Sta cambiando qualcosa?

Sta cambiando qualcosa?

cambiamento-binari-150x150È tutta questione di… realismo.

La radiografia è, sostanzialmente, questa. (La mappa delle Regioni dopo il voto in Emilia Romagna e in Calabria Dal 2014 ad oggi si è ribaltato il rapporto di forze politiche che governano le Regioni. Oggi si parla di 13 Regioni governate dal centrodestra e 6 dal centrosinistra Francesca Bernasconi – Lun, 27/01/2020 )

È questa la fotografia dell’Italia, dopo le ultime elezioni Regionali, che ieri hanno coinvolto Emilia Romagna e Calabria.

 

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L’Emilia Romagna è storicamente un importante laboratorio elettorale, un vero e proprio termometro dell’andamento politico nazionale. E lo è, per altre ragioni, anche la Sicilia. E trovo tutto questo assai significativo. Potremmo riflettere a lungo sul perché avvenga tutto ciò, in queste due regioni che, evidentemente, rappresentano culturalmente molto più di quello che possiamo immaginare. Ma, questo è un altro discorso.

Bonaccini ha vinto perché il PD romano è rimasto a casa, ed è stato lui a fare campagna elettorale. La retorica salviniana continua a produrre i propri effetti positivi. Fratelli d’Italia avanza, come era giusto attendersi, e soprattutto grazie alla Meloni. Le Sardine hanno portato a votare qualche astensionista. Il M5S è finito, oppure, se non lo è ancora, continua la sua discesa verso la fine e le considerazioni del Senatore Paragone, che girano nel web, sono decisamente interessanti, oltre che basate su ciò che gli elettori pentastellati si attendevano dai loro eletti.

La Calabria è dichiaratamente del Centro-destra, e qualsiasi tentativo colorato, con stelle o no, oramai risulta un buco nell’acqua.

Bene. Se la situazione è questa, dobbiamo essere felici o no? Siamo di fronte ad un vero e proprio cambiamento, oppure si tratta delle solite cose italiane?

Mi spiego meglio. Intanto, rispondo a queste due domande: non sta cambiando nulla, o meglio, il cambiamento lo desiderano gli italiani, coloro che si recano a votare, mentre nella realtà avremo poche novità. Non le avremo a livello nazionale, e poche a livello regionale, perché le modifiche strutturali continuano a non essere portate avanti, a cominciare dalle diverse leggi elettorali, nazionali e regionali.

Ciò che forse emerge è la volontà popolare di vedere la propria nazione proiettata in avanti, in una speranza di futuro, che questa classe politica sa solo promettere ma non realizzare.

Insomma, stiamo a vedere cosa accade, e lo scrivo per coloro che hanno figli, perché noi, cinquantenni, non vedremo certamente nulla di interessante e di nuovo, politicamente.

E certo, la speranza è ultima a morire, visto che i movimenti sono solo bufale.

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).