Luigi Angiuli “Briganti e Piemontesi”

image002” Vi scrivo ora, anche se non so neppure se siete vivo. qui non si sa mai niente, e fra queste cancellate ci arrivano soltanto pochi soffi della vita di fuori. Non aggio mai imparato a scrivere, perciò spero che le mie parole ve le deve portare il vento: quando vuole, è un bravo postino, e sono sicuro che vi raggiungerà dovunque siete.
Che cosa potevo fare, Signor Giudice, che cosa potevo fare, ditemelo voi: o morivo di fame o facevo il brigante.
Per fame l’ho fatto”
… ricordando un amico vero e il suo bellissimo monologo …

Valentino Romano


“Briganti e Piemontesi”, la storia del Risorgimento del sud d’Italia nel teatro di Luigi Angiuli

il libro “Briganti e Piemontesi” (Levante, 2011), atto unico scritto da Luigi Angiuli, con prefazione di Pino Pisicchio e postfazione di Valentino Romano. Luigi Angiuli, drammaturgo, regista, attore e fondatore della Compagnia il «Vello d’oro», è ormai un punto di riferimento del panorama teatrale italiano e, grazie ai suoi cinquant’anni di carriera artistica, ha ricevuto il Premio alla Carriera durante il Festival del Mediterraneo di questo stesso anno.

I suoi numerosi testi teatrali e sceneggiati sono stati trasmessi dalla Rai e, oltre alla sua attività teatrale e radiofonica, si annoverano una serie di partecipazioni in prestigiose compagnie di prosa. Inoltre non trascurabile è la sua regia su lavori pirandelliani, shakesperiani o ispirati alla letteratura italiana di tutti i secoli.

Ma Luigi Angiuli, oltre ad essere un artista completo, è un vero appassionato ed un serio studioso del periodo risorgimentale. Dalla sua attenzione particolare agli avvenimenti legati all’ex Regno delle Due Sicilie, nasce un testo teatrale, di cui l’attore ha curato anche la regia, dal titolo significativo “Briganti e Piemontesi”. Il punto di vista e la chiave di lettura di tutta l’opera sono espressi dalle parole dello stesso scrittore: “Quella del Meridione d’Italia, non fu un’annessione indolore: i Piemontesi operarono una vera e propria conquista, uccidendo con spietatezza, razziando, distruggendo e impossessandosi di tutto ciò che era trasferibile al Nord”. Una “piemontizzazione”, dunque, dolorosa, per la quale i “terroni” che persero la vita o furono costretti ad emigrare, sempre secondo Angiuli, furono circa 700.000.

L’autore non vuole mettere in discussione i valori dell’Unità nazionale ma cercare solamente di puntualizzare su alcuni aspetti del processo di unificazione, facendo venire in superficie delle verità da sempre celate. Ed è in questa direzione che Angiuli afferma: “Il Regno di Piemonte, di fatto, invade e conquista il Regno delle Due Sicilie”.

La ricerca storica è resa viva e palpitante attraverso il racconto di un vecchio ergastolano, ex brigante, interpretato dallo stesso Angiuli, e da sognanti musiche d’epoca che offrono allo spettacolo un’atmosfera suggestiva e avvincente.