Una porta antipanico

Una porta antipanico

È tutta questione di… progettualità.

Porta_antipanico_00-225x300Dalle ricerche scientifiche effettuate, emerge chiaramente come i circuiti neuronali del cervello umano siano veicolo evolutivo importante, e al tempo stesso siano veicolati dalle esigenze delle mutate condizioni esistenziali.

Essi si riorganizzano continuamente, in base alle soluzioni che devono trovare per agevolare i processi adattivi con l’ausilio di nuovi strumenti, siano questi utensili, ossia oggetti concreti, che utensili cognitivi.

Quando l’uso di questi due tipi di oggetti può essere progettato da un gruppo di esperti, oppure favorito da questi stessi esperti attraverso prodotti ad hoc, si entra nel mondo dell’utilità sociale, economica e dunque politica.

Ecco perché, in questo contesto, la presenza, il ruolo e le azioni della politica sono effettivamente molto importanti, e non solo dal punto di vista della propria professionalità. Il politico rappresenta così, nel proprio piccolo e senza pretese megalomaniache, un plusvalore evolutivo, grazie al progetto che lo rappresenta.

In altre parole, il politico che mette a disposizione la costruzione di artefatti cognitivi, situazioni ed eventi per l’intera specie, attraverso le diverse tipologie nazionali, contribuisce fattivamente a questi processi cognitivi e fisici in grado di produrre adattamenti utili.

Si prenda come esempio la richiesta di progettare un percorso che agevoli la via di fuga, in caso di necessità, da un ambiente chiuso, con lo scopo di contenere il più possibile comportamenti di panico. E tutti noi conosciamo il funzionamento e l’utilità, a questo proposito, della cosiddetta porta antipanico. Bene, se per raggiungerla i percorsi indicati non fossero davvero funzionali all’obiettivo, poco visibili e ridotti nel numero, gli eventuali ospiti di quell’ambiente andrebbero facilmente nel panico (oppure potrebbero persino morire).

Percorso_antipanico_00-300x181 Non è sufficiente sapere che esiste la porta antipanico, uscita di sicurezza, se la sicurezza delle persone è compromessa dal percorso necessario per raggiungerla. Le persone vanno in panico nel cercare il metodo migliore, ossia più veloce e istintivo, che la paura e l’istinto di sopravvivenza dettano alla mente.

Ecco che, in questo come in altri casi, la progettazione politica diventa importante, perché si basa sulla capacità di rappresentare alla propria mente una situazione immaginaria, cercando di porre in relazione azioni che causano effetti positivi oppure negativi. E in base alle valutazioni politiche, ogni nazione sarà nelle condizioni di assumere in se stessa il concetto che qualsiasi uscita di sicurezza che non si può raggiungere velocemente, secondo percorsi ben evidenti e guidati, non serve allo scopo.

Anzi, l’identificazione visiva della porta, da parte delle persone-cittadini, ed eventuali ostacoli sul percorso per raggiungerla, potrebbero aumentare il livello di panico generale.

Questo tipo di valutazioni cognitive fanno parte dell’automonitoraggio, che si collegano direttamente alla causalità agentiva della politica, definibile anche come intenzionalità.

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).