App e microchip
Pubblicato da fabrizio centofanti
di Serena Fioris
“Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio.” (Apocalisse 13,16)
Qualche mese fa è uscita la notizia che in Svezia hanno cominciato ad impiantare microchip sotto pelle, per sostituire carte di credito e contanti.
Una coincidenza suggestiva: il minuscolo apparecchio viene collocato nella mano.
Lo trovano molto comodo: si possono fare acquisti in qualunque luogo, fisico o in rete, senza dover scartabellare le sempre più lunghe liste di password, pin e codici di ogni tipo.
E poi fa chic passare disinvolti davanti alle casse del supermercato, o di una libreria, senza dover fare gesti scomposti per tirare fuori da tasche o borse gli oggetti che servono per compiere i pagamenti.
Ma adesso, grazie al coronavirus, anche noi potremo vantare una tecnologia che non ha nulla da invidiare a quella degli svedesi.
Un’app per tracciare in tutto e per tutto i nostri movimenti, ventiquattro ore al giorno. Dove siamo, con chi siamo, nulla sfuggirà ai premurosi controller, che potranno anche rimproverarci se, per qualunque motivo, dovessimo decidere di fare un movimento che esula da quelli previsti.
Interessante, non vi sembra? Ma è giusto dire che i meriti di questa geniale idea vanno alla Cina, dove è già ampiamente utilizzata, e con successo.
D’altra parte bisogna ammettere che abbiamo molto da imparare dalla loro rinomata capacità di controllare la popolazione, siamo ancora indietro rispetto a loro. Ma siamo sulla buona strada, possiamo essere ottimisti sulla possibilità che i nostri governi possano raggiungere il loro zelo e le loro capacità, quanto prima.
Dimenticavo di precisare che il marchio, nel testo dell’Apocalisse, è definito da un numero in codice: 666. Dicono, sia il segno distintivo della bestia. Prosegue Giovanni, l’autore del testo: “Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia”.
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