Diario di Carlo Perugini 2018- al mercato Soeul V

Oggi è sabato e vado al mercato.
Solo che sono a Seoul e mi posso permettere di andare a Namdaemunno-ga, il caratteristico mercato di Seoul: uno sterminato quartiere fatto di vicoli che si intrecciano e una infinita fila di bancarelle e negozi che a me ricorda molto “Forcella” a Napoli moltiplicata per mille. E non esagero. A Namdaemun vendono di tutto e di più. Se ti serve un elefante rosa qui ne hanno cinque tra cui puoi Scegliere. Magari anche di diversa sfumatura.
Io devo però comprare una cosa che neanche al Namdaemun hanno: un paio di bretelle; mi stanno per cadere i pantaloni, con la mia vecchia cintura, e non è un bello spettacolo .
Ora il problema è che qui in Korea le bretelle non le usano e non sanno neanche cosa sia. Sul Google Translator la parola ‘bretelle’ non ha corrispondenza in coreano. Semplicemente non esistono.
Ma a me piacciono le sfide impossibili.
Giro per il mercato tra montagne di scarpe, di pantaloni, di cinture, di calze e similari.
Ma di bretelle neanche l’ombra.
Dopo aver mimato miglia di volte le bretelle davanti a gentili coreane perplesse la forma delle bretelle, mi rassegno. Sto per comprare una cintura più piccola da una vecchietta che ha una bancarella di sole cinture e decido di tentare l’ultima chance. Mimo per l’ennesima volta le bretelle. Non ho neanche finito di mimare i ganci posteriori che lei esclama: “ah Suspenders !!!”
Ne ho comprato due paia.
Se venite a Seoul e avete bisogno di bretelle, non esitate a chiamami. So io dove portarvi.
IMG_0229
IMG_0230
IMG_0231
IMG_0232