Se dici Europa a cosa pensi?

𝗦𝗲 𝗱𝗶𝗰𝗶 𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮 𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶?
Dici Europa e cosa ti viene in mente? Contabilità, solo contabilità. Dare soldi, avere soldi. Pagare debiti, avere crediti. Vedi ventisette figure che un tempo si sarebbero chiamati statisti, che in un padiglione asettico e ovattato, fuori della vita reale, stanno lì giorni e giorni a tirare sul prezzo. Con loro ci sono alti funzionari, macro-dirigenti, eurocrati. L’unione, come la divisione, è sempre sui soldi.

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Se dici Europa a cosa pensi?

Dici Europa e cosa ti viene in mente? Contabilità, solo contabilità. Dare soldi, avere soldi. Pagare debiti, avere crediti. Vedi ventisette figure che un tempo si sarebbero chiamati statisti, che in un padiglione asettico e ovattato, fuori della vita reale, stanno lì giorni e giorni a tirare sul prezzo. Con loro ci sono alti funzionari, macro-dirigenti, eurocrati. L’unione, come la divisione, è sempre sui soldi. Dici migranti e l’Europa non sa cosa rispondere, ognuno balbetta per sé. Dici crisi libica, egemonia turca, invasione cinese, repressione di Hong Kong e mille altre cose che riguardano il mondo, e l’Europa non dice, non fa, non ha mai un pensiero unitario ma solo sottopensieri subnazionali, o meglio subdolo nazionali. Dici 5G, commercio con l’est asiatico, veti americani, pandemia e ancora l’Europa non parla, ciascuno farfuglia a livello locale.

Dici famiglia e non solo coppie omo, trans e lesbiche, o dici natura, difesa della natura e non solo dell’ambiente, e l’Europa si assenta, non dice, sono fatti vostri. E peggio succede se il discorso prende una piega più alta, diciamo storica, religiosa, culturale e civile. Se dici civiltà europea ti guardano interdetti e traducono che vuoi difendere l’uomo bianco, sei suprematista, razzista, negriero. E peggiora se precisi che civiltà europea vuol dire civiltà cristiana, greca e romana. La civiltà europea è solo l’antiquariato della civiltà occidentale, ma subito devi dissociarti dalle sue nefandezze, il colonialismo e la colonizzazione culturale, l’egemonia dei suoi valori nel mondo, le crociate e le scoperte. Dunque civiltà occidentale si traduce in senso di colpa e l’Europa è l’archeologia della colpa.

Chi traduce civiltà europea con civiltà cristiana aggrava le cose, dà un tono fanatico, confessionale, da crociata e da inquisizione; molla subito la presa, se non vuoi finire impallinato. La cristianità è ammessa solo come fatto intimo, privato, o social; cristianità puoi tradurla nella Ong di Bergoglio, mica in principi, fede, simboli e tradizione cristiana, cattolica, protestante, ortodossa. Greca non vuol dir nulla ormai, i greci avevano paura dell’infinito, erano local, hanno filosofie, miti e belle statuine, non sono mica un esempio per l’oggi. Romanità peggio mi sento: lo Stato, le quadrate legioni, la civiltà romana, la lex e l’imperium. Esiste però una sottoversione, sottotitolata per i dementi, che racconta la fiaba di Roma pro-migranti: Roma apriva le porte a tutti, dicono i menatori di torrone, dava cittadinanza a chiunque arrivasse, era molto più avanti di noi. Dimenticano che la storia di Roma si è snodata in più di mille anni e con varie fasi e la cittadinanza la davano in loco, non venendo a Roma in massa; e comunque Roma colonizzava il mondo con le armi, sottometteva i popoli con la forza o distruggeva le città che vi si opponevano (tipo Cartagine). E la gente che arrivava a Roma non erano flussi massicci di clandestini ma singoli ingegni, élite locali e poi in catene gli schiavi; poi col tempo, grazie ai loro padroni, potevano anche essere liberati dalle catene. L’Impero romano non è un modello liberal e accogliente; è il solito becero tentativo di vedere il passato con gli occhi del presente e rendere la storia funzionale agli abusi del momento.

Ma torniamo all’oggi. Se Europa non vuol dire unità strategica e politica, non vuol dire sovranità popolare europea che elegge un governo europeo, se non vuol dire affrontare uniti le crisi internazionali, fronteggiare insieme flussi di uomini e merci che vengono da fuori, dotarsi di un esercito e di una diplomazia comuni o quantomeno coordinati, di una sorveglianza comune alle frontiere, Europa non vuol dire niente. È solo la prosecuzione della banca centrale europea con altri mezzi.

Pensate che un’Europa del genere possa trovare una linea comune, una passione comune, una matrice comune, simboli comuni? No, può solo accordarsi sul prezzo, raggiungere un punto d’incontro provvisorio sul dare e l’avere, che poi non è capace di tradurre in linea politica, e nemmeno in comune politica economica, in linea sociale e civile. Ma poi, avessimo davvero raggiunto l’unità economica europea, sarebbe già un risultato. E invece ci sono due grandi paradossi: il primo è che il cuore finanziario dell’Europa è fuori dall’area Euro. È nelle banche svizzere e nella city londinese, cioè fuori dalla UE. Il secondo è che hai voglia a stabilire un paradigma economico a cui tutti gli stati europei devono conformarsi ma se hai sistemi fiscali così diversi che vanno da un prelievo minimo del 7 o del 10 % a un prelievo massimo del 45 o 55% (caso italiano), di che unità economica e finanziaria stiamo parlando? Come potete pretendere dagli italiani di saldare i debiti con l’estero se devono già versare metà delle loro entrare al loro stato, ovvero cominciano a lavorare per loro solo dal mese di luglio perché da gennaio a giugno hanno lavorato per lo Stato? E a questa gente vuoi imporre pure la patrimoniale o punizioni simili?

Insomma, se dici Europa non ti viene niente e nessuno, se non la faccia della Merkel (o di Macron) che non sono l’Europa semmai l’egemonia tedesca (o franco-tedesca) sull’UE. E se cerchi il simbolo dell’Europa e non ti accontenti di quella triste bandiera con tante stelline intorno a un buco, cioè a un vuoto, allora l’unica bandiera che resta è la mesta banconota dell’Euro che sventola sul Debito. Altro che uscire dall’Europa, ci piacerebbe tanto entrare in Europa, ma quella vera.

MV, Panorama n.30 (2020)