Elémire Zolla, il mago bifronte

𝐄𝐥𝐞́𝐦𝐢𝐫𝐞 𝐙𝐨𝐥𝐥𝐚, 𝐢𝐥 𝐦𝐚𝐠𝐨 𝐛𝐢𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐞
Vent’anni fa, il 29 maggio del 2002, si spegneva in questo mondo il pensatore più inafferrabile del secolo scorso, Elémire Zolla.

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Elémire Zolla, il mago bifronte

Vent’anni fa, il 29 maggio del 2002, si spegneva in questo mondo il pensatore più inafferrabile del secolo scorso, Elémire Zolla. Si lasciò morire in casa, a Montepulciano, non volle farsi ricoverare né curare; mentre il cuore lo stava abbandonando bevve una tazza di té, andò incontro alla notte che si fa giorno. Lo ricordo come un bottegaio del mistero.

Il suo sincretismo, la sua capacità di volare da Oriente a Occidente, dalla Tradizione all’ipermodernità digitale, e di sfuggire a tutte le classificazioni intellettuali del suo tempo, lo resero quantomeno un Giano bifronte. Per essere tradizionalista era fin troppo laico e intellettuale, né credeva in Dio, nella patria e nella famiglia, architravi del tradizionalismo comune; per essere orientalista era fin troppo occidentale, insegnava letteratura angloamericana all’università. Per essere un nemico apocalittico della modernità (Umberto Eco dixit) e dell’impegno intellettuale, era fin troppo integrato nel mondo intellettuale, accademico e nei suoi versanti più moderni, come la Scuola di Francoforte. Dialogava con Moravia, fu redattore di Tempo presente, scriveva sul Corriere della sera, pubblicava con Einaudi e con Adelphi. Ma fu avversario implacabile del conformismo progressista, refrattario alle ideologie, lontano da comunisti, fascisti e democristiani, critico radicale del ’68 ma anche dell’industria culturale, la società dello spettacolo di massa, il cinema e la tv in cui pure talvolta si affacciava (partecipò pure al Maurizio Costanzo Show).

Zolla fu lo sciamano occidentale che uscendo dal mondo entrò nel nostro tempo, scoprendo, con gli occhi della tradizione, l’ebbrezza della droga, il demone della finanza “esoterica”, la magia della nuova tecnologia e della nuova fisica. In un suo libro lucidamente visionario, Uscite dal mondo, si aprì con entusiasmo alla realtà virtuale che vide come “vertice e rovesciamento salutare della rivoluzione industriale”. Eppure se leggete le sue opere edite da Marsilio e curate dalla sua ultima compagna, Grazia Marchianò, come l’ultima, uscita in questi giorni – L’umana nostalgia della completezza. L’Androgino e altri testi ritrovati- ritrovate in Zolla il maestro della Tradizione, del Mito, dell’Altrove. Esperienze mistiche e spirituali di un autore che pure non fu mai un credente e preferì, da gnostico, la conoscenza alla fede, la sapienza alla devozione.

Quando dirigeva la casa editrice Borla e poi la Rusconi Alfredo Cattabiani tentò una sintesi impossibile tra Zolla e il filosofo cattolico Augusto Del Noce nel nome della tradizione, ma quella coabitazione dette bei frutti nella collana di cultura moderna da loro diretta. Dobbiamo a Zolla la scoperta nostrana di Tolkien, Alce nero e Padre Florenskj. Non cambiò la sua indole sulfurea nemmeno lo “ strano” ménage con Vittoria Guerrini, alias Cristina Campo, dalla cristallina fede cristiana, cattolica e poi ortodossa. Zolla ha viaggiato anche all’inferno, dal suo romanzo d’esordio, Minuetto all’inferno, alle pagine dedicate ai demoni e al satanismo, alla magia, all’alchemica opera al nero e ad alcuni aspetti “sinistri” delle tradizioni d’oriente e d’occidente. Curioso pensare che sulla sua rivista, Conoscenza religiosa, Zolla, pensatore gnostico e aristocratico, abbia pubblicato con ammirazione uno scritto del santo più popolare, ruvido e miracoloso del novecento, Padre Pio: Breve trattato della notte oscura, che Zolla definì “un capolavoro, nello stile dei mistici del Seicento”.

Zolla attaccò in tre saggi la volgarità della società di massa (in Volgarità e dolore), la miseria dell’intellettuale impegnato (ne L’eclissi dell’intellettuale) e la pericolosa arroganza della Contestazione (in Cos’è la tradizione): quest’ultimo uscì proprio nel 1968. Per Zolla l’assenza di tradizione rischia di consegnarci a nuove tirannidi. Zolla fu estraneo al suo tempo, il Novecento, e al suo luogo, l’Italia. Inseguì i mistici d’occidente e i sapienti d’oriente, ritrasse aure e archetipi, si soffermò sullo stupore infantile e presentò gli hobbit di Tolkien; navigò nell’alchimia, frequentò gli sciamani e le ebbrezze dionisiache, narrò di amanti invisibili e androgini, si spinse a definire cos’è la Filosofia perenne e la Tradizione: civiltà del commento, rispetto alla modernità, che è civiltà della critica; ma per lui la vera critica si fa all’ombra della tradizione; ci vuole un punto fermo e trascendente per giudicare, ci vuole un Canone.

Benché accostato a Evola nel segno della Tradizione, degli studi orientali, di René Guénon e di Mircea Eliade, Zolla fu refrattario nei suoi confronti e se ne tenne lontano per non subire la stessa demonizzazione. Pur abitando entrambi per molti anni a Roma, neanche lontani, non ebbero contatti. Evola lo liquidò con giudizi sprezzanti (definì il suo testo Cos’è la Tradizione “pretenzioso”). Zolla non parlò mai di Evola, salvo ricambiare, en passant, il giudizio sprezzante. Ma anni fa ci capitò di scoprire che Zolla aveva scritto pagine non negative su Evola nella rivista americana Gnosis della Lumen Foundation. Pagine mai tradotte in Italia, a differenza di analoghi scritti e profili. Del resto, per Zolla di alcuni autori, come diceva André Malraux di Guénon, che pure reputava la vera novità del suo tempo, “non bisogna parlarne”… Meglio tacere di alcuni autori per rispetto, di altri per dispetto, di altri ancora per prudenza, per non finire assimilati a loro.

Zolla ha rappresentato nei piani alti e sacri del sapere un bisogno diffuso anche nei piani bassi e profani del nichilismo di massa: la fuoruscita dalla storia e dal proprio tempo, le ebbrezze dionisiache ed esotiche, l’oriente, gli oracoli e gli oroscopi, le tisane e i percorsi emozionali, i segni zodiacali e altre forme superstiziose di esoterismo di massa, che è una contraddizione in termini. Più si allontanava dallo spirito del suo tempo e più ne coglieva il desiderio di altrove. La bottega esoterica di Zolla suscita ancora fascino e mistero.

La Verità (29 maggio 2022)