e non guardi volentieri questo – palazzo –, possa di tutti essere invidioso, nessuno lo è di te”.

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Oh, sì, è proprio così! È un palazzo che tutti avrebbero invidiato e la leggenda dice che sia stato costruito in una sola notte dal diavolo in cambio dell’anima di Penne, che era follemente innamorato di una bella dama di corte.

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Tuttavia, lei non gli diede il suo cuore anche con l’offerta di una casa che sembrava un vero palazzo. Ma l’astuto Antonio è riuscito a sottrarsi alle grinfie del diavolo e lo ha imprigionato in un pozzo profondo nel cortile grazie ad uno stratagemma.

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Il demonio non riusciva a contare tutti i chicchi di grano sparsi lungo il selciato all’interno della struttura come previsto dal patto perché Antonio aveva fatto cospargere tutto di cenere. Quindi, Belzebu cerca ancora di vendicarsi e in parte ha ottenuto il suo scopo. Perché sebbene la facciata del monumento, restaurata, sia davvero magnifica, il resto è messo maluccio.

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Oh mio Dio, cos’abbiamo qui? Un gioiello del Quattrocento rimasto quasi miracolosamente in piedi fino ai giorni nostri ma attualmente è un disastro totale! Marmi sfregiati, piperno divelto, pavimenti rimossi e giardini ridotti a giungla. L’allarme è stato lanciato da tempo, le travi dei solai stanno per cedere, le colonne si stanno spaccando e le coperture dei soffitti si sono arrestate alla pioggia.

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Fortunatamente le case, nonostante siano state abitate fino al terremoto del 1980, sono state abbandonate. Fino al dopoguerra, il palazzo Penne era gestito dagli eredi dell’ultimo proprietario, quel Teodoro Monticelli di cui porta il nome la piazza, che fu un illustre naturalista e vulcanologo. Poi l’immobile venne acquistato da una società che voleva trasformarlo e, per questo, partirono lettere di sfratto per tutti i condomini. Nel tempo, resistettero solo due persone, l’ultima delle quali è stata sfrattata di recente. Quindi il passaggio alla Regione Campania, che nel 2019 ha deciso di farlo diventare la casa dell’Architettura e del design, si spera che avvenga al più presto.

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E nel mezzo del cortile, tra detriti e incuria, spicca ancora il pozzo del diavolo. Proprio così! Il luogo della leggenda. È stato cercato a lungo poiché all’interno dello stabile ci sono ben quattro pozzi. Ma nessuno è stato trovato al centro del cortile, come vuole il mito.

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Sai, capita che la cavità del pozzo legato alla leggenda del diavolo non era l’unica sorpresa celata all’interno di questo palazzo. Paolo Barbuto qualche anno fa ha raccontato della scoperta di questa cavità all’interno di una colonna, nel cuore del palazzo. Spostando un ammasso di spazzatura, gli operai l’hanno scoperta, proprio come nei migliori film di Indiana Jones! Sembrerebbe che ci siano delle tracce incise per risalire dei pozzari, ovvero persone che si occupavano della manutenzione degli acquedotti. Erano personaggi bassi, lugubri e hanno dato origine alla leggenda di un altro demonio ben noto, il munaciello.

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Eppure, la scoperta del pozzo non è l’unica sorpresa legata all’affascinante storia di Antonio Penne che sembra quasi la versione moderna di Faust. Sul frontone del palazzo c’è un segno impressionante che quasi nessuno nota. Lo trovi tra i fregi che decorano la facciata del palazzo, proprio sopra al portone d’ingresso. Al centro della sequenza di ornamenti floreali, giusto al posto di un fiore, confronta un volto. Non ha sembianze rassicuranti e sembra quasi guardare verso la piazza con rabbia. Una faccia che sembra avere un ghigno con occhi accigliati. Pochi sanno di questo volto e nessuno sa spiegarne l’esistenza. Forse il diavolo, oltre al pozzo, ha sigillato la sua presenza in quel volto all’ingresso del palazzo? Mah, chissà!

 

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