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Oltre che poeta e romanziere, apologista, linguista e storico, Manzoni puΓ² essere considerato un pensatore e filosofo morale. Ma questo aspetto di Manzoni, ora che siamo al 150Β° anniversario della sua morte, il 22 maggio del 1873, Γ¨ totalmente rimosso e schivato, stavo per scrivere schifato. Su quest’altro Manzoni, al di lΓ  di quello piΓΉ noto e scolastico dei Promessi sposi, pubblicai lo scorso anno un saggio con un’antologia dei suoi scritti dedicati alla fede, alla morale e all’Italia (I fiori del bene, Vallecchi).

Tutta la sua opera Γ¨ illuminata dal materno soccorso della Divina Provvidenza. Anche la sciagura, alla fine, lavora a fin di bene, tramite la categoria manzoniana della Provvida sventura, che appare giΓ  nel coro di Ermengarda dell’Adelchi (β€œfosti collocata dalla provvida sventura tra gli oppressi”); ma si ritrova nell’arco intero dell’opera manzoniana. Un’idea ispiratagli dal filosofo cattolico Giambattista Vico, che Manzoni scoprΓ¬ grazie al suo amico napoletano Vincenzo Cuoco. La provvidenza modifica le umane intenzioni e produce conseguenze impreviste che spesso rovesciano le premesse e le finalitΓ  dei singoli protagonisti. Il tempo Γ¨ piegato all’eterno, la storia Γ¨ guidata dalla metastoria, la mano divina corregge i destini umani con clemenza, a patto che essi lo abbiano meritato, abbiano pregato e creduto. Manzoni Γ¨ profondamente vichiano nel suo richiamo alla Provvidenza che agisce nel mondo, interviene e ristabilisce il bene e la giustizia, modifica i percorsi della vita e ripara dalle ingiustizie umane o del caso; ammira di Vico β€œquelle formule splendide e potenti” che sono come β€œla ricompensa del genio che ha lungamente meditato”. La Provvidenza agisce benevolmente nei Promessi sposi, nella storia e la sorte dei personaggi, interviene, converte, punisce e guida anche le vite piΓΉ umili ed inermi; il cammino travagliato degli eventi e delle esistenze Γ¨ alla fine coronato dal bene. La visione manzoniana Γ¨ proiettata verso il lieto fine, osservΓ² Rocco Montano. E’ lo stesso Manzoni a dire al suo figliastro Stefano Stampa che per I promessi sposi lui β€œsarΓ  probabilmente criticato di aver diminuito l’effetto del romanzo, continuando a descrivere la vita dei due sposi. Ma anche a me piace piΓΉ il lieto fine”.

Per Romano Amerio, Manzoni fu β€œfilosofo e teologo” prima che romanziere e letterato; Rodolfo Quadrelli curΓ² un’ampia antologia manzoniana di Scritti filosofici; per lui Manzoni non Γ¨ filosofo β€œoriginale” ma non ha nessuna intenzione di esserlo. Manzoni crede nella Rivelazione, nel solco della tradizione patristica, ammira i moralisti francesi del ‘600 e ha il suo filosofo nel suo amico, Padre Antonio Rosmini. Dunque non ha bisogno di costruire un suo sistema filosofico. Nelle sue polemiche, ispirate al pensiero cattolico, Manzoni usava una β€œcortese implacabilità”, notava Quadrelli; cominciava col riconoscere i meriti dell’avversario ma poi svolgeva una critica serrata, anzi definitiva, usando pure l’arma dell’ironia β€œcosΓ¬ che sembra di vedere l’avversario che spira quietamente e senza sussulti nelle braccia del suo confutatore, senza peraltro che questi gli diventi mai nemico” .

A differenza di Dante che Γ¨ un visionario metafisico, Manzoni declina la fede nella sfera morale; d’altronde Γ¨ impossibile per un autore moderno porsi sulle tracce dantesche tornando al Medio Evo. Le osservazioni sulla morale cattolica sono per Quadrelli β€œuna delle piΓΉ splendide apologie della religione cristiana e cattolica che siano mai state fatte”. Quadrelli respinge la riduzione di Manzoni al romanticismo e sottolinea la sua polemica anti-illuminista contro l’incipiente secolarizzazione; una polemica piΓΉ attuale nel nostro tempo che nel suo, perchΓ© la scristianizzazione riguardava allora solo gli intellettuali ma non aveva ancora raggiunto il popolo come poi Γ¨ accaduto. Invece Manzoni ancora contava su Vox populi vox dei e temeva la propagazione dell’ateismo tra la gente comune: β€œAh se quegli che si chiamano popolo adottassero un giorno la filosofia miscredente, che Dio non voglia…” (Osservazioni sulla Morale). Presentimento piΓΉ che fondato, col senno di poi.

La linea che ha poi prevalso in Italia nel giudicare i saggi di Manzoni Γ¨ quella crociana che svalutava la Morale cattolica manzoniana reputandolo solo un importante documento perΓ² β€œestraneo alla cultura e al sentimento italiani”, come scrisse in un saggio critico sulla Morale cattolica uscito nel 1930. Pur riconoscendo in Manzoni il romanziere della nazione, e pur confessando che la sua opera aveva suscitato in lui commozione, conforto e ammirazione, Croce rimproverava a Manzoni di castigare i sentimenti e le passioni, β€œfino a deprimerli e velarli”, per far risaltare invece β€œsolo gli affetti morali”; surrogando la visione storica nei β€œfatti storici come sequele di mali e di beni, piΓΉ di mali che di beni, prove piΓΉ che altro dell’infelicitΓ , stoltezza e follia umana”(B.Croce, Poesia e non poesia). Insomma l’impianto moralistico e cattolico per Croce impediva a Manzoni lo sguardo storico alla realtΓ  e alle passioni. Restava invece l’autore dei Promessi sposi, riconosciuto come godibile capolavoro, spaccato di un’epoca passata e fermento di un amor patrio che poi si fece spirito risorgimentale.

Non aveva tutti i torti, Croce: l’opera di Manzoni si opponeva alle idee predominanti nel suo tempo, allo spirito laico, anticlericale e massonico che permeΓ² il processo unitario e che prevalse sulla visione risorgimentale di Gioberti e Rosmini a cui il cattolico Manzoni era legato. Ma Γ¨ un pregiudizio storicistico ritenere che sia importante solo ciΓ² che Γ¨ dentro lo spirito del tempo e avanza in suo nome. Al contrario i grandi sopravanzano la loro epoca, guardano piΓΉ lontano, indietro e avanti, comunque oltre. Manzoni non si conformΓ² al suo tempo. Se fosse questa la sua originalitΓ  di pensatore e la sua polemica attualitΓ  rispetto al nostro presente bigotto senza religione e moralista senza morale?

(La VeritΓ  – 21 maggio 2023)