San Sepolcro – bottino magro per l’ASD Ruzzola del Formaggio

San Sepolcro – bottino magro per l’ASD Ruzzola del Formaggio

Bottino magro per l’ASD Ruzzola del Formaggio nella trasferta di San Sepolcro per il Campionato italiano Singolo specialità del lancio del formaggio. Nessuna medaglia, nessun piazzamento di rilievo per la sparuta rappresentanza della società sannita. Una formazione largamente rimaneggiata nulla ha potuto contro squadre super titolate. Ma si presenta subito l’occasione per un riscatto dopo l’opaca prestazione in terra aretina. Il 21 e 22 di questo mese di aprile è ad Alatri in provincia di Frosinone, che gli azzurri sapranno farsi valere sicuramente nel Campionato Nazionale Lancio del Formaggio a Coppie. La compagine pontelandolfese si presenterà nella cittadina del frusinate con tutti i suoi effettivi, compreso le giovani promesse del settore juniores, che scenderanno in campo in tutte le categorie in programma: 1, 3, 6, 9 e 20 chilogrammi. E’ proprio dal frusinate che Pontelandolfo ha ereditato il singolare gioco della lancio di una forma di formaggio. Nell’anno 980 d.C., difatti, Landolfo, principe longobardo del Ducato di Benevento, concede all’abate Giovanni dei Benedettini Cassinesi il permesso di edificare un Castello, a Nord del Ponte di S. Anastasia, e più precisamente, a 500 mt. sull’Appennino Campano, nel sito in cui, alla distanza di circa 25 km. dal capoluogo e circa 80 km. da Napoli, s’incrociano e additano l’importanza strategica le vie di comunicazione provenienti dagli Abruzzi e dal Molise, dalla Capitanata, dal Beneventano e dalla Terra di Lavoro. E’ all’interno delle mura del Castello che vengono elevate le prime abitazioni del paese, che sarà chiamato – narra lo storico Giovanni Pontano – Pontelandolfo in onore del principe Landolfo. Al seguito dei Benedettini Cassinesi giunge nelle terre selvose del paese in edificazione una folta colonia di contadini ciociari. Questi, insieme all’accentuazione fonica della loro parlata, di cui, tuttora, si connota il dialetto pontelandolfese, vi introducono l’usanza di calzare le ciocie o peroni e di praticare il gioco della ruzzola del formaggio.

Gabriele Palladino