Chi sa leggere?

Chi sa leggere?

maxresdefault-150x150È tutta questione di… ignoranza.

In questo periodo, ho ripreso a produrre i miei video settimanali per augurare a coloro che mi seguono il meglio possibile, con l’ausilio di alcune riflessioni. E, come sempre, li inserisco nei social.

Ebbene, i commenti delle persone che mi conoscono sono, nella maggioranza dei casi, occasioni di confronto e di approfondimento sui temi che propongo, mentre sto notando un dato particolarmente interessante e che sta emergendo anche all’interno di questo blog.

Mi spiego meglio.

Il titolo di questo articolo è una domanda che, proprio in nome di quello che ho appena scritto, sorge con una certa spontaneità. Ho quasi la certezza che alcune persone facciano molta fatica a leggere ciò che scrivo, e riescano con una certa maestria a rimanere in superficie (persino facendo riferimento ai numeri di statistiche convenzionali). Non si pongono il problema della connotazione linguistica, mentre accettano di fermarsi alla denotazione. Non mi metto certamente qui a spiegare la differenza fra i due concetti, perché la si apprende almeno in terza media. Comprendere il senso di uno scritto, oppure di un qualsiasi testo orale, significa porsi una domanda fondamentale: desidero davvero entrare nel pensiero di colui che ha scritto o sta parlando, oppure voglio verificare se ciò che sto leggendo o ascoltando è esattamente quello che io voglio leggere o sentirmi dire?

In altri termini ancora più espliciti, un qualsiasi lettore o fruitore di un messaggio dovrebbe essere nelle condizioni mentali, nel nostro caso anche grammaticali e sintattiche, di leggere o ascoltare accettando un punto di vista che non sia necessariamente ed esattamente il proprio.

Ma ciò che più meraviglia, è il fatto che all’interno di questo blog vi siano lettori (fortunatamente alcuni abituali, oppure “nuove entrate”) ancora incapaci di leggere oltre il dato enunciato. Certo, comprendo benissimo che da molto tempo siamo abituati ad un linguaggio mediatico di bassissimo livello. E assistiamo persino a paternali para-religiose, proposte come conferenze stampa, in compresenza al Sancho Pancia di turno. Non possiamo dunque attenderci molto di meglio, da questo punto di vista.

Comunque, il mio consiglio essenziale è questo: se alcune persone desiderano solo leggere/ascoltare ciò di cui sono convinti, oppure non sono nelle condizioni di recepire il testo nella sua connotazione, è meglio si dedichino all’ascolto dei politici che votano. In questo modo, il proprio livello intellettivo permane identico a quello di sempre, la loro mente non incontra nessun processo di frustrazione che potrebbe permettere un ulteriore miglioramento esistenziale, e si trovano appagati nella loro quotidiana banalità.

Infine, vorrei comunque ringraziare tutti coloro che da anni frequentano questo mio blog, e sono davvero molti. Ho imparato a poco a poco a conoscerli e rappresentano, invece e fortunatamente, una utile occasione di dialogo e di scambio intellettuale. Un vero e proprio appuntamento bi-settimanale che scandisce la mia esistenza.

Ecco, a loro il mio grazie di cuore.

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info)