Adulti se volete gli oligarchi, infantili se volete il voto

𝐀𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢 𝐬𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐭𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐥𝐢𝐠𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢, 𝐢𝐧𝐟𝐚𝐧𝐭𝐢𝐥𝐢 𝐬𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐯𝐨𝐭𝐨
Finalmente hanno trovato la formula assoluta per dividere gli italiani in due categorie: adulti o infantili.

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Adulti se volete gli oligarchi, infantili se volete il voto

Finalmente hanno trovato la formula assoluta per dividere gli italiani in due categorie: adulti o infantili. Dicesi infantile l’italiano che tifa, vota, sostiene un movimento populista o sovranista e invoca il gioco del voto, la lotteria delle elezioni per realizzare il suo sogno puerile di un governo democratico e sovrano. Dicesi invece adulto l’italiano che cerca la stabilità, non vede altri premier oltre Draghi, altri presidenti oltre Mattarella e preferisce governi tecnici voluti dall’Europa e benedetti dagli Usa ad altri usciti incautamente dai responsi elettorali. Il popolo, diceva Guicciardini, è “uno animale pazzo”, e soprattutto bambino, va quindi messo sotto tutela; gli adulti sono coloro che invece si affidano a chi c’è già al potere, a chi non deve aspettare l’investitura popolare, a chi rispecchia fedelmente l’establishment e viene portato in palmo di mano da tutta la fabbrica dei mass media. La distinzione anagrafica naturalmente è puramente figurativa: non sono i vecchi contro i giovani ma i maturi contro gli immaturi. L’infantilismo è una condizione mentale e non anagrafica. E come insegnava Lenin, l’estremismo è una malattia infantile; stare col potere significa invece essere assennati.

Il primo a usare quella bipartizione pseudo-anagrafica mi pare che sia stato lo psicanalista lacaniano e intellettuale organico, Massimo Recalcati. L’oggetto della sua analisi con sentenza erano i grillini che persistono nel grillismo e si raccolgono intorno a Giuseppe Conte nella sua penultima versione giacobina (ogni posizione di Conte è sempre penultima rispetto alla seguente che la smentisce), più Virginia Raggi e soprattutto il puer aeternus per antonomasia, il ragazzone Alex Diba, al secolo Alessandro Di Battista.

Ma l’analisi, trasferita nel regno della politica, della stampa e della politologia, sta via via estendendosi a ogni opzione che non sia interna all’establishment e allo status quo. L’obiettivo immediato è condannare la fronda grillina al governo Draghi. Ma l’obiettivo strategico per il domani è colpire il Centro-destra a guida Meloni, la “bambina prodigio” di Fratelli d’Italia in testa nei sondaggi.

Chi vota per loro in quanto sovranista e nazional-populista, è immaturo, infantile per dire avventurista, irresponsabile, dilettante che porta sicuramente allo sbaraglio il paese. Insomma la definizione trasferisce sul piano psico-anagrafico la distinzione manichea tra buoni e cattivi, quelli del Bene e quelli del Male. È adulto chi vota per i Dem, adora Draghi e venera Mattarella e si allinea alle direttive europee, Nato e statunitensi in versione dem, e segue ligio le prescrizioni sanitarie e vacciniste del menagramo Speranza. E’ infantile chi vota per l’opposizione, per la destra, per i populisti, e magari pone dubbi sulla guerra in Ucraina (non è il caso della Meloni) o sui vaccini (non è il caso di Conte, già premier vaccinista). Sei sei adulto sei con Letta, Enrico o almeno con suo zio Gianni. Se sei per Salvini, Meloni o i grillini no, sei un dannato bambinone. L’adulto è col Palazzo, l’infantile con la piazza. La priorità assoluta dettata dall’Europa e dalla Cappa che sovrasta le nostre democrazie, è impedire che vadano al potere costoro.

Ora, la complicazione ulteriore di questo schemino manicheo è la sua applicazione alla democrazia: l’adulto vuole votare il meno possibile, vuole soprattutto interpretare il voto in modo politicamente corretto e restare sotto l’ombrello dell’establishment. Diffida dei suffragi universali, ogni forma di consenso popolare per lui è sospetta di sciagure prossime venture. L’infantile coincide con la pretesa che il popolo sia sovrano e che i governi siano legittimati dalle urne, prima ancora che dal voto parlamentare e degli accordi sottobanco o dietro le quinte. Insomma, con la retorica degli adulti si rischia di commettere un adulterio ai danni della democrazia e del libero esercizio del voto da parte del popolo sovrano. Una democrazia adulta è in realtà una democrazia sospesa o interrotta, comunque tradita, dove i governi sono in realtà oligarchie decise dall’alto che commissariano gli Stati nel nome supremo dell’Europa, dei mercati e delle potenze sovranazionali. L’alibi è l’emergenza ma le emergenze si susseguono una dopo l’altra, dalla pandemia alla guerra, dal collasso economico al collasso ambientale. E se votare oggi è una pretesa infantile, non sarà un’irresponsabile avventura pure l’anno prossimo, se il verdetto resterà non a favore del Pd e affiliati? Cosa cambia infatti tra ora e tra un anno, se ormai da tempo è stabile la preferenza degli italiani verso il centro-destra di Meloni e Salvini? Se è immaturo votare oggi Meloni, non sarà immaturo pure domani? Tanto vale revocare la democrazia e lasciare che i governi si decidano altrove, come già succede da tempo. Ma è preoccupante che non si prevedano alternative: Draghi o il diluvio.

Il risultato finale è che i poveri italiani, pur pieni di difetti e non migliori dei loro governanti e rappresentanti politici, sono costretti a scegliere tra l’incudine delle oligarchie e il martello dei populisti, veri o presunti. Devono rinunciare all’esercizio democratico, abdicando alla sovranità popolare o devono darsi all’avventura del voto, per poi subire la vita dura sotto i governi eletti dal popolo ma invisi ai poteri che contano e minacciati, ricattati e boicottati a ogni livello. In ambo i casi dovrà subire restrizioni, rincari e rinunce. Nel primo caso perché lo richiede l’emergenza e ne secondo caso perché che hanno avuto il torto di affidarsi a chi non dovevano. Adulti o infantili la pagherete comunque.

(Panorama, n.33)