Diario di Carlo Perugini 2018- Vita d’ufficio !! Soeul IV

Vita d’ufficio !!
Dopo un lungo viaggio in treno e poi in TAXI, arrivo in fabbrica verso le 09.30.
E’ tutto come l’avevo lasciato qualche tempo fa.
Ma qualcosa mi sorprende: piccoli dettagli quasi insignificanti (all’inizio): Le mie pantofole da ufficio sono al solito posto all’ingresso nell’armadio delle pantofole, ma sono state pulite lavate e rimesse a lucido. Arrivo nel mio ufficio senza incontrare nessuno nei corridoi. Nel mio ufficio la luce è accesa, la temperatura e’ altissima e un caffe’ fumante in una tazza con la scritta “Love” mi aspetta sul ripiano rimesso in ordine e tirato a lucido della mia scrivania.
Mai, in passato, avevo avuto un’accoglienza cosi “calorosa”.
Per stare in ufficio devo togliermi tutto: cappotto, cappello e maglioncino. La temperatura è da savana africana!
Spengo subito le due stufette elettriche che sono state accese in aggiunta al climatizzatore messo al massimo.
Mi sto chiedendo come mai e gia cominciavo a pensare di avere sbagliato ufficio quando entra Kim, il mio capofficina, che mi saluta cordialmente e, gentilmente, si informa sul mio viaggio e sulla disavventura della neve a Roma che mi ha fatto ritardare di un giorno.
Kim, secondo una procedura non scritta, ma ormai consolidata, mi chiede del mio stato di salute, della salute dei miei figli e, credo , farebbe lo stesso anche dei miei cani, se non lo fermassi in tempo chiedendo a lui del suo stato di salute.
Questa cosa mi sorprende sempre. Quando ci reincontra dopo un certo tempo, qui la gente non si limita a chiederti formalmente “come stai?” Come da noi. Non basta. Vogliono un rapporto completo e dettagliato sui tuoi parametri vitali.
Spesso si passa la prima mezz’ora di ogni incontro a confrontare dati sulla reciproca pressione sanguigna sul valore del colesterolo ecc.
Se incontri sette o otto persone in una mattinata, la situazione si fa sfiancante…
Ho avuto spesso in passato la tentazione di riunire tutti e informarli tutti insieme delle condizioni del mio intestino e passare poi al lavoro. Ma loro sono fatti cosi. Perdiamo la mattinata a parlare di tosse febbre ecc.
Finiti i convenevoli, Kim mi dice che è lieto di introdurre a me una giovanissima ragazza, neo assunta, di cui non capisco il nome, che era, evidentemente, in attesa fuori dal mio ufficio.
La ragazza ha un’ etá indefinita, entra timidamente inchinandosi più volte per salutarmi. Io, in questi casi sono sempre in imbarazzo. So che non e’ educato porgere la mano, soprattutto a una donna e pur sapendo che dovrei inchinarmi anch’io, resto interdetto come un baccalá.
Kim mi dice che la ragazza sara’ la mia assistente nel periodo in cui sarò in fabbrica. Poi aggiunge: “..è una disposizione di Mr. President..” So già che cosa intende. Non si può discutere …
Chiedo gentilmente in inglese alla ragazza di ripetermi il suo nome, ma mi guarda, scuote la testa e poi guarda Kim con aria interrogativa.
Kim mi spiega che Shongun ( o comunque si chiami ) non parla inglese ma solo Coreano.
Ci mancava questo !!
La ragazza non fa altro che inchinarsi. Mi ritiene una persona importante, evidentemente sulla base del fatto che da più lontano vieni tanto più sei importante. E io, sicuramente, a giudicare dagli inchini, sono la persona che viene da più lontano, che lei abbia mai incontrato.

Carlo Perugini

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