«Sono cittadino onorario e me ne vanto»

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L’inedito Gregoretti
«Ho donato tutto il mio archivio a un paesetto»
La«relazione» amorevole tra il regista e Pontelandolfo, comune di tremila anime in Campania.

«Sono cittadino onorario e me ne vanto»

STEFANO MORSELLI

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PONTELANDOOLFO È UN TRANQUILLO COMUNE DI TREMILA ANIME, ARRAMPICATO SULLE COLLINE A UNA TRENTINA DI CHILOMETRI DA BENEVENTO. Offre un bellissimo panorama della vallata sottostante e intorno ci sono ancora i boschi nei quali, dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, briganti e combattenti filo-borbonici continuarono a dare filo da torcere al regio esercito piemontese, Nell’agosto del 1861, dopo un agguato che costò la vita a cinquanta di soldati, il generale Cialdini ordinò una feroce e indiscriminata rappresaglia contro l’intera popolazione. All’alba del giorno 14 furono massacrati cittadini inermi, donne e bambini.
Ponteladolfo e il vicino borgo di Castelduni vennero letteralmente rasi al suolo.
Per lunghissimo tempo, le responsabilità e perfino la memoria di quella terribile vicenda rimasero oscurate. Se ne ritrova traccia in una canzone – «Pontelandolfo la campana suona per te, per tutta la tua gente, per i vivi e gli ammazzati…» – incisa dagli Stormy Six in un album del 1972. Ma solo due anni fa, nell’ambito delle celebrazioni nazionali per il 150° dell’Unità d’Italia, gli attuali pontelandolfesi hanno ricevuto un simbolico risarcimento morale: prima Reggio Emilia, ove nacque il Tricolore, ha consegnato al loro vicesindaco Donato Addona una copia dello storico vessillo; poi il presidente Giorgio Napolitano ha formulato le scuse ufficiali dello Stato italiano, che si possono leggere sul monumento installato in paese a perenne ricordo della strage.
Nel maggio scorso, a Pontelandolfo ci sono state le elezioni comunali. La lista civica vincitrice – alquanto trasversale rispetto agli orientamenti politici tradizionali, come del resto le altre due che erano in lizza – ha festeggiato qualche giorno fa con una cena popolare in piazza.

LA SORPRESA IN PIAZZA

Tra le centinaia di persone sedute ai tavoli, c’era anche Ugo Gregoretti, accompagnato dalla moglie Fausta. Il neo-sindaco Gianfranco Rinaldi lo ha ringraziato dal palco, in tanti sono andati a salutarlo. Ma che ci fa Gregoretti – giornalista, autore televisivo, cinematografico e teatrale, grande protagonista della cultura italiana – in questa località ignota ai più e fuori dalle rotte turistiche? «Come che ci faccio – risponde lui – sto in compagnia dei miei concittadini».
Ugo Gregoretti, che qui tutti chiamano rispettosamente «maestro», è cittadino onorario di Pontelandolfo dal 2010. Ma il suo legame con il paese ha una storia molto più lunga. «Nel dopoguerra la mia famiglia si era trasferita da Roma a Napoli – racconta – A metà degli anni Cinquanta mio padre fu invitato da un amico architetto, originario di Pontelandolfo, a visitare questa terra.
Fu una specie di folgorazione, mio padre volle comprare, restaurare e arredare la torre che si innalza sulle mura dell’antico castello, risalente al XII secolo, praticamente il simbolo del paese».

 

Per molto tempo, quello fu il buen retiro della famiglia Gregoretti per le vacanze estive. «Iomogni tanto capitavo anche d’inverno – ricorda Ugo – Una volta, dopo che mi ero sposato ed ero tornato ad abitare a Roma, venni per scrivere lamsceneggiatura di un romanzo ottocentesco dimGuerrazzi. Pensavo che, da solo nella torre, sarei,riuscito a concentrato meglio. Ma il romanzo era lugubre di suo e di notte sentivo strani rumori che mi tenevano in ansia. Finì che rientrai di corsa a Roma»
Fantasmi a parte, nella torre erano di casa amici come Ettore Scola, Gigi Proietti e altri personaggi della cultura e dello spettacolo. Ci passò anche l’allora adolescente Walter Veltroni, insieme alla madre. L’evento più grande fu il concerto degli Inti Illimani, verso la metà degli anni Settanta.
«La Rai mi commissionò un pezzo su di loro – sorride ancora oggi Ugo – Bisognava farlo in agosto e io non volevo rinunciare alla consuetamvacanza a Pontelandolfo, allora mi inventai che
poteva essere la cornice giusta, per vie di certe ipotetiche affinità tra le tradizioni locali e quelle andine. Il bello è che ne uscì davvero una cosa ben riuscita, andò in onda su Rai 2». Al concerto partecipò una marea di gente mai vista da quelle parti, proveniente da tutta la Campania
Se da una parte la presenza dei Gregoretti e dei loro amici artisti, intellettuali, politici era motivo di curiosità e di prestigio per il paese, dall’altra – si era pur sempre in territori ad alta influenza democristiana, specificamente mastelliana e demitiana – non mancavano coloro che storcevanomil naso di fronte a quel viavai di comunisti.
Tanto più quando, in occasione di una grandemavanzata elettorale del Pci, sulla storica torre spuntò all’improvviso una bandiera rossa. «Io non c’ero – si giustifica Gregoretti –Mi telefonò il falegname Rinaldi, segretario della sezione comunista Pontelandolfese, per chiedermi se poteva mettere lassù la bandiera. Non mi pareva il caso e gli dissi di no. Ma quando arrivai in paese la vidi sventolare ugualmente. Era proprio enorme»,
Piccoli aneddoti degni delle avventure di Peppone e don Camillo, traslocati dalla bassa padana alle colline del Sannio. «A volte – aggiunge divertito – il prete installava altoparlanti all’esterno della chiesa e alzava il volume al massimo, affinchè arrivasse fino alla torre».
Alla fine dei Settanta, muore papà Lucio e la vedova decide di vendere. La storia dei i Gregoretti e Pontelandolfo sembra destinata a concludersi.
Ugo si sposta poco lontano, incaricato dall’amministrazione comunale di Benevento di fondare e poi dirigere per diversi anni un apprezzato festival teatrale. Ma quando il consiglio comunale
di Pontelandolfo propone all’unanimità di conferirgli la cittadinanza onoraria, il vecchio amore risorge tutto intero. Ugo dona al comune il suo cospicuo archivio personale, ora ospitato
in un bel palazzo ottocentesco di proprietà pubblica, in attesa del riconoscimento di interesse storico e culturale da parte del Ministero. Poi si impegna per rilanciare alla grande il tradizionale premio «Landolfo d’Oro», invitando di nuovo nomi importanti della cultura, dell’arte e dello spettacolo (prossima edizione il 3 agosto). E ancora, progetta un nuovo festival del cortometraggio comico, che probabilmente partirà il prossimo anno. Infine, in prossimità del suo 83esimo compleanno – lo festeggerà il 28 settembre – annuncia: «Mi rivedrete qui spesso, ho ricomprato casa a Pontelandolfo». Bentornato, maestro.

 

Segue articolo con la documentazione fotografica della consegna dell’archivio di ugo Grgoretti a Pontelandolfo