Puglia glocal, ombelico del mondo

𝐏𝐮𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐠𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥, 𝐨𝐦𝐛𝐞𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨
Questo è l’anno della Puglia, dicono ormai in tanti da diversi anni. Ogni anno è l’anno della Puglia. Non so cosa sia successo alla terra mia.

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Puglia glocal, ombelico del mondo
di Marcello Veneziani
27 Agosto 2023

Questo è l’anno della Puglia, dicono ormai in tanti da diversi anni. Ogni anno è l’anno della Puglia. Non so cosa sia successo alla terra mia. Era così timida e introversa quando eravamo bambini e poi giovani, si nascondeva agli occhi della gente, dicevi sud e pensavi a Napoli o alla Sicilia; anche nella storia, nell’arte e nella letteratura la Puglia era la loro sorella minore, non usciva mai di casa, laterale e spilungona. Quant’è lunga la Puglia. Un proverbio nostrano dice che la donna bassa coglie marito e la donna alta coglie solo i fichi. Eravamo perciò rassegnati a pensare che la Puglia sarebbe rimasta vacantina, come da noi si dicono le zitelle; e invece adesso è la terra dei matrimoni, vengono a sposarsi pure i pascià e i sultani, i magnati russi e americani. Una volta c’era poco turismo in Puglia, tornavano solo gli emigrati alle loro famiglie. Era un turismo da ricorrenze famigliari: ponte dei morti, Natale, Pasqua, festa patronale, oppure matrimonio del cugino, cresima del nipote, battesimo del figlio, funerale del nonno. C’era poca vita, anche se tanto struscio. Ci vergognavamo quasi a dirci pugliesi, appena lo dicevi la gente ti faceva il verso storpiando lo slang canosino di Lino Banfi che a sua volta storpiava il baresano. Persino i più famosi pugliesi erano attribuiti d’ufficio ad altre regioni: Mimmo Modugno di Polignano a Mare passava per siciliano, Renzo Arbore, foggiano con ascendenza bitontina, passava per napoletano. Arrivava solo un po’ di pellegrinaggio tra Padre Pio e San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo; poi la Fiera del Levante a Bari e poco altro. Tanti anni fa Enrico Mattei e altri pionieri scoprirono il Gargano, ma il boom non durò a lungo. Poi col nuovo millennio, coi set cinematografici, Ozpetek e Checco Zalone, la Taranta, Lolita Lobosco e i prodotti pugliesi esplosi sulle tavole, il Salento buy bum, Barivecchia rimessa a nuovo e Lecce che risplende di luce e di barocco, e cento località di mare e di campagna, bei centri storici, lindi e invitanti, gustosa cucina, la Puglia ospitale è diventata un fenomeno glocale. E non smette di esserlo da vent’anni. Vengono in vacanza i vip del mondo, verranno i potenti della terra col G7, mezzo governo viene in vacanza qui, a cominciare da Giorgia Meloni, fra trulli e masserie. La Puglia è diventata il Baricentro cosmico. In geopolitica, la terra di San Nicola venuto dall’Est è diventata il ponte dei sospiri tra l’Oriente e l’Occidente, tra Roma e Bisanzio; è il crocevia sul canale d’Otranto tra la civiltà greca, la civiltà romana e la civiltà cristiana, più l’Islam.
A vederla, penisola nella penisola, la Puglia somiglia a una baguette spezzata, che da noi si chiama filone. Farcita di ogni bendidio nostrano. E’ un lungo balcone sul mare, la ringhiera gira pure dietro l’angolo di Capo Leuca e prosegue con affaccio interno sullo Jonio. C’è tanto mare in Puglia ma in agosto non trovi posto in spiaggia, almeno nei luoghi più accessibili e famosi. Avvisate Biden e la von Der Leyen, il premier giapponese e il presidente canadese, che quando verranno in Puglia non possono portarsi il cibo da casa; c’è una norma nei lidi pugliesi che vieta severamente di portarsi la cofana da casa. C’è chi dice che è anticostituzionale vietare la parmigiana di melanzane, e riso, patate e cozze, portate da casa. Sono consentiti solo meloni, in omaggio al governo in carica. Avvisate pure lorsignori Potenti della Terra che i mitici ricci pugliesi se li devono scordare: fino al 2025 è vietato pescarli, perché visto lo spopolamento si devono riprodurre: loro sono in amore e noi in penitenza. Avvertiteli pure di non cercare gli ulivi mitici nel Salento, fu una strage e si contano ancora i cadaveri, ma l’olio c’è, ed è miracolosamente buono. Attenti a Taranto, che se la passa ancora male, e a Gallipoli che d’estate scoppia di salute per sovraffollamento e vita meravigliosa, per dirla col tarantino Diodato. Ai trulli andateci a turno, fuori orario, magari di notte, perché le fiumane di turisti rischiano di trascinarvi a Valle.
Oltre i pugliesi ci sono poi i pugliastri, potenti o ex-potenti conosciuti anche fuori dalla Puglia: Peppino Conte e Nichi Vendola, Francesco Boccia e Michele Emiliano, il largo Viceré regnante sulla lunga Puglia. In Puglia sono diventati spacciatori di vino anche Massimo D’Alema, Bruno Vespa e Albano – ma lui, perlomeno, è pugliese doc, verace.
La Puglia è stata scoperta come Natura viva ma ora va molto anche come Cultura viva. Infatti sono diventati famosi i suoi festival dei libri, con una partecipazione di popolo inversamente proporzionale agli indici di lettura, bassi e piatti come il Tavoliere.
Questo fine settimana, ad esempio, a Bisceglie c’è la Rassegna i Libri nel Borgo, e arrivano in tanti, tra autori e visitatori. Da noi i festival letterari sono la versione laica delle feste patronali, un grande successo di popolo e di sagra, i libri sono torroni, le parole sono zucchero filato e luminarie, gli scrittori sono trattati e toccati come santi, si chiedono loro grazie e miracoli. I festival coinvolgono pure gli analfabeti di ritorno che non leggono neanche un libro all’anno ma si sciroppano un sacco di presentazioni librarie perché quella è televisione dal vivo, teatrino e spettacolo live. E magari ci scappa pure qualche degustazione di vino, di prodotti locali o di sospiro, il mitico dolce locale.
Insomma la Puglia è vivace da mattina a sera, notte inclusa. Salvo nel mezzo, dopopranzo, quando ritorna taciturna, dormiente e quieta. Silenzio, è la controra.

(Panorama,n.37)