Non è razzismo ma fogne all’aperto

NON È RAZZISMO MA FOGNE ALL’APERTO
Un insulto a un portiere nero è un caso di stupidità da condannare. Ma aprire i telegiornali con la notizia che quattro scemi hanno insultato un portiere, mi pare veramente troppo. Dedurre poi che questo sia ritorno al razzismo significa prendere troppo sul serio quattro frasi buttate allo stadio da quattro dementi e non capire la differenza tra una battuta scema e un campo di sterminio. Sono piccoli, banali, marginalissimi episodi.
Quando andavo allo stadio io, da bambino, notavo due cose: la prima, che gli insulti si accanivano contro chi rappresentava qualsiasi diversità: un giocatore calvo, uno altissimo, uno particolarmente basso, uno brutto o grasso, uno nero o uno coi capelli rossi. La seconda è che le stesse caratteristiche venivano derise se appartenevano alla squadra avversa, ma venivano poi difesi se erano i calciatori della propria squadra. A volte accadeva che gli antirazzisti della domenica prima si facessero razzisti nella domenica dopo. Quel che contava, prima della razza, era l’appartenenza, il colore della squadra.
No, non siamo diventati un popolo di razzisti. Gli insulti dementi ai ne*ri nascono da un fenomeno massiccio e virale: viviamo con le fogne a cielo aperto. Mi spiego. Un tempo gli umori deleteri, le cattiverie, i rancori restavano nella testa di chi li pensava o in famiglia, al più arrivavano al bar, al gruppo, o in contesti circoscritti nel tempo o nel luogo. Ora le fogne a cielo aperto trovano i blog, twitter, i social network, e gli stadi che danno l’ebbrezza di una democrazia nuda 24h per tutti. E risale la fogna del Paese. Una fogna che contagia e abbrutisce, che emana miasmi dalle chiaviche, invidie e risentimenti a lungo covati. Seguite quel che scrive la Fogna nel web sui personaggi pubblici; in mezzo a critiche intelligenti, elogi o commenti sciocchini, c’è un fiume di letame, insulti e narcisismi frustrati che s’ingrossa per via. Equivale alle intercettazioni dei potenti: se metti il viva voce all’intimo viene fuori la fogna. C’era anche prima, ma ora va in onda, in rete, in tribunale, oltreché allo stadio. Non siamo diventati razzisti, abbiamo solo aperto le cloache e prevalgono i cretini. Il rimedio non è spegnere l’audio o la rete, semmai educare (ma chi, dove?). Poi l’ideologia del momento seleziona gli insulti su cui indignarsi e costruire leggi, divieti e campagne e ignora gli altri. Ma gli insulti che più bruciano, diciamolo, sono quelli rivolti a te persona e non a te in quanto nero, donna, gay, ebreo o fascista.
#marcelloveneziani